Come DFSN vogliamo dire la nostra riguardo al dibattito in corso sul problema delle fake news e le proposte al vaglio per combattere il fenomeno, sintetizzando la nostra posizione nei seguenti punti:
- il problema delle fake news è concreto a tutti i livelli, da piccole realtà del Web fino alle grandi testate giornalistiche. Un’informazione corretta è imprescindibile per una sana vita democratica e combattere la falsità, indipendentemente dal soggetto che la promuove, è dovere di ogni cittadino;
- la diffusione dei social media, come quella di qualunque tecnologia, comporta vantaggi e svantaggi. E’ innegabile che la possibilità di rendere ‘virali’ contenuti tramite la loro condivisione esponenziale abbia accentuato quella confusione di fatti e opinioni per altro già da tempo incentivata dai mass media tradizionali;
- prendiamo le distanze da qualsiasi provvedimento orientato, in pure stile orwelliano, ad attribuire a organi dello stato o comitati di esperti la certificazione della verità, qualora ciò esuli dal normale perseguimento della calunnia e della diffamazione;
- riteniamo che la ricerca della verità possa avvenire fruttuosamente solo tramite un confronto dialettico ispirato all’onestà intellettuale, al rispetto degli interlocutori e al riconoscimento dei limiti delle proprie conoscenze, ammettendo che non esistono ipotetici punti di vista neutrali e che quella che chiamiamo ‘verità’ è sfaccettata e multiforme, non riducibile a un’unica prospettiva;
- rileviamo che, accanto a un diffuso problema di analfabetismo funzionale, è evidente una altrettanto grave perdita di autorevolezza da parte delle istituzioni politiche, scientifiche e degli organi di informazione, a causa soprattutto della pesante interferenza esercitata da potenti lobby economiche, come testimoniano numerosi scandali portati alla luce da reportage giornalistici e inchieste giudiziarie;
- riteniamo che qualsiasi tentativo di riacquistare credibilità agli occhi dell’opinione pubblica da parte di tali istituzioni non possa basarsi sulla semplice ostentazione di titoli e prerogative bensì debba fondarsi su di una seria opera di riforma che promuova la trasparenza denunciando commistioni inopportune e conflitti di interesse;
- constatiamo che, nell’era dell’antropocene, l’avanzamento scientifico e tecnologico assume un carattere sempre più pervasivo a livello sociale e ambientale, potendo spingersi fino alla modificazione permanente della biosfera e alla manipolazione delle basi della vita. Il dibattito sulle ricadute ecologiche, sociali e politiche della tecno-scienza deve essere aperto a tutta la cittadinanza e non circoscritto agli esperti del settore;
- segnaliamo come gruppi di cittadinanza attiva siano stati capaci di portare all’attenzione dell’opinione pubblica problematiche territoriali ignorate o sottovalutate, talvolta dolosamente, dagli organi competenti (si pensi all’annosa questione della Terra dei fuochi);
- rivendichiamo il diritto di criticare gli esperti alla maniera di Ivan Illich, senza cioé arrogarci competenze non possedute bensì verificando senza accettazione fideistica, allargando le questioni scientifiche all’ambito politico e sociale, ricercando un approccio olistico all’analisi dei problemi che superi il riduzionismo;
- ci impegniamo a verificare le fonti di informazione da noi impiegate riconoscendo il diritto di replica e accettando il contraddittorio con opinioni anche antitetiche alle nostre, purché ciò avvenga nel rispetto dei principi elementari dell’educazione e della netiquette.
Il tema della conoscenza e del suo trasferimento (informazione) è sicuramente delicato e non mi sono fatto una idea precisa di come si dovrebbe procedere rispetto alle informazioni (vere o false) che circolano sul WEB.
Da qualche tempo mi sono fatto, invece, una idea molto precisa dell’importanza della conoscenza nella storia: penso che il processo storico non sia altro che la successione delle risoluzioni del problema del trasferimento della conoscenza in condizioni di limitatezza delle risorse naturali e tecnologiche.
Si pensi che Adamo ed Eva furono cacciati via dal paradiso terrestre per avere mangiato i frutti dell’albero della conoscenza del bene e del male.
Ciao
Armando
Ciao Igor
Intervengo con un secondo commento per porre in evidenza il problema della pubblicizzazione di discorsi e/o scene-immagini riprese all’insaputa del protagonista. Alle volte succede che certi discorsi siano carpiti dall’autore del “servizio” facendosi passare per un’altra persona.
Non si tratta di fake news ma penso che il problema sia molto importante. Non conosco il modo in cui queste cose si pongono legalmente ma penso che non debbano essere ammesse.
Vedendo però che questi “prodotti” sono alla base di molti programmi televisivi penso che sarà una gare dura: quando il mandante ultimo è la pubblicità c’è poco da fare!
Bisogna incrementare i consumi!
Ciao
Armando
Ciao Armando, il grosso problema è che la tecnica è sempre più avanti della legge che dovrebbe mettere prescrizioni sul suo uso. Me ne accorgo a scuola dove, causa il numero di dispositivi sempre maggiori e miniaturizzati che navigano in Rete, è quasi diventato impossibile garantire le condizioni di correttezza. E se la TV è controllabile, cose come Youtube lo sono molto meno ad esempio.