L’uomo costruisce e demolisce. Gli oggetti, opera delle sue mani, hanno una data di origine e una di scadenza. Ci siamo abituati alla ” temporaneità” delle cose, alla loro breve vita, che a volte termina ben prima che siano davvero inutili o distrutte.
Usa e getta appunto.
Non così in Natura: non esiste inizio e fine, è tutto ciclo continuo. La vita origina dalla morte, il germoglio si sviluppa dalla marcescenza del seme.
Per tutto c’è un tempo: di morte e di risveglio, di frutto e di apparente decadenza.
Apparente, perché nella foglia che ingiallisce, nel frutto che matura troppo, nella vecchiaia che avanza, noi leggiamo segni di tristezza, di annunciata fine ma non è così ! Questi segni son presagi di vita nuova, colma di speranza, Basta riflettere su quel ciclo vitale che segna le stagioni.
Dal cactus spinoso germogliano vigorosi fiori dai delicati petali, sfiorano le spine ma non si lasciano trafiggere, si ergono tra una e l’altra, sbocciano coi caldi colori aranciati colmi di sole.
Dal seme abbandonato di un melone sbucano coraggiosi germogli a dire: “ ti regalo un altro frutto, non buttarmi via. Mettimi nella terra, abbandonami al caldo abbraccio di un terriccio in attesa e sarò frutto nuovo”.
No, Non esiste nulla che sia, a un certo punto del perocrso, “inutile”. Tutto occupa il proprio posto, tutto serve, tutto entra nella grande fucina della vita.
Non esistono vita e morte in Natura: esiste sempre vita, trasformata in perenne metamorfosi di cui cogliamo a malapena alcuni fotogrammi.
Tanta parte di questa vita non si rivela solo perchè il nostro “sguardo” è limitato.
Chi coglie l’intenso lavoro di foglie al sole, di radici indefesse, di laboratorio chimico – fisico- elettromagnetico che lavora lavora, sotto la terra o svettante nel cielo?
Noi vediamo solo alcune limitate fasi, ansiosi e distratti non ascoltiamo il silenzio operoso.
Nel mistero del silenzio potremmo percepire le infinite onde che ovunque si propagano.
Se solo ci aprissimo al cuore della Vita!