Continua la corsa delle fonti rinnovabili su scala globale. E anche quest’anno la parte del leone è tutta del settore fotovoltaico, afferma Fabrizio Nardo (CEO della toscana Research & Technological Innovation Agency srl, ovvero R&TIA). Il 2011 farà registrare una crescita del 15% di potenza installata (meglio di quanto inizialmente stimato), ma si andrà verso un rallentamento nel 2012 con la riduzione degli incentivi in alcuni paesi chiave, secondo le previsioni dell’istituto di ricerca IMS.
A dispetto di una domanda rafforzata da parte dei mercati storicamente più forti come quello tedesco, dovuta alla forte diminuzione dei prezzi, le previsioni sono di una rapida diminuzione della crescita. Il motivo principale è soprattutto il declino del mercato europeo. Sempre secondo la IMS il mercato europeo che nel 2010 ha rappresentato l’80% della potenza installata in tutto il mondo, nel 2011 rappresenterà solo il 56%. Questo andamento proseguirà anche nel 2012.
Secondo Fabrizio Nardo questo trend del riposizionamento del mercato europeo rispetto a quello globale non rappresenta necessariamente una brutta notizia. La buona notizia è che pur in una continua crescita del mercato europeo il resto del mondo cresce più velocemente. Questo dato deve rappresentare uno stimolo per le aziende europee più capaci e innovative perchè possono guardare al mercato extra europeo con fiducia.
E’ chiaro che tra cinque anni i mercati del FV saranno lo specchio delle economie mondiali. Le economie giovani come Cina e Brasile avranno un ruolo rilevante.
Un altro motivo di incertezza è rappresentato dai mercati statunitense e asiatici dove i governi non sembrano intenzionati ad introdurre il sistema di tariffe incentivanti (FiT). Nel 2010 la potenza FV totale installata in Cina era <1GW, a dispetto di una produzione >50% al totale mondiale. Se questi paesi non adotteranno politiche di incentivazione del FV l’unica forza motrice che tirerà la crescita sarà legata alla diminuzione dei costi di produzione. A nulla serviranno gli incrementi di efficienza (SunPower e Q-Cells hanno annunciato che immetteranno a breve sul mercato moduli con efficienze intorno al 20%). Dall’innovazione tecnologica ci si aspetta una riduzione dei costi.
Fabrizio NARDO, CEO di R&TIA srl, Amministratore delegato di coop. Soc. Quetzal, Resp. Scientifico di Legambiente Sicilia.
caro nardo, concordo pienamente col fatto che l’energia da fonti non rinnovabili porta ad un miglioramento economico incrementale, fornando energia senza richiedere combustibili fossili, che ovviamente hanno un costo economico commerciale e ambiantale.
alcuni detrattori sostengono però che l’energia (attualmente derivante dai c fossili) necessaria per estrarre le materie prime e lavorarle produrre i pannellli installarli e smaltirli sia di poco inferiore a quella prodotta dai pannelli nel loro ciclo di vita con le rese attuali.
lei ha dati certi su questo ?
Gentile Signor Kelio,
esiste un parametro denominato EROEI, utilizzato dagli addetti ai lavori, che in estrema sintesi può definirsi come il rapporto tra energia ricavata e quella spesa. Nel caso delle fonti fossili l’energia spesa non si limita alla sola costruzione delle centrali termoelettriche ma continua durante e dopo l’utilizzo della stessa centrale per rendere disponibile la fonte primaria (carbone, gas, olio combustibile, ecc.), per rendere efficiente la centrale (manutenzione, revamping, ecc.), per i costi di chiusura o decommisioning della centrale (bonifica e smantellamento) e per le esternalità (costi sanitari e ambientali). Tutti questi costi hanno un equivalente espresso in energia. Nel caso delle fonti rinnovabili (solare FV, eolico, idroelettrico, ecc.) generalmente il costo si limita alla sola fase di produzione della tecnologia e di installazione. Mentre spesso poco significativi sono gli altri costi (manutenzione e decommissioning). Sicuramente sono del tutto assenti i costi di bonifica ed esterni.
Nel caso specifico del FV, e qui rispondo finalmente alla tua domanda, l’EROEI varia enormemente in funzione della tecnologia impiegata. In particolare, se i moduli FV sono in cristallo di silicio (c-Si) oppure in thin film. Nel primo caso il ritorno dell’energia spesa necessita da 2 a 7 anni (in quanto il processo di produzione del c-Si, sia esso mono che poliy-Si) in funzione del livello tecnologico delle celle (le celle odierne presentano spessori molto più sottili rispetto a quelle di qualche anno fa). Nel caso dei moduli FV in thin film (CIS, CIGS, CdTe, DSSC, ecc.) il ritorno energetico è generalmente di poche settimane. Per tutte le tecnologie FV i costi di decommisioning, di bonifica e delle esternalità è pressocchè nullo. Tu parli di costo di smaltimento, ma oggi tutti i maggiori produttori di moduli FV garantiscono il riciclo del 100% dei moduli post-consumo. Ciò vuol dire che nel secondo ciclo di vita l’EROEI risulterà ancora più favorevole. In ogni caso poiché la vita di un modulo FV, pur diminuendo l’efficienza, è stimata ben oltre i 50 anni (perché non c’è alcun motivo per cui un modulo FV possa ad un certo punto non funzionare essendo totalmente statico). Restituita l’energia originariamente spesa, tutta quella prodotta nel proseguo della vita dell’impianto è realmente PULITA.
grazie per la puntuale risposta.
approfitto della sua gentilezza e competenza per un’altra domanda che mi sorge.
data la bassa energia impiegata per la costruzione dei thin film, ma considerando anche le risorse impiegate per costruirli e le rese. ha un impronta ecologia minore un thin film o un fv classico?
quando ci potremo aspettare che i thin film si impongano sul mercato eed abbiano dei prezzi competitivi con gli fv classici?
grazie mille
Gentile Sig. Kelio,
Ti ringrazio per le sollecitazioni che mi consentono di chiarire alcuni dei dubbi che affliggono i cittadini in merito alle questioni energetiche.
L’impronta ecologica, intesa come capacità della natura di rigenerare quanto sottratto dalle attività antropiche necessarie a costruire quel bene, tra moduli FV in c-Si o classici e moduli in thin film è chiaramente a favore dei thin film. Il motivo è intuitivo. I moduli in c-Si oltre a richiedere molta più energia per essere prodotti, richiedono molta più materia. Infatti, i thin film per loro stessa natura (film sottile) richiedono minime quantità di materiale fotosensibile. Pensi che la tecnologia DSSC (Dye Sensitized Solar Cell), oggi sconosciuta ai più ma che diventerà molto comune nei prossimi anni, presenta uno strato di materiale fotosensibile di natura organica monomolecolare o quasi. Questo vuol dire che per la fabbricazione di un pannello FV sono necessari pochi milligrammi di materiale da spalmare sul supporto rigido o flessibile. Perché ricordi che molti dei thin film sono disponibili anche su supporto flessibile. I DSSC addirittura possono essere trasparenti, semitrasparenti e/o colorati. Insomma ti ricordo che siamo in piena rivoluzione energetica e seppure ci sembra già incredibile il cambiamento a cui stiamo assistendo quello a divenire ci serberà molte sorprese.
Mi chiedi quando i thin film si imporranno sul mercato ed avranno prezzi competitivi. Quello che auspichi è già realtà. Il settore FV cosi come quello della microelettronica ha la peculiarità che la tecnologia più avanzata oltre a presentare prestazioni e caratteristiche tecnologiche migliori costa anche meno. Oggi i moduli FV in tellurio di cadmio (CdTe) costano alla produzione quasi la metà rispetto a quelli in c-Si. Li trovi sul mercato allo stesso prezzo, o poco meno, semplicemente perché ad oggi i produttori di questi moduli non riescono a soddisfare la domanda del mercato. Quindi non hanno alcun interesse ad abbassare ulteriormente i prezzi, garantendosi margini di profitto enormi. Contrariamente ai produttori di moduli classici che presentano una capacità produttiva molto maggiore rispetto alla domanda, nonostante la domanda è in continua crescita. Ti chiederai come mai questa situazione balorda? La risposta è semplice: molto spesso gli investitori si fanno prendere dalle voci di mercato anziché scegliere su che tecnologia investire con cognizione di causa su ciò che rappresenta il futuro. Ormai la speculazione (intesa come ricerca del profitto in breve tempo) ha preso il sopravvento sulla scienza e questo è il risultato.