Non é facile parlare di decrescita quando…

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   Non è facile parlare di decrescita quando tutti dicono che per uscire dalla crisi occorre crescere, non capendo che la soluzione da cercare è molto più radicale. Rischi concretamente di far la figura di quello che non ha un cavolo da fare tutto il giorno e vuol fare bella figura scrivendo belle cose.
Se sei fra quelli che hanno un lavoro fisso, magari ti devi sorbire chilometri di auto tutti i giorni, cosicché quando arrivi a casa la sera sei stanco norto e a malapena riesci a fare due chiacchiere con i tuoi cari, sparecchiare e a nanna. Per non parlare del ricatto che stanno subendo attualmente tutti i lavoratori, con la solita scusa che “fortuna che ce l’hai un lavoro!”, così finisci per lavorare il doppio per gli stessi soldi di prima.
Quando arriva il weekend vorresti sistemare un po’ il giardino, aggiustare quella mensola rotta o il lampadario che dondola, ma rinvii al successivo weekend “ad libitum” perché sei davvero cotto e riesci a malapena a fare le pulizie a casa. Non è facile parlare di decrescita quando devi sempre fare le cose di corsa, per esempio devi fare la spesa ed avendo i minuti contati vai al supermercato e compri le prime cose che ti capitano a tiro, magari senza aver fatto una lista e senza nemmeno fermarti un attimo a vedere che cosa ti conviene davvero di più, in termini di costo e quantità, con la scusa che “la prossima volta farò con più calma”, spendendo così denaro in più e sprecando allegramente.
La cosa che personalmente mi da fastidio e dispiacere è accorgermi che ultimamente ho girato così poco per il vicinato da accorgermi dopo mesi che sul retro di casa era stato ammassato un mucchio di rami e fogliame dagli operai del Comune. Sembra una banalità, ma vuol dire che negli ultimi periodi si è stati a casa quasi solo per mangiare e dormire. Me ne sono reso conto quando l’altra sera sono uscito a zonzo con un vicino a discutere di spese di pulitura giardino, rendendomi conto che quasi non riconoscevo più il quartiere dove vivo. Tutto ciò va ovviamente contro i principi che sempre propugno. E la cosa me le fa girare parecchio.
Perché questo sfogo?
Semplicemente per far capire che non vivo sulla luna, non sono un benestante che si diletta di discussioni sulla decrescita giusto per fare lo snob, ma ritengo che sia la sola strada attualmente praticabile per dare una svolta alla condizione attuale, preferendo quando possibile esempi semplici e concreti, lasciando le dissertazioni più elaborate a chi è più preparato di me ed ha le armi per farle.

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Nato nel 1969 a Pesaro, nel 1988 mi sono diplomato come Perito Turistico e nel ’93 ho completato un corso di Operatore di Marketing per PMI. Dopo quarant’anni vissuti sulla riviera romagnola, mi sono sposato e trasferito nelle Marche. Entrato molto presto nel mondo del lavoro (più per necessità che per scelta), ho avuto modo di notare con dispiacere che alla medesima domanda, ovvero: “Cosa serve per vivere?” una volta avremmo risposto “Un tetto, cibo ,acqua e la salute”, mentre ora semplicemente “Servono i soldi”. Questa triste constatazione mi ha fatto capire di essere sostenitore della decrescita già molto tempo prima di aver conosciuto il termine.

6 Commenti

  1. Concordo pienamente Mirko… E’ veramente difficile ma lo stiamo già facendo! Certo, per ora, per vivere abbiamo ancora bisogno di un lavoro, di sprecare tante ore davanti ad un computer o altro, però teniamo duro, perché stiamo preparando un nuovo mondo e sta già arrivando…
    Anch’io, a marzo, un giorno sono uscita di casa (lavoro da casa, come traduttrice, il che mi isola parecchio) e ho notato che non mi ero neanche accorta che la neve si era sciolta… E’ stato brutto rendermi conto di che cosa ero diventata, però mi ha permesso di aprire gli occhi e di dire basta, di cambiare EFFETTIVAMENTE qualcosa nella mia vita. Non ascolto più i discorsi sulla “crescita”, non hanno più senso. Eppure, sono francese, e in questo periodo il nuovo presidente non parla di altro: la croissance, la croissance…
    Credi piuttosto che, in questo periodo molto particolare che l’umanità sta attraversando, dobbiamo rispettare noi stessi e le nostre sensazioni, è l’unica via sostenibile…

    • Ciao Steph, scusami se ti rispondo in ritardo, ma meglio tardi che mai 🙂
      In tutta onestà penso che ipotizzare un mondo senza lavoro sia impossibile e magari nemmeno del tutto augurabile, poiché secondo me é il lavoro che ha potuto dare impulso a tante innovazioni. Il problema é che poi, come spesso accade, queste innovazioni diventano fini a sé stesse, e in parole povere tutto gira in funzione del denaro, pensando che per fare qualsiasi cosa sia indispensabile, ed il lavoro l’unico modo per procurarselo. E ci dimentichiamo altre forme di cooperazione ed aiuto reciproco… Anche io come te ormai non ascolto più gli onnipresenti discorsi sulla “crescita”, perché ormai sono come un disco che ripete sempre le stesse cose. Riassumerei tutto in una frase molto semplice: “dipendiamo troppo dal denaro”. Saluti,
      Mirko

      • Sì, in effetti, un mondo senza lavoro non sembra augurabile neanche a me. Cioè, un mondo senza il “lavoro” come lo intende il mondo attuale, sì.
        Ognuno di noi ha delle capacità e sarebbe bello poter dare qualcosa alla società attraverso un lavoro ma senza impazzire e senza diventarne schiavi… E magari lavorare qualche ora al giorno ma non dalle 8 di mattina alle 8 di sera, che è una follia!
        A volte mi chiedo com’è possibile che siamo arrivati al punto che una persona, per disperazione, possa accettare qualsiasi lavoro, anche i lavori più inutili, per guadagnare qualche soldo per vivere… Ovviamente non sto criticando chi accetta qualsiasi lavoro per disperazione, ma mi chiedo come abbiamo fatto ad accettare che si inneschi un meccanismo così assurdo.
        Saluti!

        • A questo punto Steph, mi arrendo…. hai proprio beccato il nocciolo della situazione! (mi arrendo si fa per dire…) Si é proprio innescato (o lo abbiamo innescato noi?) un meccanismo che ci rende sempre più macchine da lavoro e sempre meno esseri umani.

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