La via Francigena di Sigerico
“La Via Francigena ha rappresentato nel corso dei secoli, fin dall’alto medioevo, l’itinerario seguito dai pellegrini dell’Europa del centro-nord, per raggiungere Roma, sede del Papato e cuore della Cristianità.
Quella che oggi si conosce come Via Francigena è l’itinerario di 1.800 km. (80 tappe) percorso in 79 giorni dall’Arcivescovo Sigerico nell’anno 990 per ritornare a Canterbury da Roma…”(da http://www.camminideuropa.it/la-via-francigena-di-sigerico/ )
La via Francigena era un complesso di vie che portava verso Roma i pellegrini provenienti dalla Francia, dalla Germania, dall’Inghilterra e da altri territori del nord Europa. Il percorso poteva spingersi anche verso la Puglia, dove, dal porto d Brindisi, i pellegrini si imbarcavano per raggiungere la Terra Santa.
Un altro itinerario della via Francigena portava in Spagna, a Santiago di Compostela, dove è sepolto l’apostolo San Giacomo
L’itinerario più importante della via Francigena era quello che da Canterbury e Londra, in Inghilterra, portava i pellegrini a Roma, luogo del martirio degli apostoli Santi Pietro e Paolo.
“Un pellegrinaggio (dal latino peregrinus, “straniero”) è un viaggio compiuto per devozione, ricerca spirituale, o penitenza, verso un luogo considerato sacro.” (https://it.wikipedia.org/wiki/Pellegrinaggio )
La nuova via Francigena
Qualche tempo fa sono arrivato a conoscenza di un itinerario di quella che potrebbe denominarsi una nuova via Francigena: parte dall’Irlanda (paese dalle forti tradizioni cattoliche) e dall’Inghilterra (paese dalle forti tradizioni…anglicane), non si svolge a piedi ma a bordo di aerei della Ryanair e di altre compagnie e, tramite voli chiamati low cost (la compagnie aeree chiedono poche decine di Euro a questi nuovi pellegrini), arriva all’aeroporto “Il Caravaggio” di Orio al Serio a Bergamo (città dalle forti tradizioni cattoliche), da dove, attraverso un sottopassaggio pedonale di poche decine di metri, si arriva a una nuova e grande cattedrale.
Foto 1 Una veduta parziale dell’immensa sagoma della nuova cattedrale
Questa cattedrale si chiama Oriocenter che, “con i suoi 105mila mq, 280 negozi e 14 sale cinema (compresa la sala Imax con lo schermo più largo d’Europa)” è nato “all’insegna dello shopping più esclusivo. Non solo: le ampie aree dedicate all’entertainment e la nuova food court, racchiusa in una scenografica architettura di legno che assicura un’atmosfera intima e avvolgente, lo trasformano in un vero e proprio destination point per famiglie, gruppi di amici, viaggiatori.”
(per ulteriori dati relativi a Oriocenter ci si può servire del seguente link http://www.oriocenter.it/ )
Foto 2 L’imponente e scintillante facciata della nuova cattedrale
Questi nuovi pellegrini (di una nuova religione che si chiama consumismo) fanno le loro devozioni, le loro ricerche spirituali, le loro penitenze (?!) (shopping esclusivo e compulsivo!!) e poi in serata, o qualche giorno dopo, sempre in modalità low cost, prendono al via del ritorno.
Per questi nuovi pellegrini gli immensi centri commerciali come Oriocenter potrebbero considerarsi dei paradisi artificiali e lo shopping esclusivo e compulsivo potrebbe considerarsi il loro narcotico preferito!
Lo shopping esclusivo e compulsivo potrebbe considerarsi (insieme a fenomeni sempre più imponenti come il gioco d’azzardo, come il consumo compulsivo di pornografia, come il sempre più diffuso possesso di animali da compagnia, ecc.) come una delle nuove modalità della maggioranza delle persone di superare la piattezza della vita quotidiana, di aumentare il loro potere e di raggiungere una condizione di straordinarietà (a proposito dell’obiettivo dell’umanità di raggiungere lo straordinario invito alla lettura di uno specifico lavoro fatto al riguardo e raggiungibile al seguente link http://www.decrescita.com/news/il-futuro-straordinario/ ).
Foto 3 La navata centrale della moderna cattedrale
Ma quanti sono questi nuovi pellegrini?
Alcuni anni fa è stato redatto il rapporto “Il turismo internazionale dall’aeroporto di Orio al Serio – Caratteristiche, comportamenti e impatto sul territorio – Gennaio 2012” da parte della Regione Lombardia insieme all’Università di Bergamo e altri enti (il Rapporto si basa su dati ottenuti da ricerche effettuate dalla Banca d’Italia).
Nel rapporto si legge che nel 2010 i passeggeri che arrivavano all’aeroporto “Il Caravaggio” di Orio al Serio (Bergamo) per ben l’1,1% lo facevano per shopping. La percentuale potrebbe sembrare irrisoria ma così non è perché in questo caso la motivazione allo shopping è la motivazione principale del viaggio e ed è quindi un’incidenza significativa. In altri casi è da ipotizzare che la motivazione allo shopping si possa aggiungere alla motivazione principale (farà sicuramente parte delle motivazioni di chi viaggia per vacanza-svago che rappresenta il 60,5% degli arrivi mentre potrebbe non avere nessuna incidenza per chi viaggia per lavoro [9,8%], per partecipare a congressi [1,6%] o per studio-corsi [4,5%]).
(a pag. 10 del Rapporto di cui più sotto si riporta il link)
Se si considera che l’anno scorso (2017) i passeggeri dell’aeroporto “Il Caravaggio” hanno superato 12 milioni di unità si deduce che coloro che hanno effettuato il viaggio con la motivazione principale dello shopping ammontano a molte decine di migliaia (la grandezza ovviamente è da incrementare fortemente se si considerano anche i passeggeri per cui lo shopping, come motivazione secondaria, si aggiunge alle altre motivazioni principali).
La provenienza dei passeggeri è molto varia ma le nazioni più rappresentate sono quelle del nord Europa…ma al primo posto c’è la “cattolicissima” Spagna! (a pag. 7 del Rapporto)
(il Rapporto a cui si è fatto riferimento è raggiungibile col seguente link www.provincia.bergamo.it/provpordocs/Rapporto%2811%29.pdf )
Foto 4 La cappella detta Food Court
Crollerà la nuova via Francigena?
Ciò che rese possibile il forte incremento demografico e il forte sviluppo urbano della Bassa Mesopotamia già a partire dalla seconda parte del sesto millennio before present (seconda parte del quarto millennio a.C.) fu l’agricoltura irrigua che, accoppiata all’uso dell’aratro seminatore a trazione animale, rese possibile rendimenti anche di 30:1 fra raccolto e semente nel campo della cerealicoltura (soprattutto grano e poi orzo).
Ciò che, invece, ha reso possibile “drogare” l’attuale nostra la società, con un esponenziale incremento demografico-urbanistico-infrastrutturale e con gli elevati attuali livelli di consumi (1), è stato l’utilizzo, iniziato da circa tre secoli fa, dei combustibili fossili.
Scriveva Aurelio Peccei a proposito degli anni sessanta del secolo scorso: ”L’uomo aveva la sensazione di avere finalmente messo le mani su una fonte di energia pressoché illimitata, che gli avrebbe permesso di trasformare a piacere la propria vita. Sapientemente alimentata da taluni interessi, l’ubriacatura del petrolio a volontà e a prezzi abbordabili faceva vedere la vita in rosa. La società dei consumi sembrava un obiettivo facile da raggiungere, rispondente alle aspirazioni di tutti. L’economia era in fase di espansione e la sua crescita sembrava assicurata per decenni, a tassi annui molto elevati.
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La cornucopia della tecnologia sembrava d’altra parte inesauribile, pronta a sfornare, una dopo l’altra, soluzioni miracolose a tutti i problemi umani.
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Tali opinioni si fondavano sulla considerazione quasi esclusiva dei fattori positivi. Le nostre generazioni possiedono in effetti una ricchezza e una varietà di risorse intellettuali e pratiche che, in teoria, possono assicurare l’espansione e lo sviluppo materiale dell’umanità ancora per lunghi anni. Si tratta di un patrimonio immenso e sempre crescente di informazioni, di conoscenze scientifiche, di competenze tecnologiche, di talenti manageriali, di esperienze di gestione, di attrezzature produttive e di mezzi finanziari, quale i nostri padri non potevano neppure sognare.
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D’altra parte si era convinti che le risorse naturali che la buona e vecchia Terra è in condizioni di dispensare alle iniziative umane erano ben lungi dall’essere esaurite, in quanto potevano essere moltiplicate o sostituite grazie a soluzioni o espedienti tecnologici.
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Ci si rifiutava di credere che nei nostri tempi la conclusione potesse essere diversa, e non ci si poneva neppure la questione se l’intero sistema umano potesse un giorno precipitare nel disastro. Una simile ipotesi pareva assurda. Il destino dell’uomo non poteva essere che quello di progredire.” (2)
Ma negli anni settanta del secolo scorso si è rotto l’incantesimo e ci sono state le prime avvisaglie che hanno fatto capire che le cose non potevano continuare come prima (si invita a tale riguardo alla lettura di un mio lavoro al riguardo [al link http://www.decrescita.com/news/gli-anni-settanta-xx-secolo/ ]).
Nel 1972 viene pubblicato il Rapporto sui limiti dello sviluppo (dal libro The limits to growth, I limiti dello sviluppo, di Donella H. Meadows, Dennis L. Meadows, Jørgen Randers e Williams Behrens III) (si veda al link https://it.wikipedia.org/wiki/Rapporto_sui_limiti_dello_sviluppo )
Il rapporto, che fu commissionato dal Club di Roma, predisse le conseguenze della continua crescita della popolazione, della produzione agricola e industriale e del connesso inquinamento sull’ecosistema terrestre e sulla stessa sopravvivenza della specie umana: entro i successivi cento anni si avrà un crollo improvviso della popolazione umana, della produzione industriale e agricola e un degrado delle condizioni di vita dell’umanità.
Bisogna anche dire che il sistema economico capitalistico si è dimostrato molto forte: nuovi Paesi (come la Cina, la Corea del sud, il Brasile, l’India e altri Paesi) sono andati incontro a un forte sviluppo e lo sviluppo è continuato nei paesi di vecchia industrializzazione, anche se a tassi notevolmente inferiori e in seguito a forti ristrutturazioni degli apparati produttivi.
Nonostante quanto appena detto sopra molti scienziati dicono che in seguito all’esaurimento dei combustibili fossili facilmente estraibili e a buon mercato e, soprattutto, in seguito ai disastri climatico-ambientali che mandano avvisaglie sempre più gravi, si creerà un complesso quadro di sconvolgimenti: è da pensare quindi che questa nuova via Francigena crollerà e questi nuovi pellegrini faranno queste loro particolari devozioni, queste loro particolari ricerche spirituali, queste loro particolari penitenze, ecc., nei paraggi di casa loro…oppure ci sono le devozioni, le ricerche spirituali e le penitenze di una volta…e poi c’è sempre la vecchia via Francigena!
Le vicende che in questi ultimi tempi hanno riguardato la compagnia aerea Ryanair (scioperi e proteste del personale per le dure condizioni di lavoro con annullamento di moltissimi voli, abbandono da parte di molti piloti e loro passaggio ad altre compagnie, pagamento per bagagli che prima erano esentati, ecc., ecc.) fanno pensare che la prospettiva nel medio-lungo termine è che ci si incamminerà sulla via che appena sopra è stata indicata.
Bisogna dire, per concludere, che se dovessimo solamente rinunciare a voli aerei di medio raggio per fare shopping, si potrebbe mettere la firma da subito per tale prospettiva: ma molti studiosi, come si accennava, dicono invece che le cose andranno diversamente e che i cambiamenti che ci aspettano saranno più profondi e interesseranno tutti gli aspetti della vita umana!
*Spero che questo articolo, dalle forti venature sarcastiche, non suoni offensivo verso i credenti cristiani: il sarcasmo è rivolto solamente alla nuova religione del consumismo, che vede il superamento della ordinarietà della vita quotidiana non con la ricerca del sacro, non con la ricerca della bellezza con l’arte, ecc., ma nello shopping esclusivo e compulsivo!
1) La realtà mondiale però, come si sa, è molto differenziata, con molte zone in cui si trova difficolta ad approvvigionarsi di cibo, acqua e a usufruire delle più necessarie cure mediche.
2) Aurelio Peccei “Cento pagine per l’avvenire” pag. 58-59 Arnoldo Mondadori Editore S.p.A. Milano 1981
Fonte foto
La foto in evidenza è ripresa da www.camminideuropa.it/la-via-francigena-di-sigerico/
La foto 1 da www.immobilienmanager.de
La foto 2 da www.percassi.com
La foto 3 da giornaleditreviglio.it
La foto 4 da www.bergamopost.it
Mi diverto a chiamare gli anni 70 del secolo scorso (ricordo, come simbolo, anche le “domeniche senza macchine” del 73 e del 74) con questo nome: “L’ultima chiamata”. Nessuno ha risposto. Ora è troppo tardi, ma dobbiamo ugualmente “fornire” consapevolezza per rendere meno traumatici i prossimi eventi, ormai inevitabili.
Guido, purtroppo il tuo pessimismo è condiviso da molti studiosi, che ritengono che ormai siano stati innescati certi meccanismi per cui anche se da adesso si cambiasse comportamento certi processi climatico-ambientali si verificheranno lo stesso.
…ma, dice il proverbio, meglio tardi che mai!