Rick DuFer, quando il filosofo fa cilecca

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Quello che segue è il filmato in cui replico ai due video in cui il divulgatore noto su Youtube con il nome di Rick DuFer (pseudonomimo di Riccardo Dalferro, chi non lo conoscesse può leggere qui la sua biografia), smentendo l’esistenza di un problema demografico, da una parte attacca aspramente le riflessioni della deputata statunitense Alexandria Ocasio-Cortez sull’opportunità di procreare in un pianeta sovrappopolato (accusandole di propositi neocolonialisti), dall’altra contesta l’ecologista Andrea Natan Feltrin – intervenuto a difesa di Ocasio-Cortez – per averlo criticato, a suo giudizio, in modo non consono.

Ecco invece la mia valutazione delle fonti presentate da DuFer a sostegno della tesi secondo cui nel mondo attuale non esiste alcun problema demografico:

  • recensione del libro Illuminismo Adesso (Enlightenment Now), scritto dallo psicologo Steven Pinker, pubblicata sul New York Post: rimando alla mia personale recensione dell’opera, disponibile sul blog Apocalottimismo;
  • articolo ‘Seven-billionth human marks demographic change: expert’ di Jym Forsyth: consiste in una sintesi degli studi del sociologo Dudley Poston illustranti la diminuzione della crescita del tasso di natalità a livello globale dagli anni Settanta a oggi, parallelamente a un calo della mortalità; a partire dal 2050 circa viene prospettato l’inizio della contrazione della popolazione mondiale. Ignorando completamente le problematiche ambientali e di capacità di carico del pianeta, l’autore non si interroga sulla compatibilità di tale tempistica con le condizioni ecologiche della Terra (la quale, come evidenziato nel mio video, si trova già ora in overshoot).
  •  video+articolo di Hans Rosling: sempre ragionando nell’ottica della transizione demografica ‘depurata’ da qualsiasi preoccupazione ecologica, Rosling ipotizza nel giro di un secolo il picco della popolazione umana, una volta raggiuti gli 11 miliardi di abitanti, riponendo fiducia nello sviluppo tecnologico per sostenere il maggior tenore di vita dei popoli giunti in ritardo al pieno sviluppo industriale.
  • articolo tratto dal blog di Matt Ridley: riproponendo pari pari le visioni di Forsyth e Rosling, Ridley ipotizza l’azzeramento del tasso di crescita della popolazione mondiale intorno al 2070, con conseguente graduale ampliamento della natura selvaggia; pure questa disamina ignora problematiche ambientali e di capacità di carico del pianeta. Nel testo viene inoltre presentata una ricerca della Rockfeller University alquanto fiduciosa sulle possibilità dell’agricoltura industriale (figlia della cosiddetta Rivoluzione Verde) di sfamare l’umanità in crescita (ne accenna anche Forsyth); ne riportiamo uno stralcio significativo:
“Another 50 years from now, the Green revolution may be recalled not only for the global diffusion of high-yield cultivation practices for many crops, but as the herald of peak farmland and the restoration of vast acreages of nature. almost 20 years ago we made a wild surmise about land sparing (waggoner 1994). now we are confident that we stand on the peak of crop-land use, gazing at a wide expanse of land that will be spared for nature”.

Tale fideismo cozza decisamente con le recenti prese di posizione della FAO, che ha    dichiarato oramai esaurito il paradigma agricolo della Rivoluzione Verde; l’agenzia dell’ONU per il diritto al cibo è inoltre molto preoccupata per gli effetti del cambiamento climatico sulle coltivazioni, problematica totalmente assente nella ricerca (nonché nelle valutazioni delle fonti proposte da DuFer).

  • libro Population and society di Dudley Poston: non avendolo letto, non mi permetto di esprimere un giudizio, anche se è lecito attendersi la riproposizione dei contenuti esposti nel contributo di Forsyth; sensazione corroborata consultando l’indice dell’opera, disponibile su book.google, dove si fa riferimento unicamente a parametri sociologici e non di impatto ambientale

 

Giudizio complessivo: le fonti scelte da DuFer, omettendo completamente qualsiasi riferimento alla scienza ambientale, sono profondamente viziate da cherry picking, per cui l’intero impianto concettuale presenta enormi falle. ‘Sovrappopolazione’ nei suoi ragionamenti diventa un concetto totalmente soggettivo, astratto dalla capacità di carico planetaria. Non solo viene dato per scontato che i paesi poveri ed emergenti raggiungeranno il pieno sviluppo (la tecnologia, alla maniera della divina Provvidenza, metterà a posto le cose risolvendo qualsiasi problema di produzione agricola e industriale dovute al progressivo esaurimento delle risorse); per giunta si evita di riflettere sulla possibilità reale di conciliare le tempistiche di stabilizzazione demografica ipotizzate dalla sociologia, orientate nel lungo periodo, con le già gravi e urgenti condizioni ecologiche del pianeta. L’intero discorso fila liscio e coerente, ma alla stessa maniera dei brillanti sillogismi di Don Ferrante che, nei Promessi Sposi, negano l’esistenza della peste.

Infatti, lasciando le basi fisiche del mondo ‘fuori dalla porta’ e impostando la discussione unicamente su basi sociologiche, DuFer  – insieme a tutti gli altri ‘ottimisti e razionali’ – può ‘fare i conti senza l’oste’, avendo quindi gioco facile nel dimostrare la validità delle proprie ragioni e screditare chi le contesta. Tale approccio può avere forse dei meriti sul piano della dialettica così come intesa dalla sofistica o da alcune correnti culturali postmoderne, ma  scientificamente parlando il suo valore è nullo.

 

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Nasco a Milano il 7 febbraio 1978. Sono un docente precario di italiano e storia nella scuola superiore, interessato ai temi della sostenibilità ambientale e sociale. Insieme a Jacopo Simonetta ho scritto 'La caduta del Leviatano. Collasso del capitalismo e destino dell'umanità, edito da Albatross Il Filo.

5 Commenti

  1. Grazie Giussani. Mi pare che al minuto 7:50 del suo video, Dufer spieghi perché la povertà favorisca la natalità in un circolo che definisce vizioso, poi circa cinque minuti dopo dice che figliare e’ effetto dell’arricchimento procapite , quindi di un’economia più florida ?? Mi suona contraddittorio ma potrei aver capito male. Poi citare quei dati sul terzo mondo e negare che ci sia una “esplosione di corpi sulla terra” mi lascia perplesso. Poi lamenta troppa ignoranza su un problema demografico che… non e’ detto che ci sia!
    Mah! Solidarietà a Natan Feltrin.

    • DuFer ha anche risposto al video sulla pagina Facebook di DFSN. Molto educato, ovviamente non l’abbiamo convinto e si detto un po’ infastidito dell’immagine finale del mio video.

    • il circolo vizioso creato dalla natalita dei poveri non ha niente a che vedere con l’affermazione che figliare e indice di benessere sono due affermazioni che sono in due contesti simili ma diversi e comunque non sono valori assoluti perche se ci pensi puo essere vero anche il contrario
      sicuramente c’è stato un incremento di popolazione è innegabile
      ma non dev essere un problema a tutti i costi il numero non è ancora tale da farci preoccupare seriamente e cmnque questi problemi sono strettamente legati alle fonti energetiche che si evolvono nel tempo basti pensare alle nuove centrali a fusione nucleare; i posti a tavola ci sono se il cibo non manca

      • Insomma, l’impronta ecologica e altri importanti parametri ambientali dicono proprio il contrario, cioè che siamo in overshoot e altre cose poco piacevoli. E sulle ‘nuove centrali a fusione’ non c’è nulla di concreto.

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