Già qualche domenica fa papa Ratzinger all’Angelus aveva messo in guardia dal rischio che il Natale venga vissuto come una festa dai soli caratteri esteriori. Purtroppo non è solo un rischio, la società è ormai schiava di dinamiche consumistiche che per questa occasione si fanno particolarmente proficue. L’output degli amplificatori economici, pubblicità in primis, si fa più incalzante, si accorda sull’atmosfera di festa, ripropone le icone classiche, si colora di rosso e di bianco, veste i panni falsi dell’amore, della famiglia e di quei valori essenziali che proprio la società dei consumi a contribuito a rendere fugaci, e che esibendoli per l’occasione come fondamentali li rende di fatto delle merci, delle semplici opportunità di mercato. Molti purtroppo cadono nella trappola del clima festoso creato al solo scopo di vendere di più, e comprano merci, da consumare e da regalare. Il Natale per il mercato non è altro che un input che la strategia economica fa rispondere a funzioni logistiche. Insomma l’economia della società capitalista è sempre a servizio dei profitti, anche a Natale.
Il cambiamento che propone la decrescita ha al suo centro la persona e suoi bisogni, le “sue economie” sono pensate per rispondere ai bisogni, non per servire il profitto. L’economia della decrescita è un economia plurale, ha tre anime, l’economia della famiglia, l’economia della comunità, l’economia del mercato, mentre la società capitalista è un’economia ad un’unica componente, il mercato. Delle tre, la componente comunitaria è in assoluto quella che in questo periodo contribuisce a ridare al Natale il sapore d’altri tempi, e a far riscoprire il suo significato vero. L’economia della comunità è regolata dal dono, ecco perché è anche detta economia del dono. Il dono rappresenta un collante sociale, un antidoto all’isolamento degli individui, che racchiude nel gesto disinteressato ma pieno d’amore per gli altri l’essenza naturale dell’uomo, e che lo rende più simile al divino. È nel dono di Dio agli uomini infatti la verità del Natale come della Pasqua, con Gesù prima neonato in fasce, poi uomo nel sudario da sepoltura, come dono di salvezza. Ed è alla luce di questa indiscutibile verità che da qualche tempo con un gruppo di persone vicine, abbiamo messo in moto dinamiche da comunità urbana, basate sulla reciproca mutualità, sul dono disinteressato ma consapevole, che hanno trasformato questo Natale in una festa dell’abbondanza. Vini, liquori, biscotti, dolci, confetture, miele, ceci, pane, cosmetica ed altri beni autoprodotti e donati in packaging creativi ed originali hanno permesso di liberare e alleggerire il cuore dall’obbligo del regalo convenzionale, e innescato una beffa ai danni del mercato che non ha avuto certo il nostro contributo a creare iniquità. Non abbiamo risposto alle chiamate amplificate delle pubblicità natalizie, rendendo il nostro Natale semplice e felice.
La decrescita è dunque un’alternativa reale. Non è un’utopia. Noi che lo abbiamo capito abbiamo il dovere morale di non fermarci solo a teorizzare, ma di riconoscerci attori sociali coinvolti e impegnati in processi reali per il cambiamento.
è proprio vero quello che dici, il Natale è soprattutto il momento dei propositi e dei ringraziamenti: quest’anno infatti a casa mia nessun regalo materiale, ogni componente della famiglia ha scritto un pensiero su un cartontoncino e lo ha appeso all’albero. leggere a turno quelle letterine durante la cena di Natale è stato bellissimo e commovente, megio di qualsiasi regalo!!!!!
Ho regalato soltanto olio extra vergine, fatto da un amico, al quale avevo dato una mano nella raccolta. Un prodotto eccellente! Complimenti all’autore! Enrico, leggendo la tua biografia posso dirti che anche io sono in questa direzione, compreso il fatto di dialogare con la natura che poi in fin dei conti è dialogare con noi stessi!! Ciao.
tutto meraviglioso e da condividere , ma bisogna pagare le bollette ,il vitto,l’alloggio, la lavatura e la stiratura ,per dirla alla Totò. Per chi vive in città è davvero complicato ,per me che in città non vivo più è uguale,per chi fa arte poi non ne parliamo, alle ultime mostre che ho fatto ,ho ricevuto lusinghieri apprezzamenti ,ma solo quelli. Eppure avrei barattato volentieri le mie opere,con generi di conforto alimentari e/o… naturali .