Referendum 17 aprile: SI contro ignoranza e bugie / AGGIORNAMENTO

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Il chimico Claudio Della Volpe, sul blog della Società di Chimica Italiana, ha scritto l’articolo probabilmente ‘definitivo’ sul referendum del 17 aprile, dove vengono smentite prove alla mano tutte le presunte virtù delle trivelle in termini produttivi, economici, occupazionali, di impatto ambientale e sanitario. Un testo molto tecnico e razionale, ossia l’atteggiamento di cui si ergono a paladini i sostenitori del NO e dell’astensionismo; qui tentiamo di sintetizzarne i principali elementi di novità rispetto a quanto scritto nel precedente post a proposito del referendum.

Produzione piattaforme off shore: Hubbert è già tra noi.

Se già avevamo  dimostrato la flessione inesorabile di tutta la produzione metanifera italiana, quella da piattaforme off shore è ridotta ai minimi termini: esaminando il suo andamento storico si scopre che ha descritto una perfetta curva di esaurimento di Hubbert.

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A integrazione dei dati di Della Volpe, può essere utile precisare che chi sostiene le ragioni del NO/astensione tirando in ballo la Croazia semplicemente non ha idea della diversità di numeri in gioco a livello produttivo. Dai dati della IEA, è evidente come il picco dell’estrazione metanifera croata sia relativamente recente, avvenuto intorno al 2006-08:

Immagine2Da un punto di vista strettamente produttivo, ignorando qualsiasi altra considerazione, in Croazia può ancora avere senso impegnarsi in attività estrattiva. In ogni caso, il governo di Zagabria ha deciso una moratoria per bloccare la realizzazione di nuove piattaforme off-shore, sia per le reazioni dell’opinione pubblica sia per la grave crisi deflattiva che sta colpendo il comparto delle materie prime, che scoraggia nuovi investimenti.

Royalties e franchigie

Si fa un gran parlare degli introiti derivanti dalle attività di estrazione, ma c’è silenzio più totale sulle enormi franchigie di cui godono le aziende estrattrici, pari ai primi 25-80 milioni di metri cubi di gas o 20-50.000 tonnellate di petrolio all’anno. “Ora se pensate che la ventisei concessioni (ultimi dati MISE) entro le 12 miglia soggette al referendum producono in tutto 1.2 miliardi di metri cubi di gas, come documentato nel secondo post, ossia una sessantina di milioni all’anno, in pratica sono “in media” senza royalties” (Della Volpe). In questo modo, alle imprese estrattrici può essere conveniente mantenere delle piattaforme oramai asfittiche solo per ritardarne il più possibile lo smantellamento, con le relative spese.

Impatti sanitari: rischi reali

I sostenitori delle trivelle parlano frequentemente di “parere positivo dell’ISPRA”, in realtà l’ISPRA non dà pareri di merito se non ha l’evidenza scientifica di quello che afferma. Di fatto, nei suoi rilevamenti condotti su campioni di acqua, sedimenti marini e mitili attinenti alle piattaforme  dell’Adriatico, l’ISPRA ha constatato valori non conformi ai limiti di legge, nonché concentrazioni pericolose di “metalli pesanti, principalmente cromo, nichel, piombo (e talvolta anche mercurio, cadmio e arsenico), e alcuni idrocarburi come fluorantene, benzo[b]fluorantene, benzo[k]fluorantene, benzo[a]pirene e la somma degli idrocarburi policiclici aromatici (IPA)”.

Emilia Romagna: il cane che si morde la coda e sprofonda

I mass media stanno cercando di presentare l’Emilia Romagna e in particolare la zona del Ravennate come una sorta di Eden delle trivellazioni off shore, con tanto di leggende sulle cozze pescate dalle piattaforme  e servite come delizie nei ristoranti dei lidi balneari. la realtà è che la regione Emilia Romagna incassa sì €7,5 milioni di royalties dall’estrazione gas, ma ne spende circa 13 per risistemare le coste danneggiate dalla subsidenza, fenomeno sicuramente favorito dalle trivellazioni.

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