Ricevo spesso email da conoscenti che si eccitano ogni volta che leggono un articolo sull’avanzata dei Robot nella società moderna. Sono entusiasti di come presto potremmo avere tutti un salario minimo per dedicarci a ciò che più ci piace perché tanto i Robot, dotati di Intelligenza Artificiale, faranno per noi tutto ciò che serve.
Se, quando ricevo tali notizie, sono di buon umore tento di rispondere spiegando a tali signori (e signore) che i Robot, quand’anche potessero davvero avere tali prestazioni da sogno, non cresceranno sugli alberi per poterli cogliere senza prezzo. Se mi avanza ancora della pazienza, dico loro che l’evoluzione ha da milioni di anni creato dei sistemi autoriproducibili al servizio reciproco di ognuno di essi in perfetto bilancio energetico in cui potremmo avere anche noi il nostro giusto posto: l’ambiente naturale.
Ma per lorsignori avere un albero che produce la frutta non basta… bisogna avere un robot che ce la porti nel piatto.
Al solito, i fanatici della modernità, sono gli utilizzatori passivi che non si rendono conto delle difficoltà intrinseche nella costruzione delle modernità stesse e, quasi sempre, confondono la realtà con le notizie sensazionalistiche amplificate dai giornali affamati di tiratura.
L’idea di tali fanatici è che presto i Robot si autocostruiranno e quindi non avremo nemmeno bisogno di occuparcene. Nessuno nega che ciò è o sara` tecnicamente possibile, ma la realtà è che rimarrà una attività estremamente complessa se appena si vuole guardare sotto la sua superficie in plastica stampata, che si tratti di uno stampo convenzionale o di un nuovo processo 3D che fa tanta notizia di questi tempi.
La fabbricazione dei microchip e vari componenti elettronici che servono a costruire un robot non è cosa che uscirà presto dalla grande fabbrica, richiede investimenti giganteschi e produzioni in grande scala di pezzi altamente standardizzati. Lo stesso vale per tutti gli altri componenti vitali, quali motori, batterie, ingranaggi, puleggie, cuscinetti, cavi, connettori, ecc… che si trovano sotto la superficie eventualmente antropomorfa dei robot.
La domanda è quindi: chi si accollerà gli investimenti per produrre tali robot e per produrre fabbriche robotizzate che producono fabbriche robotizzate che producono fabbriche robotizzate… di robot, in un’ eterna… ghirlanda danzante?
Infatti, se lo scopo dei robot è di toglierci la fatica del lavoro, che cosa potrà investire tale società, se nessuno vorrà lavorare ?
I più ottimisti ci diranno: sarà la società stessa a decidere di investire per tali fabbriche, così che tutti ne potremmo godere in modo uguale. In tale società perfetta basterà dare a tutti un salario minimo, che non corrisponderà più al loro contributo sociale in termini di lavoro ma sarà un credito equivalente per utilizzare una parte del flusso energetico disponibile. Se tale perfetta società sarà poi basata su un perfetto bilancio energetico, ci potrà essere un meccanismo per evitare gli sprechi, basato sulla minimizzazione dell’entropia prodotta secondo un calcolo automatico fatto dagli stessi robot nell’esercizio delle loro funzioni.
Purtroppo la realtà più plausibile è invece un mondo polarizzato: pochi ricchissimi proprietari delle fabbriche di robot dove gli schiavi sono il resto della moltitudine di esseri umani, eventualmente tenuti a bada da una classe media a cui è consentito di avere qualche illusorio beneficio. Né più né meno di cio` che succede già oggi. Infatti perché mai l’ampia disponibiltà di robot dovrebbe cambiare qualcosa ?
Non credo che l’essere umano rinuncierà mai al piacere del potere sui suoi simili, il potere su una macchina ne rimarrà sempre solamente un pallido surrogato.
a cosa serve il reddito quando possiamo chiedere la quota del bene in oggetto che ci serve per la nostra vita e prenotarlo al magazzino statale. eviti così anche chi sperpera in azzardo, macchinette,scommesse e così eviti anche un sacco di malattie…
lo stato da soldi —-> lo stato da beni e servizi primari gratis…
stessa cosa ma più utile.