Indicatori superficiali

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Ai tempi in cui ascoltavamo i proverbi gli anziani ci dicevano “l’abito non fa il monaco”. Oggi forse anche perche` l’eta del sottoscritto avanza, mi rendo conto non solo che gli anziani ed i proverbi non contano piu` nulla a meno che non siano stati prostituiti da qualche avviso pubblicitario, ma soprattutto che quasi tutti i “monaci”, “esperti”, “professionisti”, “professori” e “tecnici” sono tali solamente per gli abiti che indossano.
In tutti i campi dell’attivita` umana perversano oggi i cosiddetti “indicatori”, cioe` dei numeri che diventano intermediari tra la realta`e gli effetti che si vuol ottenere da essa. Purtroppo si tratta di numeri calcolati in base a criteri decisi da pochi e parametri impostati da elite pagate per dare le loro valutazioni e quindi necessariamente parziali nei loro giudizi. In pratica ci siamo abituati a vestire la realta` con un abito che la modifica a seconda della necessita` di chi e` al potere.
Cio` comincia in tenera eta`: i voti scolastici sono il primo di tali esempi che si incontrano nella vita; anche se speravamo nell’uniformita` dei metodi di giudizio e nella serieta` degli insegnanti, ormai abbiam capito che son cose dell’altro secolo e dell’altro mondo… Tutti i giovani sono a caccia di un pezzo di carta da allegare al curriculum e le universita` si scannano per catturare studenti presentando statistiche d’impiego, numero di brevetti e pubblicazioni, altrimenti perdono i fondi con cui comprano gli stessi brevetti e pubblicazioni sulle migliori riviste.
Chi studia piu` per la cultura, la conoscienza o la scienza ed il piacere di sapere ?

I curriculum sono diventati peggio delle inserzioni pubblicitarie delle puttane, sembra che ogni neolaureato abbia gia` aperto e venduto quattro o cinque ditte, vinto tutti i possibili premi in palio, organizzato tutti gli studenti dell’universita` e sia prossimo a ricevere il premio Nobel. Poi e` tanto se si ricordano una sola formula di cio` che hanno studiato e se hanno mai impugnato una matita o un cacciavite in tutta la loro carriera di studio…
Il risultato e` che i pochi imprenditori seri spravvissuti oggi quando devono assumere un impiegato guardano per ultima cosa i voti scolastici. Infatti, presupponendo che chi assume sia a conoscenza del lavoro da affidare al neoassunto una chiacchierata a quattr’occhi rimane l’unico modo di distinguere l’onesto ed esperto lavoratore dal cialtrone ignorante.

Purtroppo pero` sono ormai pochi quelli che possono vantarsi di conoscere un mestiere; catene senza fine di consulenti incravattati si srotolano dai vertici di cristallo dei governi e delle multinazionali fino ai bassifondi dove il lavoro viene effettivamente svolto con sudore e fatica e quindi voti e classifiche diventano complicate combinazioni di lettere, cifre ed acronimi che servono piu` a gonfiare le parcelle che a fornire effettiva informazione.
Indicatori vengono usati dai manager delle ditte e dei governi per decidere se i loro impiegati stanno facendo il loro lavoro, se gli uffici sono efficienti e se gli investimenti sono affidabili, se i cessi sono puliti o se conviene o meno assumere o licenziare lavoratori di una certa razza, religione o colore politico in funzione del loro rendimento statistico.

Ovviamente poi ci sono mille modi per ottenere un buon valore sul proprio indicatore senza aver fatto assolutamente nulla di buono o utile.
E cosi vediamo paesi e culture distrutti in nome del Prodotto Interno Lordo, in nome del Pareggio in Bilancio, in nome dello Spread…
Universita`, scuole, ospedali ed enti amministrativi vengono minacciati di chiusura solamente perche` qualcuno in qualche palazzo di vetro ha messo una firma su una pila di documenti sbagliati promettendo cose che non poteva promettere e distruggendo le fatiche di milioni di persone.
Invece di capire l’essenza delle cose, ci si continua a trastullare con gli impegni di carta come i contratti di collaborazione o finanza internazionale quando si dovrebbero piuttosto radere al suolo gli enti responsabili del disastro o mettere i loro capi e padroni in condizione di non poter piu` nuocere.
Ci si riempie la bocca di frasi fatte sulla societa` di diritto dove invece ogni contratto disonesto fatto firmare con furbizia puo` essere impugnato per distruggere una vita di onesto lavoro.
Ma forse un giorno ci si rendera` conto che il problema principale e` sorto quando ci siamo affidati al danaro non per facilitare un onesto scambio di beni concreti ma per creare altro danaro in una spirale di carta e di valore inesistente. Il danaro ha perso il suo controvalore ed e` diventato l’indicatore piu` diabolico con cui stravolgere la realta` e strangolare la societa` onesta.
Il danaro e` diventato l’indicatore dell’efficienza di un settore perverso dell’attivita` umana che si e` appropriato ingiustamente e a sproposito dell’aggettivo “industriale” quando invece non aggiunge nessun valore all'”industriosita`” umana, ma anzi la mortifica e sfrutta intromettendosi nell’onesto scambio tra produttori e utilizzatori di beni materiali concreti e necessari.

Ma forse gli antichi lo sapevano bene e noi ci siamo solamente dimenticati della loro ironia e stiamo invece applicando alla lettera il vecchio adagio “homo sine pecunia est imago mortis”.

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Non credo nelle definizioni, ma dovendone scrivere una mi posso definire un inventore appassionato di autosufficienza. Ho studiato ingegneria meccanica, servito come ufficiale di Marina e fatto varie esperienze lavorative, dalla multinazionale al piccolo ufficio di progettazione. Poi ho deciso di diventare imprenditore nel campo della ricerca e sviluppo, realizzando sistemi di propulsione per nanosatelliti, sistemi ottici e nanosatelliti completi che permettono di ottenere immagini della terra a costi migliaia di volte inferiori a quelli dei satelliti normalmente usati dai governi e dalla grande industria. Negli ultimi anni mi sono dedicato allo studio di come le moderne tecnologie possono essere d'aiuto in una societa` sostenibile ed a misura d'uomo e ritengo di aver trovato la soluzione a patto di trasformare l'organizzazione del lavoro in modo da rivalutare la creativita` e l'efficienza dell'individuo in tutte le sue capacita` rispetto alla massimizzazione del profitto monetario.

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