Essere incompresi nell’era dell’abbondanza

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Molti dei miei amici che mi vedono andare in bicicletta tutti i giorni pensano che lo faccia puramente per un fattore ecologico, altri pensano che io sia un gran spilorcio che vuole risparmiare su qualsiasi cosa faccia, o che sia una sorta di santone che auspica un ritorno all’età della pietra, alla clausura e all’austerità monastica. Credo che addirittura alcuni pensino che uso la bicicletta perché le mie condizioni economiche non possano permettermi di meglio. La bicicletta è comunque vista come qualcosa di arretrato e inferiore, soltanto perché è tecnologicamente più semplice e antecedente dei mezzi motorizzati, ma non per questo è meno efficiente ed efficace, anzi. Pochissimi riescono a capire cosa c’è dietro all’atto innocente di usare la bicicletta per i propri spostamenti giornalieri. Vedere esclusivamente l’aspetto ecologico o economico è riduttivo. Alle spalle di tale scelta vi è un entroterra culturale molto vasto.

Allo stesso modo, quando scelgo volontariamente di fare a meno di qualche schiavo energetico (auto, ascensore, climatizzatore …) la maggior parte delle persone pensa che lo faccia perché ho pochi soldi oppure perché sono taccagno. Tante persone mi vedono fare le scale e mi dicono subito: “c’è l’ascensore, non l’hai visto?”, si sbalordiscono sempre se scelgo di fare le scale quando c’è la possibilità di prendere un mezzo meccanico che fa tutto al posto tuo. Mi capita spesso che le persone hanno la mania di accompagnarmi in auto, quando io vorrei fare due passi perché mi fa piacere, e non credo lo facciano soltanto per buona educazione, ma soprattutto perché ritengono che usare i piedi quando non è necessario sia inopportuno, non ragionevole. Una cosa è andare in palestra o a correre nel parco, quello sì che ha una logica: smaltire il grasso in eccesso, tenersi in forma, mostrarsi in pubblico atletici e vigorosi. Ma se durante le nostre normali funzioni giornaliere rinunciamo a uno schiavo energetico siamo semplicemente dei tirchi, dei poveracci o abbiamo perso la testa. Non c’è altra spiegazione.

È soprattutto per questi motivi che spesso mi sento isolato e incompreso. Io stesso che sono figlio di questa cultura dell’abbondanza da cui voglio uscire sto facendo sforzi. Se non ci alleniamo tutti quanti a pensare diversamente e a fare esercizi di alternative di pensiero, non potremmo mai uscire dal senso comune diffuso.

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Mi interesso da qualche anno delle tematiche della decrescita e della sostenibilità ambientale, economica e sociale. Sono arrivato alla decrescita dopo il mio percorso di studi di ingegneria nel settore della produzione di energia. Durante gli anni universitari sono stato membro attivo dell’associazione studentesca europea AEGEE ed ex presidente della sede locale di Firenze (AEGEE-Firenze). Ho lavorato a un progetto sull’energia geotermica a Budapest, dove sono vissuto per alcuni mesi nel 2009 e nel 2010 e ho scritto la tesi di laurea specialistica. Ho studiato anche la lingua ungherese. Nell’autunno del 2010 ho scritto il saggio Decrescita Felice e Rivoluzione Umana e aperto l’omonimo blog dove cerco di diffondere le mie idee attorno alla decrescita felice e alla filosofia buddista. Nel 2012 ho contribuito alla rinascita del Circolo Territoriale del Movimento della Decrescita Felice di Firenze (MDF-Firenze), di cui sono parte attiva. Ho lavorato nel settore delle energie rinnovabili, in particolare fotovoltaico ed eolico. Mi diletto nello scrivere poesie “decrescenti” e nello spostarmi quasi sempre in bicicletta. Credo nella sobrietà, nella semplicità e nelle relazioni umane disinteressate come mezzo per migliorare la qualità della vita e cerco ogni giorno di attuarle. Ho scritto due libri sulla decrescita liberamente scaricabili da questo sito: "Decrescita Felice e Rivoluzione Umana" e "Ritorno all'Origine"

7 Commenti

  1. Come ti comprendo, la fatica fisica viene contemplata quasi solo in un ambito dove si paga , per un certo tempo e per avere un certo tipo di risultati. Sembra che siamo nell’era della comoda pigrizia e della massima contraddizione ! Ma non sei solo! Fa parte di noi il bisogno di essere compresi da altri ,ma che enorme merito e soddisfazione essere tra i pochi che spianano e aprono la strada agli altri ! Auguri .

  2. Buongiorno Luca.
    Io non ho la patente, ho le gambe e per quanto più o meno tutti siamo dotati di arti inferiori, il fatto che io li usi in maniera esclusiva, fa di me un’aliena..
    Mi è stato anche chiesto se non guidare non sia come essere handicappati..
    Certo è che il modo di vedere il mondo cambia a seconda delle scelte che si fanno. Per esempio, a me capita di dire che un posto vicino è un luogo a nemmeno due chilometri.. e tutti mi guardano sgranando gli occhi, come se gli avessi detto di andare a piedi sulla luna..
    Perchè noi che viviamo in questo modo, vediamo un mondo diverso da come lo vedono molti altri. E’ per questo che spesso non riescono a capirci..
    Per molto tempo io mi sono sentita in dovere di spiegare il mio punto di vista, suscitando solo incredulità, contrarietà o, raramente per fortuna, aperta derisione.
    Adesso vivo e basta, nel mio modo e seguendo il mio credo. Se qualcuno mi chiede spiegazioni sulle mie scelte, non le lesino, ma alla fine credo che il mio comportamento sia la spiegaizone migliore per chi vuole capire. E chi non vuole…non capirebbe comunque.
    In ogni caso, non pensi di essere solo.. magari quelli che la pensano nel suo stesso modo, non sono vicini, ma ce ne sono tanti. Solo che non facciamo notizia, lavoriamo nel quotidiano in silenzio, perchè per noi è normale vivere così.. E forse, questo silenzio operoso, un giorno sarù la vera rivoluzione.

  3. Le persone hanno la sfacciataggine di bloccare qualsiasi stile di vita alternativo e lontano dalle loro menti bagate, loro vivono come vivono tutti gli altri non considerano niente di originale, personalmente quasi qualsiasi cosa che faccio viene criticata perche’ non e’ ritenuta omologata da questa societa’ , bene siccome il mio compito e’ quello di dare fastidio a questi benpensanti , borghesi, moralisti , bacchettoni e conformisti il mio metodo di misura della mia vita e’ semplice , se faccio una cosa che infastidisce codeste persone , bene allora e’ una cosa giusta da fare. VIVIAMO ANTICONFORMISMO

  4. Penso che si possa fare tutto in maniera democratica, con se stessi e con gli altri, e che sposare certe idee non significhi necessariamente essere talebani nel seguirle. Ma questo non è facile da capire per chi sta ben alla larga da scelte di qualsivoglia genere. Vado in giro anche io in bici e ti capisco, sono vegetariana e mi sento ripetere in continuazione che non salverò il mondo non mangiando mucche, maiali, polli e uova, oppure mi sento criticare perchè anche la coltivazione della verdura è nociva per il pianeta…
    Si tratta semplicemente di ignoranza e bisogna perdere un bel pò di tempio a spiegare che si può vivere anche così. Ma sarà difficilissimo se il nostro interlocutore crede che comprare un televisore a 40 pollici sia un obiettivo da raggiungere…

    • Ciao Mara,
      grazie per il tuo commento.
      Io penso che non si tratti semplicemente di ignoranza, spesso siamo informati ma anche davanti all’evidenza continuiamo imperterriti in alcuni atteggiamenti che più o meno sappiamo essere distruttivi.
      Vince sempre la logica del compromesso,”meglio morire di fumo che di fame”. E la maggior parte delle persone che si ritengono “green” vorrebbero “la botte piena e la moglie ubriaca”.
      Tuttavia io credo che l’ignoranza non sia soltanto superficiale, nel senso di ignorare qualcosa o di non conoscere qualcosa, e perciò risolvibile soltanto con maggiore presa di coscienza e informazione diffusa. io credo che si tratti di un ignoranza inconscia più profonda e radicata nei nostri animi, che può essere “illuminata” soltanto attraverso una trasformazione interiore che vada alla radice della nostra consapevolezza individuale.
      Luca

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