BUTAC, debunking, censura e noi altri

Le opinioni e i giudizi espressi in questo articolo sono personali di Igor Giussani e non devono intendersi come posizioni ufficiali di Decrescita Felice Social Network.

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Dal 6 aprile scorso, il server ospitante il sito Web Bufale un tanto al chilo (BUTAC) è stato sottoposto a sequestro preventivo da parte dell’autorità giudiziaria in seguito a una denuncia di parte, per cui adesso risulta oscurato.

Vista la delicatezza della situazione, è bene innanzitutto premettere che:

  • non contesto il diritto del querelante a sporgere denuncia per diffamazione;
  • non contesto l’operato di Polizia postale e magistratura, nel senso che immagino abbiano agito secondo le prescrizioni di legge (quelle sì decisamente discutibili).

Detto ciò, non posso che rammaricarmi profondamente per l’accaduto. Ho sempre stimato BUTAC al 50%, perché da una parte ho sempre apprezzato la confutazione di fake news, specialmente per smascherare incitamenti all’odio e calunnie creati ad arte per ragranellare visualizzazioni puntando ai bassi istinti della gente; dall’altra ho constatato la tendenza a proporre una narrazione ‘normalizzatrice’ e tendente troppo spesso a strizzare l’occhio al mainstream. Ad esempio, limitandosi a segnalare la falsità di leggende metropolitane sull’influenza di Big Pharma e sugli OGM senza contestualizzazioni ulteriori, alla lunga si fa passare il messaggio che non esistano il lobbysmo dell’industria farmaceutica o  problematiche legate alla transgenesi, mistificando la realtà. Allo stesso modo, mi è sempre parso che si facesse passare come ‘scienza credibile e affidabile’ solo quella orientata in una precisa direzione.

Ciò nonostante, credere nella libertà di espressione significa difenderla soprattutto quando viene attaccato chi la pensa diversamente da te: ovviamente, tale libertà non contempla mai la calunnia e l’attribuzione di false dichiarazioni, neppure nelle sue versioni più estreme (e non è proprio il caso del nostro codice penale, il quale sanziona persino ‘l’eccesso di critica’).

Il medico brindisino Claudio Pagliara, che ha denunciato BUTAC, ha esposto la sua versione dei fatti, che ovviamente non commento non disponendo delle informazioni sufficienti per giudicare. Mi limito semplicemente a osservare che una persona con facile accesso ai mass media (è stato più volte ospite di TG1 e Report) forse poteva dare ampia diffusione alle proprie ragioni senza avviare necessariamente un procedimento penale. Posso solo sperare che, di fronte all’entità del provvedimento – l’oscuramento non solo dell’articolo incriminato ma dell’intero sito, prima di qualsiasi giudizio processuale – e visto lo spazio ricevuto  (giustamente) per replicare alle accuse, il medico brindisino faccia un passo indietro. Anche perché, mentre i debunker vengono silenziati, restano vivi e vegeti tanti siti Web ripetutamente sbugiardati, tra cui ne spicca uno esultante alla chiusura di BUTAC definendo spregiativamente i suoi redattori di essere “parte del team Boldrini” e “fare disinformazione per conto dei politici”. Insomma, si prova la triste sensazione di vivere in un mondo alla rovescia.

A margine di tutto ciò, voglio esporre una riflessione valida per la vasta galassia dell’ambientalismo radicale che si riconosce a diverso titolo nella decrescita, nel movimento delle transition town, nella permacultura, nell’ecosofia e simili. Queste realtà sono portatrici di una cultura feconda coltivata con passione da persone meritevoli ma è innegabile che, al loro interno, si trovino anche non pochi diffusori di fuffa che, grazie alle condivisioni di massa sui social network, rischiano seriamente di ammorbare un ambiente altrimenti sano e propositivo. Possiamo nutrire scarsa simpatia per la visione del mondo dei debunker – e infatti nel nostro ambiente non ho scorto alcuna solidarietà verso BUTAC – tuttavia la bugia non è mai rivoluzionaria e, se non saremo capaci di combatterla in prima persona nei nostri orticelli, alla fine si comporterà come la proverbiale mela marcia che corrompe l’intero cesto. Agire machiavellicamente pesando di distorcere la realtà a nostro vantaggio, imitando in piccolo la condotta disinvolta di Monsanto e altre entità da noi tanto detestate, oltre che moralmente riprovevole sarebbe pateticamente ingenuo.

 

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Nasco a Milano il 7 febbraio 1978. Sono un docente precario di italiano e storia nella scuola superiore, interessato ai temi della sostenibilità ambientale e sociale. Insieme a Jacopo Simonetta ho scritto 'La caduta del Leviatano. Collasso del capitalismo e destino dell'umanità, edito da Albatross Il Filo.

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