Piccola guida per negazionisti climatici

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La Conferenza sul clima di Katowice non di è rivelata particolarmente costruttiva, l’improvvisata Santa Alleanza della restaurazione del business as usual formata da Stati Uniti, Russia, Kuwait e Brasile ha agito in tutti i modi per impedire che venissero intraprese misure drastiche (e soprattutto drammaticamente necessarie) contro il riscaldamento globale. Tutto ciò mi ha portato a rispolverare un contributo che avevo pubblicato per Apocalottimismo, la tragicomica ‘Piccola guida per negazionisti climatici’, nella speranza che possa essere di qualche aiuto.

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E’ da un po’ di tempo che, sui social network e in generale sul Web, vedo i negazionisti climatici sostenere tesi spuntate, insistendo su di un fragile cospirazionismo. Ecco quindi una piccola guida per venire in loro soccorso; innanzitutto, l’aspetto più importante è capire quale tipo di negazionismo si intenda portare avanti, per costruirci sopra le argomentazioni opportune.

“La Terra non si sta riscaldando”

Per corroborare quest’affermazione, dovete dimostrare che i dataset delle temperature medie della Terra elaborati da NASA, NOAA, Met Office Hadley Center ecc. siano errati o falsificati.

 

 

Così facendo vi accollate oneri enormi, in quanto difficilmente disporrete della sofisticata tecnologia necessaria per misurazioni alternative (il termometro in giardino potrebbe non bastare), inoltre fenomeni come l’assottigliamento della calotta polare o il ritiro dei ghiacciai non vengono in sostegno della vostra tesi. Se vent’anni fa era ancora proponibile, oggi sconsiglio decisamente questo approccio.

“La causa del global warming non è la CO2”

Rispetto all’ipotesi precedente, non si nega l’evidenza del riscaldamento planetario, rendendovi il compito molto più agevole; forse, per sembrare ancora più credibili, è meglio limitarsi a un più vago “esistono molti dubbi sul ruolo della CO2 nel global warming”; così, invece di ostentare dogmatica perentorietà,  mostretere un ragionevole ‘scetticismo’ (il dubbio metodico non è forse il cardine del pensiero scientifico?). Se vi chiedono di illustrare i possibili fattori alternativi, vi consigliamo di puntare sul caro vecchio Sole, c’è chi ha tentato spiegazioni più bizzarre tirando in ballo ad esempio i raggi cosmici, venendo smentito senza troppe difficoltà.

 

 

Se il San Tommaso di turno andasse a consultare l’andamento storico dell’intensità solare, ricordate che esso è ricostruito tramite modellizzazioni sulle quali è possibile polemizzare a oltranza, secondo una modalità che vi spiegheremo in seguito. Difficilmente sarete così sfortunati da trovare interlocutori che si prendano la briga di confrontare i principali modelli dell’attività solare scoprendo che, nonostante le discrepanze sui valori, riportano tutti dei trend che cozzano decisamente con l’andamento reale delle temperature (in particolare concordano nell’indicare un calo di intensità media negli ultimi vent’anni rispetto ai decenni precedenti).

 

Fonte: Matthes & Funke 2015

 

“Le previsioni non sono credibili”

Se siete tanto iellati da incappare in pedanti pignoli guastafeste, tranquilli, mantenete la calma perché non avete ancora esaurito le risorse dialettiche, anzi!

Non essendo possibili i tradizionali esperimenti di laboratorio, gli studiosi sono costretti a formalizzare il funzionamento del clima – cioé un sistema caotico dove interagiscono molteplici variabili – in modelli al computer, per cui errori nelle previsioni sono sempre dietro l’angolo; inoltre, i climatologi stessi sono talmente ingenui da ammettere candidamente in dichiarazioni pubbliche la necessità di perfezionare tali elaborazioni (enfatizzate a dovere simili affermazioni con del sano cherry picking).

Ovviamente, lo scopo della vostra critica consiste nell’instillare il dubbio ‘previsioni sbagliate = fallacia dell’influenza antropica nel global warming’. Più carne al fuoco mettete – quindi non solo imprecisioni riscontrate sulle temperature medie del pianeta e sulle concentrazioni di CO2, ma anche sullo scioglimento della calotta artica, sulle modificazioni del jet stream ecc – più possibilità avete di essere creduti.

Attenzione però ad agire con cautela per non darvi la zappa sui piedi da soli. Vi riportiamo un commento sul Web dove un valido negazionista è scivolato su di una pericolosa buccia di banana:

Se qualcuno avesse consultato la ricostruzione dell’attività solare nel nuovo modello CMIP6, esposta nel paper linkato, avrebbe scoperto il seguente grafico, confrontante le elaborazioni di CMIP5 (blu) e CMIP6 (rosso):

 

E’ evidente come CMIP6 delinei un’attività inferiore rispetto alla versione precedente, rendendo quindi più spiegabile il rallentamento del riscaldamento globale tra il 2000 e il 2010 e convalidando ulteriormente l’ipotesi antropica (il quinquennio dal 2010 al 2015, nonostante l’irradiazione relativamente bassa, è stato contrassegnato da alcune delle temperature medie più elevate mai registrate). Quindi date addosso ai modelli, ma con prudenza.

“Esigo prove”

Facendo il verso a Winston Churchill, il vostro compito è dimostrare che la spiegazione antropica per il global warming è la peggiore (a eccezione di tutte le altre, ma non importa). Del resto, se qualcuno avesse scoperto una causa davvero capace di chiarire meglio il fenomeno, questi non perderebbe il suo tempo pontificando su youtube o blog poco visitati: diventerebbe infatti una delle persone più influenti del pianeta, corteggiato da politici, think thank e corporation che da anni investono milioni di dollari nelle campagne anti-global warming assoldando scienziati capaci di fare capolino sui media con qualche dichiarazione a effetto prima di essere miseramente sbugiardati.

Detto ciò, vi rimane un importante asso nella manica: la richiesta di una prova definitiva. Così facendo andate sul sicuro per la semplice ragione che essa non esiste e, soprattutto, non può esistere. La scienza, specialmente quella impegnata nello studio dei sistemi complessi, non contempla prove ‘definitive’ o ‘finali’, ma solo spiegazioni migliori delle alternative riguardo il comportamento di un determinato fenomeno, capaci quindi di mostrare maggiori evidenze; nulla da spartire con la definitezza di teoremi matematici o enunciati della logica formale. Con il tempo forse diventeranno più precise le modellizzazioni del clima, ma il suo comportamento caotico non potrà mai essere predetto con esattezza; potrete quindi ripetere a squarciagola che l’influenza antropica “è solo una teoria” (“grazie al c****!”, rosicherà qualcuno!).

Fate attenzione però a utilizzare tale pretesa limitatamente al global warming, altrimenti si rischia un gran casino: se mutatis mutandis vi chiedessero, ad esempio, la ‘prova definitiva’ che fumare provochi il cancro, vi trovereste in grande imbarazzo. Voi siete scettici ragionevoli, mica insensati nichilisti!

Non indugio sulle argomentazioni familiari a qualsiasi negazionista, del tipo “il clima è sempre cambiato”, “più caldo fa bene al pianeta”, ecc. per non tediarvi inutilmente. La causa del negazionismo climatico può essere avara di soddisfazioni scientifiche, ma è stimolante sul piano dialettico e, notoriamente, le parole sono pietre; per lapidare intellettualmente qualcuno, la verità è un optional.

(anni di esperienza sul Web mi convincono che forse è meglio precisare che tutto il discorso è ironico)

 

 

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Nasco a Milano il 7 febbraio 1978. Sono un docente precario di italiano e storia nella scuola superiore, interessato ai temi della sostenibilità ambientale e sociale. Insieme a Jacopo Simonetta ho scritto 'La caduta del Leviatano. Collasso del capitalismo e destino dell'umanità, edito da Albatross Il Filo.

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