La paura del tempo libero

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L’uomo moderno ha paura del tempo libero, ne è terrorizzato. Spesso addirittura gareggia con gli altri a chi lavora di più: 10, 12, 14 ore al giorno sono “normali”, anzi sono sintomo di benessere. Lavorare tanto fa bene: prima di tutto fa bene all’economia, che cresce con il Pil, poi fa bene alla nostra pancia che aumenta all’aumentare della ricchezza immagazzinata, la maggior parte della quale non ha alcuna utilità pratica.

Finché c’è lavoro dobbiamo lavorare. Che fine abbia il nostro lavoro? Non importa. Che qualità abbia il nostro lavoro? Tanto meno. Quante persone oggi vivono per lavorare, il lavoro è diventato l’idolo principale, ancora prima del denaro. Il lavoro non come espressione di sé, di genialità, non come creazione di valore, ma meramente come occupazione del tempo, come alternativa ideale per contrastare la minaccia dell’aumento di tempo libero dovuta al progresso tecnologico.

Dopo lavoro infatti, meglio riempirsi di altre cose da fare: palestre, corsi serali, aperitivi, telefonate inutili, finti impegni, espedienti per non permettere alla vita di rallentare di entrare nella sua naturale armonia con l’ambiente.

La gente di oggi ha paura del tempo libero, non lo vuol proprio vedere, non vuole avere a che fare con esso. Avere del tempo libero, del tempo per se stessi significherebbe ascoltarsi, relazionarsi con il proprio io profondo. E anche nelle sporadiche vacanze che facciamo, dobbiamo avere impegni su impegni: gite, escursioni, avventure, sport estremi, cavalcate, percorsi impervi, cene, distanze chilometriche da fare, discoteche, girare, girare a vuoto, tanto per girare.

Se ci fermassimo in una panchina di un giardinetto qualunque, magari quello sotto casa che non abbiamo mai notato prima, allora ci accorgeremo che gli uccellini stanno cantando per noi, il vento sta frusciando per noi, una formica ci sta carezzando il braccio camminandoci sopra, ci accorgeremo che gli alberi hanno delle chiome verdi di luce sopra le nostre teste e ci proteggono, ogni foglia è un riparo.

Questo dovrebbe essere un esercizio da fare ogni giorno prima di recarsi a lavoro, con calma, senza fretta. Ma correre ogni giorno e fermarsi per un solo istante per rendersi conto di essere totalmente vuoti, scontenti e ingrati è talmente spaventoso che l’uomo “lavorante” non può assolutamente rischiare di cadere in tale tranello.

Sì, perché oggi siamo abituati a dare un valore di mercato a tutto ciò che ci circonda, e ci sono folli, non ritenuti tali, che addirittura vorrebbero mercificare l’aria, il cielo, l’acqua. E allora il tempo libero che valore avrebbe? Nessuno, anzi avrebbe un valore negativo, dato che sottrae tempo (risorsa economica) al lavoro che invece crea ricchezza monetaria.

Il paradosso è evidente, perciò mi sento di gridare: viva l’ozio!! Viva la conquista di maggior tempo libero come atto di democrazia e libertà per ogni singolo individuo. Evviva la lentezza! Che ci libera dalla schiavitù della fretta e dello scadere del tempo concesso. Viva cinque ore di lavoro al giorno, viva le piccole distanze, viva le piccolezze, le banalità, viva l’ingenuità delle scoperte scontate. Viva il pensiero astratto, la fantasia, viva lo star a fissare per ore lo stesso paesaggio.

Viva una vita a dimensione umana!!!

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Mi interesso da qualche anno delle tematiche della decrescita e della sostenibilità ambientale, economica e sociale. Sono arrivato alla decrescita dopo il mio percorso di studi di ingegneria nel settore della produzione di energia. Durante gli anni universitari sono stato membro attivo dell’associazione studentesca europea AEGEE ed ex presidente della sede locale di Firenze (AEGEE-Firenze). Ho lavorato a un progetto sull’energia geotermica a Budapest, dove sono vissuto per alcuni mesi nel 2009 e nel 2010 e ho scritto la tesi di laurea specialistica. Ho studiato anche la lingua ungherese. Nell’autunno del 2010 ho scritto il saggio Decrescita Felice e Rivoluzione Umana e aperto l’omonimo blog dove cerco di diffondere le mie idee attorno alla decrescita felice e alla filosofia buddista. Nel 2012 ho contribuito alla rinascita del Circolo Territoriale del Movimento della Decrescita Felice di Firenze (MDF-Firenze), di cui sono parte attiva. Ho lavorato nel settore delle energie rinnovabili, in particolare fotovoltaico ed eolico. Mi diletto nello scrivere poesie “decrescenti” e nello spostarmi quasi sempre in bicicletta. Credo nella sobrietà, nella semplicità e nelle relazioni umane disinteressate come mezzo per migliorare la qualità della vita e cerco ogni giorno di attuarle. Ho scritto due libri sulla decrescita liberamente scaricabili da questo sito: "Decrescita Felice e Rivoluzione Umana" e "Ritorno all'Origine"

31 Commenti

  1. Bellissimo articolo..sono d’accordo con te su tutto. Si da troppa importanza alle cose materiali, ai soldi, quando invece le cose fondamentali sono anche le più semplici e le più vicine. Sicuramente non è un passaggio mentale veloce da attuare, ma con costanza e impegno si riuscirà a capire che la vita che stiamo vivendo non è la vita migliore per noi.

  2. Ho 31 anni, una laurea magistrale e un master, non ho un lavoro, tantissimo tempo libero per oziare. Il tempo libero mi fa tante cose, ma non paura….

  3. bellissimo articolo davvero, sono anch’io per lavorare 5 ore…… vorrei chiedere il part-time e possibilmente vorrei lavorare solo al mattino poi al pomeriggio ho da fare tantissime cose manuali….. quanto abbiamo perso in manualità? e poi serve il tempo per cucinare e i libri dove li lasciamo…… sono appena andata in biblioteca a prendere due libri per le vacanze, così 2 romanzi di un’autrice tedesca, spero mi piacciano… viva la vita libera

    • ho 55 anni,da sempre vivo cercando di avere il tempo per ascoltare,vedere,mi piace anche stare da sola,perchè quello che perceisco del mondo nel silenzio,non posso percepirlo quando sono in compagnia.Ovviamente non sono quasi mai andata in vacanza,non ho mai avuto tanti oggetti,ecc,ma non mi sono mai mancati,tornando indietro rifarei tutto.

  4. Un egregio non-articolo, che presenta egregiamente non-idee, in linea con il non-gruppo che non-gestisce il non-sito, immagino.
    Non si può certo contestare la coerenza, ma la concretezza di queste (non-)chiacchiere si.
    Viviamo in questo tempo, che di certo è segnato in negativo dalle tante storture che il non-articolo cerca di mettere in evidenza, ma non vedo la parte propositiva del pensiero dell’autore, che si limita a chiudere il pezzo con punti esclamativi. Di cosa?

  5. bellissimo articolo che condivido in pieno anche io sono felicissima del tempo libero che ho per entrare in contatto con me stessa e meditare e riscoprire la profondità che è dentro di me. ormai sono in pensione e certo di gustare ogni attimo dell esistenza,ma sono favorevole a che si lavori 5 ore al giorno non solo per fare lavorare tutti ,ma anche per avere piu tempo libero da dedicare a se stessi

    • Beata te che hai potuto raggiungere la pensione…A me toccherà lavorare ancora per un tempo che già mi sembra infinito. Pare che l’allungamento della vita media debba essere dedicato solo al lavoro e al profitto…

    • Elena Brambilla commenta: anch’io sono da appena due mesi in pensione, dopo una vita di insegnamento universitario. Bello decrescere e aver tempo libero, ma ho paura dell’isolamento, del vuoto e del non-scopo della mia esistenza. Cerco energicamente di combattere la depressione, ma è sempre in agguato. Eppure nella mia vita ho fatto un sacco di cose e ho ancora amici e parenti. Ma non ho avuto né successo né figli, che erano quello che volevo. Cerco di accettarmi e adattarmi, ma trovo comunque il mio bilancio un po’ magro e il mio tempo libero qualcosa da riempire di studio e lavoro, come ho fatto quando stavo bene e lavoravo anche 14 ore al giorno! Ora suvvia, cerchiamo una via di mezzo. Calma e lentezza sì, ma qualche scopo nella vita ci vuole, e il mio resta di scrivere e pubblicare di storia (di cui son stata professore all’Università degli Studi di Milano). Non mi sento affatto a mio agio con la profondità che è dentro anche di me! Elena Brambilla

  6. Da qualche tempo ho capito l’importanza di una passeggiata a piedi in spiaggia vicino a casa e di una corsa in bicicletta per i campi, prima ero dannatamente “troppo impegnato” a cercare di impegnarmi. La qualità che si crea nella propria vita, diminuendo lavoro e banalità è stratosferica, siamo assillati dalle corse, dall’auto più veloce, dall’arrivare primi in tutto.
    Ho 21 anni e vi assicuro che è difficile far capire questo ad una generazione nata di corsa o per sbaglio, spessissimo ci si sente sconfitti quando gli appuntamenti con amici sono sempre al fast food o al centro commerciale, ma quando le persone realmente importanti comprendono e modificano insieme a te il proprio modo di vivere crea enormi soddisfazioni, fatelo il prima possibile tutti, ho pietà dei malati di lavoro, nessun lavoro sarà mai bello quanto una vita genuina.

  7. ”girare, girare a vuoto, tanto per girare” dovrebbe essere qualcosa di negativo? ci sono periodi in cui uno si sente più calmo e riflessivo, e altri in cui è preso da frenesia nel fare di tutto e di più…..

    • no , no niente di negativo. Era giusto per dire che spesso ci imponiamo di dover fare qualcosa in tutti i modi, di dover andare da qualche parte (meglio se lontano). Mentre se provassimo a fermarci più spesso, scopriremmo cose nuove.

  8. Leggo solo ora il tuo articolo, che si legge davvero tutto d’un fiato. Pensa che stavo pensando di scrivere un articolo sullo stesso argomento, ma devo dire di essere contento nel vedere che qualcun altro mi ha preceduto! Aggiungerei una sola ulteriore considerazione: Abbiamo paura del silenzio perché ci costringe a pensare…
    Saluti da Mirko

  9. Mi trovi d’accordo che il tempo libero dovrebbe essere considerato un valore e non uno spreco e pure con il fatto che le corse fanno male. L’unica cosa è una domanda: non si sopravvive lavorando 10 ore al giorno, cosa accadrebbe se ne lavorassimo solo 5?
    Viviana

    • Ciao Viviana
      la tua domanda è naturale.
      Il fatto di oziare perchè non si riesce a trovare un lavoro e quindi si ha tanto tempo libero (come hanno commentato prima) oppure lavorare 10 ore ma non riuscire a tirare avanti, non sono fattori che vanno a contrastare le idee che espongo in questo articoletto. Anzi, a mio modo di vedere, questi fattori vanno a rafforzare ciò che penso. E cioè che in una società dove persone lavorano 12 ore e persone non lavorano affatto e nonostante ciò entrambe non hanno i soldi che bastano per campare è proprio il sintomo di una società che non funziona, di un sistema economico e sociale in piena crisi che ha bisogno di una trasformazione di base.
      Ripensare i propri stili di vita, ripensare che significa lavorare, che significa produrre, che significato ha il progresso che ti costringere a lavorare sempre più , per avere sempre meno.
      Il cambiamento necessario è forse difficile da immaginare , ma ciò non lo rende imposssibile. Io ci sto provando.
      Seguimi sul mio blog : http://creazionedivalore.blogspot.it/
      un saluto

      • Più che di “una società che non funziona”, parlerei piuttosto di una società di schiavi costretti a sacrificarsi per il benessere dei pochi che li manipolano (con il consenso degl ischiavi stessi, s’intende). Da questo punto di vista, mi sembra che il sistema funzioni eccome!

    • prova a spendere di meno? Io ho ridimensionato la vita a tal punto che ora vivo con 80 euro al mese.. pensa che parlavo con un amica che avendo sempre il boiler elettrico attaccato, pagava 500 euro al mese di bolletta, spiegandole come funziona un timer, se lo ha fatto installare e ora risparmia ben 250 euro al mese! E tu? dove li butti i tuoi soldi?

  10. Mi risulta difficile non essere d’accordo con questo tuo articolo Luca perchè la mia voglia di libertà è ogni giorno più forte; ma nonostante questo devo anche relazionarmi con la vita reale che (credo) ognuno di noi debba affrontare tutte le mattine.
    Nella vita reale (dei non pensionati) lo spazio-tempo è , per forza di cose, occupato dagli impegni lavorativi, quanto ci piacerebbe trascorrere un’intera giornata in campagna a sakutare il sorgere del sole e aspettare con estrema calma che tramonti dandogli l’ultimo saluto, quanto bello sarebbe ritagliarsi 8 ore per se stessi, curandoci lo spirito e la mente…
    Purtroppo la società attuale non concede a tutti questi lussi e ciascuno di noi (a meno che non sia figlio di una nobile stirpe oppure sia un parlamentare) è chiamato a portare a casa i soldi che ci permettono di sopravvivere, di far crescere i nostri figli e di creare un futuro economico (utile o meno che sia).
    La tua dev’essere una critica al sistema socio-politico-economico e non alle persone che lo subiscono.
    A malincuore, devo ammettere che mio nonno aveva ragione: “I soldi non fanno la felicità ma senza soldi sarà ancora paggio”.

    • Ciao Niccolo,
      concordo con la tua visione.
      Ma il punto di fondo è che il sistema economico-sociale è sorretto da una cultura, ovvero da una visione del mondo, un modo di pensare, che oggi appartiene alla società occidentale, che ha globalizzato tutto il pianeta in un’ unica e indiscutibile mono-cultura.
      Il mio punto cruciale , quello che mi sono prefisso scrivendo questi post , è quello di agire a livello culturale, e ancor più in profondità a livello spirituale, perchè ritengo sia l’unico modo per costruire un sistema economico-sociale differente che contribuisca al benessere e alla felicità di tutti. La realtà oggi è quella che è, sognare un mondo diverso e agire in tale senso è , a mio modo di vedere, un nobile modo di vivere. Scoprire che è possibile cambiare , che abbiamo il potere di pensare e di agire in modo diverso è cioè che permette di creare valore nelle nostre esistenze.
      un saluto
      Luca
      seguimi sul blog: http://creazionedivalore.blogspot.it/

      • Ciao Luca..leggo solo ora questo post, perchè da poco mi interesso delle tematiche legate alla decrescita FELICE. Trovo che le tue riflessioni diano voci a tutti coloro che si rifiutano di vivere aspettando il sabato non lavorativo. Io lavoro 6 ore per scelta familiare (1 figlia), ma diventano 8 contando le distanze; mio marito 10. Eppure troviamo il tempo di coltivare un pezzetto di terra, di costruirci da soli parte dell’arredamento, di insegnare a nostra figlia che siamo ricchissimi, anche senza soldi, barattando le nostre zucche con le eccedenze altrui o la casa delle bambole fatta in casa con un pezzo di ricamo della mia amica. La vera rivoluzione si fa tra le mura di casa. La vera rivoluzione della cultura è nella fantasia, e quindi nel senso critico, nello scegliere i nostri pensieri. Grazie per questo sano contributo alla mia esistenza quotidiana.

        • concordo pienamente con le tue affermazioni e ricordo e mi ricordo che la manualità sara la ricchezza del futuro anche perchè sarà necessario movimentare sempre meno il denaro o comunque togliergli quel valore assoluto cui spesso si da . esempio se per una ipotesi l’aria che respiriamo non fosse più tale che si fa ? cerchiamo allora di conservare puliti gli elementi vitali .

          • anch’io come martino ho trovato nella riscoperta della mie capacità manuali un modo di rallentare e ritrovare passione in quello che faccio. Attraverso l’Associazione Bioforme, con cui collaboro, stiamo cercando di far sopravvivere attraverso l’insegnamento le arti manuali legate alla lavorazione del legno. Abbiamo notato che moltissime persone, soprattutto quelle che vivono nelle grandi città, sentono il bisogno di lavorare e creare con le mani trovando in quest’attività un modo sublime per riappropriarsi del proprio tempo e dei propri pensieri.

        • Brava miriam =) addestrare il senso critico, valorizzare la fantasia, volersi bene ed essere delle belle persone non hanno a che fare coi soldi, ma sicuramente col tempo libero e la qualità di vita. Sono totalmente d’accordo.

  11. Tempo libero non significa tempo vuoto ma tempo per vivere la pienezza della vita. Credo che sia un diritto inalienabile per tutti così come il lavoro. Decrescita felice potrebbe essere pertanto anche lavorare meno per dare la possibilità a chi attualmente è senza lavoro di entrare a far parte del mondo produttivo.

  12. Poche semplici righe, le ultime, che condivido totalmente. Da ragazzina tenevo un diario, l’avevo intitolato “Seguire il mio ritmo”, nel quale m’imponevo di impossessarmi del mio tempo libero, di “liberarlo”, godermelo, e valorizzavo l’ozio come parte sana dell’esistenza. Non é un caso che ci troviamo su queste pagine. Bravo Luca.

  13. È proprio vero che ho paura del tempo libero. Ma perché sono sola, non ho un fidanzato e le mie amiche ormai vivono rintanate in casa con marito e figli. Anche quando da ragazzine si usciva, le mie amiche non erano felici: per loro quelle uscire erano solo un tappabuchi in attesa di realizzare il loro unico obiettivo, che era quello di sposarsi.
    Adesso sono io a non essere felice, perché non so più che fare nel tempo libero.
    Negli anni mi sono ingegnata da sola per non soccombere: esco da sola, viaggio da sola, faccio gite da sola…
    Adesso però sono stanca. Vorrei passare il tempo libero tranquilla, a casa… ma mi sento sola. Mi riempio di impegni per non accorgermi che sono sola.
    Appena mi fermo mi sento sopraffatta e vado in panico.
    C’è da dire che le mie amiche non hanno avuto difficoltà a fidanzarsi perché sono belle ragazze e oltre a questo sono anche molto accomodanti, zerbini direi. Io invece sono sì carina ma sono un po’ in carne, non sono uno stecchino taglia 36 come piace agli uomini di adesso.
    Adesso però non mi entusiasma più nulla. Sono capace di fare un viaggio e trascorrerlo piangendo tutto il tempo perché sono sola.
    Vorrei tornare il venerdì dal lavoro, prendere un sonnifero e svegliarmi il lunedì mattina così so che vado di nuovo al lavoro.

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