Europa, decrescita e lo spettro autoritario

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L’aggettivo ‘felice’ nell’espressione ‘Decrescita Felice’ rimanda al fatto che se vivessimo una vita più frugale, consumassimo meno e assumessimo stili di vita più rispettosi per l’ambiente, saremmo non meno ma più felici.

Questa idea – che condivido, altrimenti non scriverei qui – nasconde però un’insidia. Dà per scontato che una serie di istituzioni fondamentali su cui si basa il benessere nelle società liberal-democratiche contemporanee esisteranno ‘a prescindere’ anche in una ipotetica società futura decresciuta: istituzioni quali la libertà di espressione, i diritti civili e politici, uno stato di diritto solido e una vera separazione dei poteri.

Vi confesso che io stesso davo queste cose per scontate fino a qualche anno fa. Oggi, invece, di fronte all’ascesa apparentemente inarrestabile di leader populisti d’ogni sorta in occidente e al crescente successo e assertività internazionale di stati autoritari come la Cina e la Russia, non posso e non possiamo più permetterci di farlo. Gli indicatori parlano chiaro: da circa quindici anni le democrazie liberali sono in declino nel mondo1, mentre i regimi autoritari sono in rapida crescita. Il trend, è bene sottolinearlo, non è in miglioramento, e con tutta probabilità non lo sarà negli anni a venire2.

In un tale contesto storico e geopolitico, possiamo immaginare tre possibili scenari nel caso in cui dovesse avviarsi una transizione decrescente in Europa.

  • SCENARIO NUMERO 1. Il ‘progetto decrescita’ fallisce. La transizione verso una società decresciuta e sostenibile è avviata nel rispetto dei principi liberal-democratici da governi eletti democraticamente. Anche ipotizzando che i nuovi governi adottino politiche di transizione sostenibili dal punto di vista sociale ed economico, ci sarebbe da aspettarsi, almeno nel breve periodo, una profonda crisi economica. Questa sarebbe dovuta da una parte a una inevitabile fuga di capitali e di cervelli, dall’altra allo svantaggio commerciale dell’Europa decrescente nei confronti delle economie della crescita3. La crisi sarebbe facilmente sfruttabile dalle opposizioni politiche, portando all’elezione di un nuovo governo pro-crescita alle successive elezioni e facendo fallire il progetto decrescentista sul nascere.
  • SCENARIO NUMERO 2. Il ‘progetto decrescita’ sposa la via autoritaria. La transizione è avviata da governi eletti democraticamente i quali, una volta in carica, si convincono che la decrescita, dopo tutto, sia più importante dei principi liberal-democratici. Rifiutano così di abbandonare il potere in nome di un presunto bene superiore (per esempio ‘il benessere delle generazioni future’). Al fine di mantenere il potere, i governi decrescentisti iniziano a censurare le voci dissenzienti, arrestare giornalisti e oppositori politici, annullare le istituzioni democratiche e limitare le libertà e i diritti delle persone. In questo scenario, l’Europa liberale e democratica della crescita si trasformerebbe in una sorta di Russia decrescente – o, in alternativa, un colpo di stato farebbe tornare la situazione al punto di partenza.
  • SCENARIO NUMERO 3. Il ‘progetto decrescita’ ha successo nel seno del modello liberal-democratico. La transizione è avviata nel rispetto dei principi liberal-democratici da governi eletti democraticamente. Gli elettori decidono di continuare a votare per la transizione decrescente la quale, nonostante la crisi economica e i molti sacrifici, è portata a compimento senza intaccare i diritti e le libertà fondamentali delle persone o le istituzioni basilari del modello liberal-democratico (stato di diritto, divisione dei poteri, ecc.).

Poiché il primo scenario corrisponde al fallimento del progetto decrescentista e il secondo condurrebbe a una decrescita alquanto infelice, solo il terzo scenario può essere preso in seria considerazione4. Per questa ragione, il resto dell’articolo si concentrerà sulle problematiche relazionate a quest’ultimo.

Pressioni esogene e tenuta del modello liberal-democratico

Una transizione decrescente della sola Europa produrrebbe non solo una sua perdità di competitività a livello globale – con tutte le conseguenze del caso, poche delle quali positive –, ma si tradurrebbe anche in un continente indebolito davanti all’espansionismo militare, economico e culturale delle grandi potenze autoritarie (Cina e Russia in primis). Detto in altri termini, nel terzo scenario, il modello liberal-democratico sarebbe sopravvissuto alle insidie interne della transizione, ma si troverebbe maggiormente esposto a quelle esterne.

Storicamente, le democrazie liberali sono sopravvissute alle pressioni esogene quando forti e sono crollate di fronte ad esse quando deboli. La debolezza e la forza di un paese (o di un continente) e del suo regime politico è in buona misura funzione della forza dei modelli alternativi dominanti nell’ambiente politico globale. Le democrazie liberali sono attualmente in declino per numero, popolazione rappresentata e forza economica relativa, a vantaggio dei paesi autoritari. Ci sono buone ragioni per pensare che un indebolimento economico (e dunque anche militare) dei paesi liberal-democratici, esito pressoché inevitabile di una transizione decrescente, accelererebbe tale declino.

Invito chi avesse dubbi circa la volontà di paesi terzi, in una tale situazione, di approfittare della debolezza dell’Europa per perseguire i propri interessi, a guardare all’aumento esponenziale negli ultimi anni del numero e dell’entità delle ingerenze Cinesi nella politica e nella vita sociale Europea, dalla Svezia5 alla Francia 67, dalla Repubblica Ceca8 alla Lituania9, fino ad arrivare alle recenti sanzioni dirette a numerosi intellettuali e membri del Parlamento Europeo10. Anche la Russia non è da meno, con la sua volontà di espansione nell’Europa dell’est e i costanti tentativi di destabilizzazione politica, nell’area11 e non solo1213.

Tutto questo accade con un’Europa relativamente forte economicamente e militarmente. Per avere un’idea di cosa potrebbe accadere con un’Europa indebolita è sufficiente guardare a cos’è successo in Ucraina e cosa sta succedendo nel Mar Cinese Meridionale. Il disrispetto della Russia per l’ordine internazionale vigente è reso palese dall’annessione illegale della Crimea. Il disrispetto della Cina per l’ordine internazionale vigente è reso palese dalla costruzione e militarizzazione di isole artificiali in acque internazionali14, dall’invasione delle acque territoriali Giapponesi15 e Filippine16, nonché dall’invio quotidiano di aerei militari nello spazio aereo di Taiwan (380 incursioni di aerei militari nel solo 2020), con annesse costanti minacce di invasione militare dell’isola17.

Tutto questo dovrebbe essere sufficiente per lo meno a mettere in discussione la pia illusione che potremmo semplicemente farci i fatti nostri e creare un’isola felice democratica, liberale e decrescente in un mondo caratterizzato da superpotenze autoritarie in ascesa.

Va detto a chiare lettere, perché in molti sembrano dimenticarlo: se negli ultimi quarant’anni non ci sono state guerre o ingerenze straniere significative in Europa non è grazie alla bontà dei nostri vicini o al rispetto generato in loro dal nostro ahimè tanto vituperato sistema liberal-democratico. In Europa non ci sono state guerre o ingerenze straniere significative perché l’Europa (grazie anche all’appoggio militare degli Stati Uniti e alla NATO) è sempre stata relativamente forte rispetto ai suoi vicini.

Avviare una transizione decrescente in un momento storico in cui gli equilibri di forza fra paesi liberal-democratici e paesi autoritari si sta modificando a favore di questi ultimi rischia di condurre, nella migliore delle ipotesi, a una colonizzazione economica (e dunque politica e culturale) dell’Europa. Nella peggiore, a una colonizzazione militare.

Un primo passo nella giusta direzione

Nella situazione in cui ci troviamo, procrastinare la decrescita significa mettere in pericolo gli ecosistemi, e dunque il benessere delle generazioni future. Implementarla unilateralmente in un ambiente politico internazionale sempre più autoritario significa porre a rischio le istituzioni liberal-democratiche, e dunque, di nuovo, mettere in pericolo il benessere delle generazioni future.

In ambienti decrescentisti questo potenziale trade-off fra democrazia liberale e decrescita è sovente ignorato, o addirittura negato, come se vivessimo in una bolla e i diritti individuali (civili, politici, umani) di cui disponiamo siano nostri per sempre, a prescindere dalle nostre scelte e da quelle dei nostri governi. Eppure sono innumerevoli i casi in cui democrazie liberali si sono trasformate in terribili dittature: l’Italia fascista e la Germania nazista o, più recentemente, il Venezuela di Chavez e la Turchia di Erdogan sono solo alcuni fra gli esempi più noti. Persino nell’Europa di oggi l’Ungheria di Orbán solleva grandi preoccupazioni. In tutti questi casi non sono state neppure necessarie influenze straniere dirette. Sono stati sufficienti leader forti che hanno saputo sfruttare (a livello elettorale o direttamente attraverso un colpo di stato) un periodo di instabilità economica, politica e sociale.

La strategia è quasi sempre la medesima: appellarsi a una visione illiberale della democrazia, per cui il volere (o il supposto ‘bene’) della maggioranza è posto al di sopra di qualunque cosa, inclusa la tutela delle minoranze e degli individui. Si tratta della stessa retorica utilizzata dalla Cina per legittimare i campi di concentramento nello Xinjiang, il genocidio culturale in Tibet, la tortura e gli arresti di giornalisti e dissidenti politici. “Abbiamo il consenso della maggioranza dei cinesi”, dichiarano (a ragione) i portavoce del PCC a chi li critica dall’interno e dall’esterno18. Come ce l’avevano i nazisti tedeschi e i fascisti italiani.

La democrazia senza liberalismo è proprio questo: una dittatura della maggioranza. Poco importa, all’atto pratico, se quella maggioranza ha eletto direttamente i propri leader o meno. Il rischio più grande che corriamo non è dunque la morte della ‘democrazia’, quanto la morte di un tipo specifico di democrazia: la democrazia liberale. La decrescita, per essere felice, deve impedire a tutti i costi tale morte.

Come riuscirci è una domanda aperta, ma divenire consapevoli dell’esistenza di un legame profondo fra transizione decrescente, benessere delle persone e tenuta del sistema liberal-democratico è un primo, fondamentale passo nella giusta direzione.

Note:

1 Basato sui dati di Freedom House, scaricabili qui: https://freedomhouse.org/sites/default/files/2020-04/All_Data_Nations_in_Transit_NIT_2005-2020_for_website.xlsx

2 Cfr. Il rapporto ‘Nations in Transit 2020’ di Freedom House: https://freedomhouse.org/report/nations-transit/2020/dropping-democratic-facade

3 Per un approfondimento, cfr. i capitoli 2 & 6 di F. Tabellini, Il secolo decisivo: storia futura di un’utopia possibile, Manto Blu, 2018.

4 Un ipotetico mancato accordo su questo punto non farebbe che confermare l’attuale precaria stabilità della democrazia liberale europea.

5 Fonte: https://thediplomat.com/2019/12/china-tries-to-put-sweden-on-ice

6 Fonte: https://www.france24.com/en/france/20210322-france-to-summon-china-envoy-over-insults-threats-to-french-mps

7 Fonte: https://www.theguardian.com/world/2020/oct/14/china-insists-genghis-khan-exhibit-not-use-words-genghis-khan

8 Fonte: https://thediplomat.com/2020/02/czech-companies-the-latest-target-of-chinese-retaliation-for-taiwan-ties

9 Fonte: https://www.lrt.lt/en/news-in-english/19/1378043/we-will-not-be-intimidated-despite-china-threats-lithuania-moves-to-recognise-uighur-genocide

10 Fonte: https://www.politico.eu/article/china-slaps-retaliatory-sanctions-on-eu-officials

11 Fonte: https://www.rferl.org/a/russia-e-mail-hack-belarusian-usorsky-piskorski-dugin/28363888.html

12 Fonte: https://www.repubblica.it/esteri/2019/07/10/news/russia_come_putin_ha_versato_milioni_di_dollari_alla_lega_di_salvini_-230866514

13 Fonte: https://euobserver.com/foreign/148099

14 Fonte: https://www.defensenews.com/opinion/commentary/2020/04/17/chinas-island-fortifications-are-a-challenge-to-international-norms

15 Fonte: https://www.japantimes.co.jp/news/2021/02/08/national/china-justifies-coast-guards-entry

16 Fonte: https://www.aljazeera.com/news/2021/4/16/duterte-urged-to-confront-chinese-bullying-in-south-china-sea

17 Fonte: https://www.bbc.com/news/world-asia-56728072

18 I critici interni non sono così fortunati da ricevere una semplice risposta verbale.

2 Commenti

  1. Ho l’impressione che il capitalismo vincente tenda a produrre politiche liberali, mentre il capitalismo in difficoltà si trincera in regimi più o meno autoritari. Che il capitalismo possa prosperare senza liberalismo lo abbiamo visto e lo vediamo. Se il liberalismo possa sopravvivere al capitalismo è la grande questione che qui, molto a proposito, si solleva. Non ho risposte, solo domande.

    • La mia risposta a quella domanda è che è possibile, ma non è affatto un esito scontato. Non credo esista un’incompatibilità di fondo fra liberalismo politico e decrescita materiale. Credo però che occorrerà uno sforzo concreto per renderlo possibile. Aggiungo che sarà più facile per il liberalismo sopravvivere se la decrescita sposerà la via riformista e non quella rivoluzionaria.

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