Economia regionale: una visione per il futuro dell’Europa

0
1601
Quello di cui abbiamo bisogno è una visione per il futuro, una nuova visione che favorisca la sostenibilità economica, ambientale e sociale, garantendo benessere e serenità per tutti.
Fino ad oggi abbiamo pensato che per unificare l’Europa bastasse costituire un parlamento, un consiglio, fare dei trattati commerciali, eliminare le dogane e creare una moneta comunitaria. Ma l’idea che abbiamo oggi dell’Europa, specialmente noi italiani, è assolutamente limitata e superficiale. Il continente europeo è formato da persone, da lingue, culture, religioni, popoli, minoranze, comunità: in una sola parola, dalla ricchezza derivante dalla diversità della vita. Noi oggi non conosciamo nulla dell’Europa. In Italia ancora molti confondono Budapest con Bucarest, pensano che non avere l’euro significhi non far parte dell’Unione Europea, nessuno sa quali sono i paesi che ne fanno parte, nulla riguardo alla storia, alle tradizioni, alla lingua, alla politica, alla cultura. Il sistema stesso ostacola l’integrazione e la conoscenza reciproca delle varie parti d’Europa, perché conoscere e condividere significa liberarsi dal dominio della monocultura del sistema.
La mia visione per il futuro dell’Europa è fondata sullo sviluppo regionale e macro regionale, dove gli stati-nazioni perdono la loro centralità. La regione europea diventa il fulcro, il perno dell’economia, della cultura, della socialità, l’interscambio tra regioni e macroregioni europee crea un arricchimento di tutta l’unione. L’economia globale, deregolamentata e spietata, lascia il posto all’economia di scala regionale alimentata da una moneta regionale e affiancata dalla moneta comunitaria per le transazioni comunitarie ed extracomunitarie. Un tale sviluppo rinvigorisce le risorse locali, favorisce il rispetto dell’ambiente e del territorio, valorizza le relazioni umane e con la natura, aumenta l’occupazione locale, rafforza la piccola impresa e l’artigianato, una rete di trasporti pubblici locali, l’agricoltura biologica e il turismo consapevole. Lo scambio culturale e la conoscenza reciproca tra tutte le regioni europee contribuisce all’allentamento delle tensioni tra differenti culture e minoranze ancor oggi presenti in molte parti del nostro continente. La Transilvania smetterà di essere rumena, o ungherese, riacquisterà la sua identità unica valorizzando le caratteristiche esclusive del luogo; così come la Macedonia, che non sarà più né greca né slava, e tutte le altre zone contese e con forti varietà culturali.
Nelle nostre scuole si studieranno le lingue europee, ogni persona conoscerà tre lingue, di cui almeno una tra quelle considerate “minori”; esisterà un canale televisivo europeo unico che mostrerà a rotazione le varie parti d’Europa in tutte le lingue, sottotitolate per regione; esisteranno progetti di studio e di lavoro all’estero obbligatori per tutti i giovani; esisteranno nuove materie di studio nelle scuole pubbliche come la sostenibilità, analizzata sotto ogni punto di vista, la cultura e la storia europea, le lingue, le filosofie orientali. Saranno le esperienze e le idee a viaggiare tra le regioni piuttosto che le merci, la collaborazione e lo scambio disinteressato prenderanno il posto della competizione e dell’aggressività. Molte delle grandi industrie e grandi multinazionali si sgretoleranno nella loro inutilità e nel degrado che smetteranno di apportare in tutto il mondo. Le scelte politiche e le decisioni amministrative saranno prese dai cittadini che parteciperanno direttamente alla vita istituzionale della propria regione. Il potere centrale, invisibile e dominante, l’influenza di un sistema economica-finanziario oscuro e crudele lasceranno il posto al dibattito e all’approfondimento tra le persone che naturalmente arriveranno a determinare il loro futuro.
La ricchezza della diversità e dell’interdipendenza, la collaborazione e il sostegno reciproco tra regioni unite sotto un unico sogno alimenteranno un cambiamento epocale inarrestabile.
CONDIVIDI
Articolo precedenteIl museo diffuso dei semi ribelli
Articolo successivoLe regole del risparmio – Consiglio nr. 8
Mi interesso da qualche anno delle tematiche della decrescita e della sostenibilità ambientale, economica e sociale. Sono arrivato alla decrescita dopo il mio percorso di studi di ingegneria nel settore della produzione di energia. Durante gli anni universitari sono stato membro attivo dell’associazione studentesca europea AEGEE ed ex presidente della sede locale di Firenze (AEGEE-Firenze). Ho lavorato a un progetto sull’energia geotermica a Budapest, dove sono vissuto per alcuni mesi nel 2009 e nel 2010 e ho scritto la tesi di laurea specialistica. Ho studiato anche la lingua ungherese. Nell’autunno del 2010 ho scritto il saggio Decrescita Felice e Rivoluzione Umana e aperto l’omonimo blog dove cerco di diffondere le mie idee attorno alla decrescita felice e alla filosofia buddista. Nel 2012 ho contribuito alla rinascita del Circolo Territoriale del Movimento della Decrescita Felice di Firenze (MDF-Firenze), di cui sono parte attiva. Ho lavorato nel settore delle energie rinnovabili, in particolare fotovoltaico ed eolico. Mi diletto nello scrivere poesie “decrescenti” e nello spostarmi quasi sempre in bicicletta. Credo nella sobrietà, nella semplicità e nelle relazioni umane disinteressate come mezzo per migliorare la qualità della vita e cerco ogni giorno di attuarle. Ho scritto due libri sulla decrescita liberamente scaricabili da questo sito: "Decrescita Felice e Rivoluzione Umana" e "Ritorno all'Origine"

Lascia un commento

Inserisci il tuo commento
Inserisci qui il tuo nome

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.