Il mercoledi é il mio giorno del NON-lavoro.
Da piu’ di un anno, da quando cioé sono tornata a lavorare dopo la nascita del mio secondo figlio, ho fatto la scelta di lavorare su quattro giorni settimanali anziché su cinque, rinunciando ad una discreta fetta di stipendio a favore del benessere mio e di tutta la famiglia. Mio marito, facendo suo il motto americano “happy wife, happy life”, ha appoggiato la decisione.
Ero stressata, molto. Avevo probabilmente raggiunto il livello di guardia, quello oltre il quale la quotidianità é una corsa ansiogena su tornanti scoscesi, da una parte roccia dall’altra strapiombo, da fare col macigno di un timer sullo stomaco.
Ora, invece, tutti i miei mercoledi sono speciali. E non solo perché mi godo il lento stiracchiarsi dei miei cuccioli al risveglio e magari ne approfitto per infilarmi sotto le loro coperte per due coccole.
La mattina porto i bambini all’asilo come tutti gli altri giorni, ma posso permettermi di vestirli (quasi) con calma e di arrivare in ritardo, spesso oltre le nove. Se é estate, raggiungiamo l’asilo a piedi in mezz’ora; poi, dopo un saluto alle maestre e quattro chiacchiere con le altre mamme, che mi permettono di essere aggiornata sulla vita scolastica e sociale dei miei figli, aspetto la mia amica A. e partiamo insieme per il consueto giro al mercato.
E’ proprio per questo che ho scelto il mercoledi come giorno di NON-lavoro: nella mia città, é giorno di mercato. Per anni ho provato invidia per le centinaia, migliaia di avventori che al mercoledi riempivano la piazza, soffermandosi ad ogni banco senza fretta, confrontando con flemma i prezzi dei cibi e godendo nell’ affondare placidi le mani nei mucchi di abiti, palpando le stoffe e leggendo le etichette dei tessuti. A me, rinchiusa nel mio ufficio 3×3 con le pareti, il pavimento ed i mobili grigi, questo meraviglioso mondo slow faceva sognare.
Ora, finalmente, il mercoledi posso godermi il mio scampolo di casalinghitudine.
Per il nostro giro, io mi armo di carrellino modello vecchia-signora; A. invece esibisce meravigliose sporte in stoffa confezionate dalla sua mamma. Per le uova, a me hanno regalato un contenitore apposito in plastica, per cui evito che i venditori le arrotolino in chili di carta e sono al riparo da possibili frittate indesiderate; A. ricicla un contenitore in cartone.
Oltre al fatto che adoro acquistare al mercato, sono anche convinta che significhi mangiare meglio: viviamo in una cittadina circondata da campagne, ed il mercato della nostra città é ricco di prodotti a km zero. E’ un piacere acquistare frutta, verdura di stagione e latticini direttamente dai produttori, tornare a casa e dedicarsi a cucinare per le persone a cui si vuole bene.
Non so se sia un pensiero condivisibile o si possano tirare le somme per una statistica, ma temo che le famiglie che acquistano al supermercato non insegnino ai loro figli la stagionalità dei cibi. Persino fra le persone della mia età sono in molti a non conoscere la stagione di maturazione naturale della frutta.
Prendete ad esempio le fragole. Le fragole a campo aperto, da noi al nord, maturano a fine primavera. Le riconosci dal gusto rotondo di primo sole. Le fragole fuori stagione, quando sono italiane, sono coltivate sotto tunnel di plastica che favoriscono una maturazione più precoce evitando basse temperature durante la notte e aumentando le massime durante il giorno. Le fragole italiane sotto tunnel coltivate al sud sono in vendita già dai primi di marzo; al nord si deve aspettare l’inizio di aprile. Ecco perché se siete invitati a merenda da noi, o dalla mia amica A., non troverete mai una torta di fragole in inverno.
La frutta e la verdura che mangiamo non provengono solo dalle nostre escursioni al mercato del mercoledi. Avendo piu’ tempo per vivere la città, ho scoperto che é attivo un gruppo di acquisto che utilizza i locali di un circolo ARCI per far incontrare una volta alla settimana produttori agricoli e consumatori: un’altra iniziativa che privilegia i prodotti del territorio nella scelta di cio’ che si porta in tavola. Il gruppo d’acquisto ed il circolo organizzano anche delle serate sull’alimentazione, e sono punto di riferimento per diverse tematiche legate a sostenibilità e decrescita.
Qualche volta, anziché acquistare gli ortaggi o le uova, li ottengo in scambio. Alcune persone della mia città, perlopiu’ donne e mamme (curioso, o no?) hanno creato una pagina facebook sul baratto: beni che non si usano piu’, o beni autoprodotti, o servizi, possono essere scambiati con altri beni o servizi. E’ una pratica sosenibile, che permette il riutilizzo delle cose e incentiva la socializzazione e la mutualità.
Altre donne della zona hanno dato vita ad un forum nel quale si organizzano per comprare cibi e scambiarsi ricette a tema vegetariano/vegano, si confrontano su modalità di autoproduzione di pane, yoghurt, saponi ed altro.
Io, per ora, forte dei miei mercoledi e del mio ritrovato equilibrio, cerco di autoprodurre la serenità del mio microcosmo familiare, e voi?
Molto bello potersi permettere di arrivare in ritardo qualche volta 🙂
Grande rosanna. Complimenti!