Immagino che una persona come me dovrebbe provare livore e sdegno verso il cosiddetto Decreto Semplificazioni, reo di legittimare l’ennesima colata di cemento in un paese che, secondo il rapporto ISPRA del 2019 ‘Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici‘, ogni secondo è gravato dall’aggiunta di due metri quadrati di cemento; specialmente poi se vengono riesumate vere e proprie mummie come la TAV Torino-Lione o la Gronda, già bocciate dalle relazioni costi-benefici, senza contare tutti gli orribili slogan che hanno accompagnato il provvedimento (“tornare a correre”, “alziamo il limite di velocità dell’Italia e rafforziamo gli autovelox”, “da oggi si rischia di più a non firmare i permessi che a firmarli”, ecc.)
Eppure, lo confesso, non ce la faccio ad arrabbiarmi. Sento piuttosto la medesima compassione che deve aver provato chi, ancora tra gli anni Cinquanta e Sessanta, incontrava in qualche isoletta sperduta del Pacifico dei fanatici soldati giapponesi che si sforzavano di credere che la guerra non fosse finita e che il paese del Sol Levante stesse vincendo il conflitto, in barba a tanti anni di isolamento e mancanza di comunicazioni.
Il fatto è che, mentre potevo rodermi il fegato contro la ‘società della crescita’, la ‘società della decrescita creata dalle strategie per la crescita’ può solo farmi pena, per quanto rimanga estremamente pericolosa. Ho provato a indignarmi alla maniera di Marco Revelli, Marco Aime e Paolo Cacciari con i loro (ottimi) articoli su Comune.Info, ma onestamente non ce la faccio nel momento in cui tutto degenera in farsa, quando neppure i falsi profeti credono più alle loro stesse menzogne, ma si sentono comunque obbligati a salvaguardare i loro sempre più scalcinati totem, dalla fiducia nel ruolo messianico della tecno-scienza (un recente studio italiano esprime una perplessità che molti da tempo nutrono, ossia che un vaccino contro un Coronavirus potrebbe essere tecnicamente impossibile da realizzare) fino alla sacralizzazione della proprietà che impedisce qualsiasi forma di redistribuzione (proprio nel momento in cui avresti tutte le ‘attenuanti’ per attuarla, visto l’allarme sociale).
Nel frattempo, si ‘festeggia’ il sesto anno di perdite della famigerata BreBeMi, inutile autostrada alternativa alla A4 che collega Brescia, Bergamo e Milano. Forse ha ragione Comune-Info a definire le politiche governative ‘il tempo dell’anacronismo’, ma a me sembrano semplicemente il perpetuarsi dell’eterno presente in cui siamo invischiati da quarant’anni a questa parte.
Ci sono solo due errori che si possono fare nel cammino verso il vero: non andare fino in fondo e non iniziare (Buddha)
Fonte immagine in evidenza: murales di Banksy