Quando, tanti anni fa, l’Italia ha creato il proprio ciclo dei rifiuti poteva prevederlo?
“La Corte europea di giustizia ha inflitto all’Italia una multa forfettaria di 40 milioni di € per il mancato rispetto della normativa Ue in materia di gestione dei rifiuti e delle discariche. Fino a un massimo di 42,8 milioni per ogni semestre che passerà dalla sentenza fino alla messa in regola delle 218 discariche illegali presenti sul territorio italiano. Secondo i giudici europei, le procedure italiane non garantiscono la salute umana e la protezione dell’ambiente, soprattutto per i mancati controlli sui rifiuti pericolosi e l’assenza di un sistema che eviti la proliferazione delle discariche abusive.”
42,8 milioni di € ogni semestre, fino alla messa in regola … Quante start-up, che potevano aiutare a risolvere il problema, si potevano finanziare?
Ciclo (vizioso e/o virtuoso) del carbonio
Il riscaldamento terrestre è causato, in massima parte, dal carbonio allo stato gassoso. Due i modi per diminuirlo: ridurre le immissioni o aumentare le riserve nel suolo (carbon sink).
Finora si è insistito di più sul primo: il protocollo di Kioto prevedeva la riduzione della CO2 del 5% per i Paesi industrializzati (1997 ma entrato in vigore solo nel 2005). L’ultimo rapporto dell’IPCC, l’organismo intergovernativo per monitorare i cambiamenti climatici (Premio Nobel per la Pace nel 2007), suggerisce -per costringere i governi ad impedire le attività che immettono nuovi gas serra- di creare e scambiare 100 miliardi di dollari nel “mercato delle emissioni” (chiamati nell’UE certificati verdi). Una cifra maggiore del PIL di 2 nazioni su 3!
Il carbonio nel suolo si trova sotto 2 forme: mineralizzato e stabilizzato. Il primo – come CaCO3- non è scambiabile e non rientra nel bilancio biologico. Il carbonio stabilizzato è organico e rientra nel ciclo della vita, senza però incidere sul riscaldamento globale.
A livello planetario il suolo contiene il doppio della quantità di carbonio contenuto nell’atmosfera ed il triplo di carbonio contenuto nella biomassa vegetale viva.
Le potenzialità e le opportunità che offre il suolo sono, quindi, di gran lunga superiori a quanto è possibile ottenere riducendo le immissioni.
L’arricchimento in sostanza organica dei suoli presenta benefici ambientali, quali una maggiore capacità di ritenzione idrica e una maggiore resistenza al dilavamento ed all’erosione per effetto degli eventi meteorici.
L’utilizzo di ammendanti organici nella produzione agricola riduce l’uso di concimi azotati (da uno studio promosso dalla Regione Veneto).
Ne deriva anche un recupero energetico per l’uso minore di fertilizzanti chimici: ogni tonnellata di rifiuto umido trattato comporta 20 Kg di CO2 in meno in atmosfera e 298 kW equivalenti di energia risparmiata (studio della Regione Lombardia).
L’agricoltura intensiva e le attività umane portano – direttamente o indirettamente – ad un impoverimento di sostanza organica nel suolo.
In molti suoli agrari del nostro paese la concentrazione di sostanza organica è inferiore al 2%.
L’immissione di materiale organico nel suolo costituisce un importante fattore di abbassamento della concentrazione di CO2 dell’atmosfera, contribuendo al contenimento del global warming.
Un aumento di solo lo 0.15% del carbonio organico in tutti i suoli arabili italiani, potrebbe fissare nel terreno la stessa quantità di carbonio che attualmente, in Italia, è rilasciata in atmosfera, ogni anno, dall’uso di combustibili fossili!
L’aumento della temperatura porta da un lato scioglimento dei ghiacciai e dall’altro la siccità e la desertificazione.
La desertificazione è un fenomeno complesso dovuto – principalmente – alla povertà dei terreni in materiale organico e in flora batterica e implica, soprattutto, la capacità di trattenere acqua. Il 51,8% del territorio italiano, in base ad elaborazioni climatiche e pedoclimatiche, è potenzialmente a rischio di desertificazione, in particolare la totalità di Sicilia, Sardegna, Puglia, Calabria, Basilicata e Campania e parte delle regioni Lazio, Abruzzo, Molise, Toscana, Marche e Umbria. (Atlante Nazionale delle aree a rischio di desertificazione. C.R.A. ed I.N.E.A.).
Restituire materiale organico ai nostri campi evita il circolo vizioso del carbonio. Dove recuperarla?
La fonte principale è la frazione organica dei rifiuti solidi urbani (FORSU), derivante dalla raccolta differenziata (RD). In Italia ammonta a circa 10 milioni di tonnellate all’anno (stima arrotondata – probabilmente – per difetto, poiché la RD attualmente coinvolge solo il 33% della popolazione).
La Sau (Superficie Agricola Utilizzabile) in Italia è di 12,9 milioni di ettari. Ne consegue che se riuscissimo a destinare tutta la FORSU per ammendare i terreni agricoli dell’impoverimento in sostanza organica (conseguente alle attività umane), pareggeremmo i conti col carbonio immesso in atmosfera con i combustibili fossili che bruciamo! Oltre a tutti gli altri vantaggi considerati.
Lombrichi, carbonizzazione e metalli pesanti
Negli ecosistemi coltivati la quantità di carbon sink è dipendente dal tipo di coltura (Franzluebbers, 2005) il cui cambiamento determina, nel breve periodo, sensibili variazioni del bilancio del carbonio (Alberti et al., 2010) con il raggiungimento di un nuovo equilibrio diversi anni dopo (Sheng et al., 2010).
Nel settembre 2005 Nature ha pubblicato uno studio che confrontava gli stock di carbonio nei primi 15 cm di suolo, ottenuti con inventari ripetuti a distanza di 25 anni in Inghilterra e nel Galles. Dal confronto è risultata una perdita di carbonio di eccezionale entità pari a 13 MtCO2 eq. corrispondenti al 9% delle emissioni di CO2 dovuti ai processi industriali nel Regno Unito al 2005 (Bellamy et al. 2005).
Secondo una ricerca, pubblicata nel 2013, i lombrichi hanno la capacità di immagazzinare nel terreno il carbonio in una maniera peculiare. Gli autori arrivano a coniare definizioni speciali per spiegarla: “trappola di carbonio lombrico-mediata” per la grande quantità di carbonio che viene imprigionata nel suolo e un “quoziente di amplificazione diversa” per spiegare come il carbonio stabilizzato sia in quantità superiore rispetto a quello mineralizzato (1). I lombrichi, insomma, costituirebbero una vera e propria industria di carbon sink.
Il carbonio stabilizzato contribuisce a reintegrare la perdita di carbonio denunciata da Bellamy nonché ad evitare emissioni di gas serra.
Il lombrico costituisce un sistema low cost per catturare e stoccare il carbonio.
Se la FORSU viene trattata in qualsiasi altra maniera è destinata a trasformarsi in carbonio gassoso: in aerobiosi diventa direttamente CO2, in anaerobiosi diventa metano, gas circa 30 volte più dannoso- come effetto serra – dell’anidride carbonica. Anche se il metano viene prodotto dall’uomo, tramite la Digestione Anaerobica, una volta usato diventa sempre CO2.
Un’altra importante caratteristica dei lombrichi è la possibilità di sequestrare i metalli pesanti.
Nei Paesi emergenti si sta verificando quanto è avvenuto nelle nostre periferie durante gli anni del boom economico e – in proporzioni (poco?) minori – avviene ancora: l’invasione dei rifiuti.
Swati Pattnaik e M. Reddy Vikram (Dipartimento di Ecologia e Scienze Ambientali, Pondicherry University, Pondicherry, India) hanno scoperto che tre specie di lombrico, Eudrilus eugeniae, Eisenia Fetida e Perionyx scava possono essere usate per il riciclaggio dei rifiuti urbani e per estrarre i metalli pesanti cadmio, piombo, rame, manganese, zinco. Il team di ricerca ha voluto sperimentare una possibile soluzione al problema del dumping di rifiuti organici alla periferia delle città, causa di grave inquinamento, rischio di malattia e danno ecologico generale. In questa ricerca i lombrichi sono stati usati per bonifica, non per compostaggio, dando buoni risultati (2).
In uno studio argentino-venezuelano in un primo test di bioremediation – bonifica di suoli gravemente inquinati -, è stato usato solo humus di lombrico per la bonifica delle acque di scarto contaminate con metalli quali nichel, cromo, vanadio e piombo.
In seconda battuta, il lombrico è stato utilizzato in modo diretto per la rimozione di arsenico e mercurio in suoli contaminati, con una efficienza variabile, rispettivamente, tra il 42 e il 72 per cento su un periodo di due settimane. In sostanza i metalli dispersi nell’ambiente passano nei tessuti dei lombrichi per il fenomeno del bioaccumulo.
Secondo gli autori, una volta standardizzato il metodo da loro sperimentato, i lombrichi potrebbero rappresentare, nell’ambito della bonifica dei terreni, una valida alternativa ai lunghi e complessi metodi utilizzati attualmente. I lombrichi potrebbero essere utilizzati anche per la bonifica dei siti delle vecchie discariche (3).
Il compostaggio tramite lombrichi potrebbe costituire una soluzione per bonificare i terreni delle numerose discariche abusive italiane e una valida alternativa alle 218 discariche ancora funzionanti.
Decarbonizzazione atmosferica low cost
I due sistemi più usati per trattare il materiale organico sono
– il compostaggio con biocelle, che pur recuperando circa il 30% dell’organico è un processo aerobico, quindi immette in atmosfera CO2.
– la Digestione Anaerobica (DA) che recupera meno del 10 % dell’organico e, pur essendo anaerobico, dà biogas, che usato come combustibile produce CO2.
Oggi le attenzioni degli imprenditori sono rivolte maggiormente alla DA che sembra essere più remunerativa. Ma i conti sono fatti bene? Si mette in conto che la sottrazione di materiale organico al ciclo del carbonio peggiora i fenomeni di desertificazione nonché il global warming? Siamo nel 2015 ed entro il 2020 dobbiamo abbattere le nostre emissioni del 20% rispetto al 1990!
Se tanti anni fa, agli albori del problema dei rifiuti urbani, avessimo previsto che saremmo arrivati a pagare quasi cento milioni di € all’anno di multa per quelle discariche fatte con animo tanto leggero, le avremmo mai fatte?
“Avremo bisogno che tutte le più grandi economie del pianeta si facciano avanti. I governi dovranno mostrare dei segnali politici in grado d’incoraggiare il settore privato ad investire nell’energia pulita, incluse le energie rinnovabili, l’efficienza energetica, e la cattura e stoccaggio del carbonio. E questo include l’attribuzione di un costo al carbonio e l’eliminazione di quei dannosi finanziamenti per i combustibili fossili.”
Sottolinea – commentando il G20 di Brisbane, Novembre 2014 – il Presidente della Banca Mondiale Jim Yong Kim. Questo si aggiunge all’ultimo rapporto dell’IPCC, considerato sopra, quello che dà un valore di 100 miliardi di dollari alle emissioni annuali di CO2.
Il cerchio si stringe e il monito a punire i responsabili e premiare i risparmiatori delle emissioni diventa sempre più concreto.
Per non trovarci male domani, non sarebbe meglio pensarci oggi?
Scusate, ho dimenticato la bibliografia. Rimedio quì:
(1): Weixin Zhang et alii, “Earthworms facilitate carbon sequestration through unequal amplification of carbon stabilization compared with mineralization”
(2): Swati Pattnaik e M. Reddy Vikram: “Nutrient Status of Vermicompost of Urban Green Waste Processed by Three Earthworm Species—Eisenia fetida, Eudrilus eugeniae, and Perionyx excavatus “.Applied and Environmental Soil Science Volume 2010 (2010), Article ID 967526, 13 pages.
(3): Lué Merú Marcó Parra et alii: “The worm that turned on heavy metal” International Journal of Global Environmental Issues. 58-412-510-0557 6-Dec-2010.
Grazie. Bellissimo articolo! Scusami se sono ignorante in materia, ma quale è il miglior metodo, secondo Te, per riportare la frazione organica al suolo.
E’ possibile farlo anche con un ciclo “domestico” per piccoli appezzamenti di terra ( 2 ettari ) ?
La prima risposta è ovvia anche se, ammetto, non sarà proprio obbiettiva, essendo da anni allevatore di lombrichi.
La seconda domanda non mi è tanto chiara. Intendi dire se con i lombrichi, alimentandoli solo con l’organico di casa tua, avresti abbastanza humus per ammendare 2 ettari di terra?
Oltre ai normali rifiuti domestici famigliari ho anche la potatura di 400 metri di siepe ed il letame di due asini.
Grazie.
Mha, non saprei, ci sono troppe varianti, ad es. se hai un orto produci molti scarti organici. 2 ettari sono parecchio, ma … ogni picca giova, anche quel poco di ammendante che puoi mettere ritorna utile.
In altra sede c’è stato un dibattito che mi interessa:
https://www.facebook.com/vincenzo.pisante/posts/10203867607794220?comment_id=10203883061980565&offset=0&total_comments=3
Articolo veramente particolare…come particolare è la missione di allevatore di lombrichi e limacce. Sarebbe interessante capire perchè mai un essere umano debba allevare esseri viventi per i propri scopi ed interessi personali, soprattutto poi quando sono gli Animali stessi che devono riparare a ciò che egli stesso ha distrutto e sterminato. Ma naturalmente in questo caso stiamo parlando di insetti…a chi importa se essi non hanno colpa? Certamente è meglio continuare ad inquinare e a distruggere, tanto poi chi ne paga le conseguenze sono sempre i sostenitori di tale devastazione.
Buoni propositi? Iniziamo a non mangiare Animali sfruttandoli, e poi ne riparliamo.
Mai mangiato nè lombrichi nè limacce. Non sono insetti. Rientrano nella catena alimentare di molti animali. È legge di natura!