Fase 2: #io scelgo la salute

0
2251

La pandemia di Covid-19 ha messo ufficialmente la salute al centro dell’attenzione, elevandola a priorità assoluta verso la quale indirizzare ogni azione. Siamo diventati tutti più accorti nei riguardi della salute nostra e dei nostri cari perché abbiamo davvero preso paura.

Questa malattia colpisce forte e sa polverizzare in pochi attimi le nostre particolari, intime realtà, annullando crudelmente le nostre esistenze o immiserendole attraverso la privazione dei legami interpersonali più importanti per la nostra vita. Ci ha fatto rendere conto della nostra grande fragilità.

Siamo così fragili da poter essere spazzati via senza preavviso.

Questa consapevolezza è una delle eredità della pandemia e bisognerebbe evitare che si riducesse a un’idea passeggera lampeggiata nelle nostre menti sulla spinta della paura e destinata a sbiadire una volta passato, o almeno attenuatosi, il pericolo. Bisognerebbe sfruttarla, cercando di renderla radicata nelle coscienze in modo che continui a fungere da principio guida.

La crisi economica appena cominciata porterà probabilmente a una riduzione dei consumi. Ma perché questo abbia un effetto sul ridimensionamento del consumismo come modalità di vita, si dovrebbe idealmente accompagnare a un miglioramento della qualità degli acquisti.

Per raggiungere questo obiettivo si può ora puntare più che mai sulla consapevolezza di quanto ci sia cara la salute.

Gran parte dell’industria alimentare e la ristorazione fast food si preoccupano solo dei propri profitti che impinguano vendendo grandi quantità di prodotti a prezzo contenuto e necessariamente di scarsa qualità, confezionati con ingredienti provenienti dall’allevamento e dall’agricoltura intensivi. Si tratta di cibi preparati con ingredienti raffinati, scarsi di fibre alimentari e ricchi di zucchero e grassi, sostanze, queste ultime, che generano una sensazione di piacere in chi le consuma, spingendo a mangiarne di più e creando una sorta di dipendenza.

Infatti, perché quasi tutte le industrie alimentari, anche quelle più probe che hanno sviluppato prodotti con meno grassi, si rifiutano di ridurre il contenuto di zucchero nei dolciumi? Quando lo fanno, si preoccupano di aggiungere dolcificanti artificiali per non disabituarci al gusto dello zucchero, cosa che ci porterebbe gradatamente a consumarne di meno e ad apprezzare di meno i loro prodotti.

Siamo dunque portati a cercare questi cibi non solo perché attratti dal basso prezzo (sicuramente un richiamo, soprattutto in momenti di ristrettezze economiche), ma anche perché una volta provati ne desideriamo ancora.

Ma consumarli abitualmente significa minare la nostra preziosissima salute

Questo è chiaro e provato: un’alimentazione ricca di prodotti industriali di bassa qualità e sbilanciati da un punto di vista nutrizionale è la base di malattie metaboliche, che creano, cioè, squilibri globali nel funzionamento del nostro organismo, alla lunga danneggiandolo e provocando malattie.

Quali le malattie più comuni? Malattie cardiache e della circolazione, diabete, disturbi digestivi e renali: proprio quelle malattie che aumentano il nostro rischio di non riuscire a superare il Covid-19.

Infatti, seppur in larga parte curabili e rese croniche, queste malattie indeboliscono l’organismo e la nostra capacità di reagire alle infezioni: per questo il Covid-19 è particolarmente violento nelle persone già debilitate.

Il distanziamento sociale ci aiuta a non infettarci a vicenda, ma dobbiamo responsabilizzarci ancora di più nei confronti della nostra salute e fare del nostro meglio per preservarla.

Un’azione concreta è proprio quella di nutrirci in modo più sano, scegliendo prodotti naturali e bilanciati ed evitando quelli industriali che ci allettano con i loro prezzi bassi e la promessa di darci piacere. Questa tendenza dovrebbe diventare generalizzata e coinvolgere tutti, fino a trasformarsi in una scelta di vita imprescindibile per preservare la nostra salute. A questo punto si potrebbe raggiungere quella massa critica di persone che chiede e riesce a ottenere azioni concrete, in questo caso in primis da parte delle stesse industrie alimentari, per un cambiamento delle abitudini di vita e, dunque, sociale.

Lo stesso principio vale per una presa di coscienza sempre più convinta ed efficace dell’importanza di salvaguardare l’ambiente. I vari movimenti che da anni si battono in questo senso non sono ancora abbastanza forti contro chi sfrutta e degrada l’ambiente per il proprio profitto. Attività industriali incuranti dell’inquinamento che generano, disboscamenti selvaggi distruggono l’ambiente naturale e avvizziscono la vita, compresa la nostra.

È dimostrato un nesso tra degrado ambientale e diffusione di malattie infettive trasmesse dagli animali. Il disboscamento riduce le aree a disposizione degli animali selvatici, i quali allora si concentrano in zone sempre più piccole e vicine a quelle abitate da noi. I contatti tra questi animali (e gli eventuali microrganismi patogeni che portano in sé) e noi o i nostri animali domestici sono sempre più facili e possono favorire il passaggio di infezioni da loro a noi.

Inoltre, anche l’inquinamento dell’aria può agevolare il diffondersi delle infezioni, compresa Covid-19, come già riportato da due studi, dei quali, il primo pubblicato è italiano.

Di fronte a tutto questo — cibi di bassa qualità che, anziché nutrirci, in un certo senso ci intossicano, distruzione del nostro ambiente naturale, inquinamento di aria, acqua e terra, cioè della sostanza materiale della nostra vita — che viene perpetuato per i profitti economici e l’avidità di una minoranza, dovremmo arrivare a provare un profondo disgusto nel momento in cui siamo pienamente coscienti del valore inestimabile della nostra salute e le assegniamo la priorità assoluta che le spetta.

Questo enorme disgusto farebbe nascere allora una ribellione intima che coinvolgerebbe un numero sempre più grande di persone, dando forza a chi già si impegna per un ridimensionamento dello stile di vita consumistico scelto coscientemente da pochi per il proprio ritorno economico e imposto ai più.

Nel clima attuale, campagne e iniziative informative che enfatizzino l’importanza della salute e il fatto che finalmente ce ne siamo resi conto potrebbero far risuonare le nostre coscienze risvegliate e dar loro una voce risoluta e pressante, al punto che le nostre istanze non possano più essere ignorate.

Bisognerebbe sfruttare la sensibilità di questo momento con interventi dalla grande forza comunicativa e di larga diffusione, sostituire “io resto a casa” con “io scelgo la salute”, per rendere noto a tutti che il cambiamento di stile di vita, oltre a essere salutare, è possibile se si cambiano certe regole del mercato.

A questo punto, le richieste dei più non potranno essere ignorate e potrebbero finalmente spingere gli organi legislativi a intervenire in terra oggi “proibita” per un cambiamento globale a sostegno questa volta della salute e della vita.

Fonte immagine in evidenza: pxhere, modificata

CONDIVIDI
Articolo precedentePensiero critico, critica del pensiero/2 Il debunking
Articolo successivoPensiero critico e critica del pensiero/3 – Il fenomeno Burioni
Docente universitaria, divulgatrice scientifica e autrice (https://www.goodreads.com/author/show/10794700.Agnese_Mariotti). Tendo spontaneamente a ricercare un equilibrio dinamico in ogni aspetto della vita, con un alternarsi di crescita e decrescita che si alimentano a vicenda, portando all’evoluzione della mente e dello spirito umani.

Lascia un commento

Inserisci il tuo commento
Inserisci qui il tuo nome

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.