Maghreb e Medio Oriente, situazione e prospettive

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Presentazione del lavoro

ASPO-Italia è la sezione italiana dell’associazione scientifica ASPO (Association for the Study of Peak Oil) il cui scopo principale è lo studio del Picco del Petrolio, delle sue gravi conseguenze sui sistemi ecologici, economici e sociali, e della mitigazione di questi effetti. Si occupa inoltre dell’esaurimento delle risorse non rinnovabili, dell’inquinamento, dei cambiamenti climatici, e più in generale dei limiti alla crescita economica. ASPO-Italia è formata principalmente, ma non solo, da studiosi ed esperti nei campi dell’energia, delle risorse, dell’economia e dell’ambiente.“ (così recita la presentazione di questa associazione sulla home page del suo sito).

Ho fatto parte per più anni di questa associazione, partecipando ai vari momenti in cui si articolava la sua vita, come lo scambio di idee e di documentazione scientifica che avveniva nella mailing list dell’associazione, come i congressi che si tenevano annualmente e in vari altri modi. La preparazione che ho acquisito nei campi trattati da questa associazione è dovuta alla eccezionale preparazione scientifica e al notevole livello culturale di Ugo Bardi (fondatore e per molti anni presidente di questa associazione) e di tanti altri membri e simpatizzanti di questa associazione.

Come già ho accennato, ho partecipato (e in modo abbastanza attivo) ai dibattiti che si svolgevano nella mailing list di Aspo-Italia e ho anche preparato lavori e ricerche che poi venivano pubblicati sul sito o sul blog dell’associazione.

Fra la dicembre 2005 e gennaio 2006 ci furono diversi interventi sulla mailing list a proposito della situazione delle aree di provenienza del petrolio e del gas e soprattutto sul Medio Oriente.

Decisi così di preparare un lavoro, a cui detti il titolo “Maghreb e Medio Oriente, situazione e prospettive”, in cui cercai di esporre in dettaglio la situazione esistente in quell’area del Mondo (con le cause che l’avevano determinata) e le prospettive che intravvedevo. Fra i criteri che ho adottato per elaborare le prospettive che furono indicate non c’è stato però quello della decrescita (sarebbe interessante riscrivere quel lavoro adottando anche questo criterio!). In ogni caso la prospettiva della decrescita non può prescindere dal contesto economico, sociale, politico e culturale in cui andrebbe a collocarsi e con cui interagire, per cui è essenziale la conoscenza approfondita di tale contesto.

Alla fine di gennaio 2006 invia il lavoro a Ugo Bardi, che il 29 dello stesso mese lo pubblicò sul sito di Aspo-Italia. Dato che, probabilmente per motivi tecnici, il documento non si riesce ad aprire, lo ripropongo sul blog di decrescita felice social network

Vi invito alla lettura di questo lavoro in modo da giudicare, anche alla luce di quanto successo negli anni immediatamente successivi e di quanto sta succedendo adesso, se l’analisi fatta e le prospettive indicate siano state corrette oppure siano da rivedere.

Le foto che corredano questo lavoro non fanno parte del lavoro originario.

Per la conoscenza di alcuni momenti importanti della recente e attuale storia che riguarda questa area (come per esempio quel fenomeno che ha sconvolto l’area in questione e conosciuto come “primavere arabe” e quanto sta succedendo ultimamente in una vasta area dell’Iraq con tentativo di costituzione di uno Stato Islamico) vi invito a consultare alcuni documenti che si possono trovare sul WEB come per esempio: http://it.wikipedia.org/wiki/Primavera_araba http://online.scuola.zanichelli.it/sofrigeografia/2011/04/19/le-rivoluzioni-arabe-del-2011/

http://it.wikipedia.org/wiki/Stato_Islamico

http://informazioneconsapevole.blogspot.it/2014/08/ecco-cose-lisis-il-gruppo-islamista-che.html

La conoscenza di questi fatti, come già è stato detto poco sopra, aiuterà sicuramente a dare un giudizio di valore sulle prospettive che furono delineate nel lavoro che vi viene proposto.

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Foto 1 Maghreb e Medio Oriente; molte nazioni di questa area sono state interessate a vasti sconvolgimenti politici dalla fine del 2010 in poi

Maghreb e Medio Oriente, situazione e prospettive

di Armando Boccone

Il lavoro si articolerà in 5 parti: la prima parte esporrà la situazione socio-economica e tecnologica del Maghreb e del Medio Oriente; la seconda parte esporrà le cause che hanno portato alle suddette condizioni; la terza parte indicherà le prospettive che si aprono; la quarta e la quinta parte infine esporranno rispettivamente le concrete soluzioni e le difficoltà che probabilmente queste soluzioni incontreranno.

1) La situazione del Maghreb e del Medio Oriente

a) Le risorse energetiche ed economiche

L’area detiene circa il 65% delle riserve petrolifere mondiali e circa il 45% di quelle del gas naturale. Questa ricchezza si è riflessa oltre che sulle nazioni detentrici di quelle risorse (come Algeria, Arabia Saudita, Libia, Kuwait, Emirati Arabi Uniti, Iran, ecc.) anche sui Paesi vicini per via delle rimesse degli emigrati. Per dare una misura di quest’ultimo fenomeno si pensi che la popolazione dell’Arabia Saudita è passata da 7 milioni agli inizi del 1970 ai 24 milioni nei primi anni del nuovo secolo. L’emigrazione proveniente dagli altri Paesi dell’area (soprattutto da Egitto, Giordania, Tunisia e territori palestinesi) si è indirizzata anche verso altri Paesi del Golfo Persico fino a superare ben presto la popolazione locale di questi Paesi. Dopo la prima guerra del golfo in seguito all’invasione del Kuwait da parte dell’Iraq, visto l’appoggio dato da alcuni Paesi arabi all’Iraq stesso, molte centinaia di migliaia di immigrati dovettero tornare a casa. In seguito il flusso dell’emigrazione è ripreso ma in misura molto minore rispetto al passato perché i Paesi destinatari dell’emigrazione hanno preferito quella proveniente dai Paesi asiatici a quella “problematica” proveniente dagli altri Paesi arabi.

Impianti di raffinazione del petrolio
Foto 2 Raffineria di petrolio

b) La situazione economica e tecnologica

Se si facesse un confronto fra le condizioni socio-economiche dei Paesi del Maghreb e del Medio Oriente ed altri Paesi presi a riferimento e che negli anni ’50 erano sostanzialmente nelle stesse condizioni si nota che mentre questi ultimi Paesi sono andati incontro ad un impetuoso sviluppo, quelli dell’area in questione hanno segnato il passo.

Prima di indicare il motivo di questo esito è bene esporre alcuni importanti indicatori dell’attuale situazione nell’area del Maghreb e del Medio Oriente:

  • gli investimenti diretti esteri (IDE) nella regione sono insignificanti: questi investimenti, provenienti soprattutto dalle industrie automobilistiche, hanno carattere duraturo e non speculativo e avrebbero trasferito tecnologie e know-how nella regione; il valore che riguarda il Maghreb e il Medio Oriente è inferiore all’1% degli IDE complessivi nel mondo (il valore in realtà è prossimo allo zero);

  • le esportazioni dell’area sono essenzialmente esportazioni di risorse energetiche mentre le esportazioni non energetiche sono insignificanti;

  • meno dell’1% degli utenti Internet appartiene all’area in questione (il valore in realtà è prossimo allo zero);

  • meno dell’1% degli hosts di Internet e meno dell’1% dei servers dotati delle funzioni necessarie per compiere scambi di commercio elettronico sono collocati nella regione (il valore in realtà è prossimo allo zero);

  • gli investimenti in ricerca e sviluppo sono prossimi allo zero in termini percentuali del PIL;

  • la disoccupazione, soprattutto giovanile e femminile, ha raggiunto indici notevoli;

  • il degrado delle risorse naturali e ambientali (desertificazione, inquinamento urbano e industriale, impoverimento della pescosità dei mari, ecc.) ha raggiunto livelli insostenibili;

  • mentre in Cina e in India il reddito pro-capite negli ultimi decenni è aumentato di circa l’8% e 3% rispettivamente, nell’area in questione è stato inferiore all’1%;

  • ecc., ecc.

c) La struttura degli scambi commerciali con l’estero

Un altro tassello da aggiungere per avere un quadro della situazione del Maghreb e del Medio Oriente è dato dagli scambi commerciali col resto del mondo. Dispongo solamente dei dati relativi agli scambi commerciali fra Italia ed alcuni Paesi delle aree in questione ma penso che si possano estendere a tutti gli scambi che queste aree hanno con il resto del mondo.

Le tabelle che seguono si riferiscono alle importazioni ed esportazioni nell’anno 2004 fra l’Italia e alcuni Paesi del Maghreb e del Medio Oriente (Algeria, Libia, Egitto, Arabia Saudita, Siria e Iran). Queste tabelle si basano su elaborazioni ICE (Istituto per il Commercio Estero) su dati ISTAT (sono consultabili sul sito www.ice.gov.it [seguire la seguente successione di comandi: Paesi e mercati Africa (oppure Asia) Paese interessato Statistiche Principali prodotti scambiati]).


Costruzione di un oleodotto
Foto 3 Costruzione di un oleodotto

Algeria

Importazioni gen. – dic. 2004 (valori in migliaia di euro)

Esportazioni gen. – dic. 2004 (valori in migliaia di euro)

Prodotti (i primi 20 per importanza)

Prodotti (i primi 20 per importanza)

1

291- Macchine e apparecchi per la produzione e l’impiego di energia meccanica

189.463

1

111- Petrolio greggio e gas naturale

4.224.232

2

295- Altre macchine per impieghi speciali

174.472

2

232- Prodotti petroliferi raffinati

535.525

3

292- Altre macchine di impiego generale

108.790

3

271- Prodotti della siderurgia

32.563

4

287- Altri prodotti in metallo

44.188

4

241- Prodotti chimici di base

16.573

5

294- Macchine utensili

35.065

5

274- Metalli di base non ferrosi

12.440

6

312- Apparecchiature per la distribuzione e il controllo dell’elettricità

33.915

6

191- Cuoio (esclusi indumenti)

7.591

7

011- Prodotti dell’agricoltura, dell’orticoltura e della floricoltura

33.818

7

205- Altri prodotti in legno, in sughero e materiali da intreccio

4.270

8

272- Tubi

33.080

8

272- Tubi

1.103

9

343- Parti ed accessori per autoveicoli e loro motori

32.778

9

012- Animali vivi e prodotti di origine animali

1.001

10

297- Apparecchi per uso domestico

30.278

10

295- Altre macchine per impieghi speciali

933

11

232- Prodotti petroliferi raffinati

29.872

11

291- Macchine e apparecchi per la produzione e l’impiego di energia meccanica

781

12

281- Elementi da costruzione in metallo

29.313

12

143- Minerali per le industrie chimiche e concimi

593

13

241- Prodotti chimici di base

28.832

13

050- Pesci e altri prodotti della pesca

591

14

361- Mobili

26.640

14

323- Apparecchi riceventi per la radiodiffusione e la televisione; apparecchi per…..

448

15

311- Motori, generatori e trasformatori elettrici

26.495

15

292- Altre macchine di impiego generale

416

16

293- Macchine per l’agricoltura e la silvicoltura

24.644

16

341- Autoveicoli

253

17

252- Articoli in materie plastiche

24.299

17

311- Motori, generatori e trasformatori elettrici

238

18

271- Prodotti della siderurgia

23.905

18

999- Merci dichiarate come provviste di bordo, merci nazionali di ritorno e res.

227

19

341- Autoveicoli

16.973

19

011- Prodotti dell’agricoltura, dell’orticoltura e della floricoltura

195

20

211- Pasta da carta, carta e cartone

16.797

20

361- Mobili

147

Valore totale dei primi 20 prodotti

963.617

Valore totale dei primi 20 prodotti

4.840.120

Valore totale importazioni

1.237.191

Valore totale esportazioni

4.841.054

Libia

Importazioni gen. – dic. 2004 (valori in migliaia di euro)

Esportazioni gen. – dic. 2004 (valori in migliaia di euro)

Prodotti (i primi 20 per importanza)

Prodotti (i primi 20 per importanza)

1

232- Prodotti petroliferi raffinati

270.184

1

111- Petrolio greggio e gas naturale

5.245.784

2

281- Elementi da costruzione in metallo

189.252

2

232- Prodotti petroliferi raffinati

835.434

3

291- Macchine e apparecchi per la produzione e l’impiego di energia meccanica

154.534

3

241- Prodotti chimici di base

145.073

4

272- Tubi

116.910

4

271- Prodotti della siderurgia

68.708

5

292- Altre macchine di impiego generale

103.193

5

274- Metalli di base non ferrosi

5.924

6

295- Altre macchine per impieghi speciali

94.062

6

151- Carni e prodotti a base di carne

3.315

7

156- Prodotti della macinazione, amidi e fecole

50.135

7

131- Minerali di ferro

1.449

8

366- Manufatti vari in C.A.

48.290

8

191- Cuoio (esclusi indumenti)

1.078

9

343- Parti ed accessori per autoveicoli e loro motori

35.981

9

292- Altre macchine di impiego generale

781

10

313- Fili e cavi isolati

30.904

10

291- Macchine e apparecchi per la produzione e l’impiego di energia meccanica

488

11

246- Altri prodotti chimici

11

295- Altre macchine per impieghi speciali

424

12

362- Gioielli e articoli di oreficeria

29.129

12

287- Altri prodotti in metallo

299

13

312- Apparecchiature per la distribuzione e il controllo dell’elettricità

25.841

13

294- Macchine utensili

184

14

361- Mobili

24.095

14

343- Parti ed accessori per autoveicoli e loro motori

122

15

297- Apparecchi per uso domestico

23.153

15

342- Carrozzerie per autoveicoli; rimorchi e semirimorchi

104

16

332- Strumenti e apparecchi di misurazione, di controllo, di prova, di navigazione…

17.999

16

341- Autoveicoli

87

17

287- Altri prodotti in metallo

16.798

17

361- Mobili

74

18

294- Macchine utensili

14.950

18

311- Motori, generatori e trasformatori elettrici

65

19

252- Articoli in materie plastiche

14.241

19

312- Apparecchiature per la distribuzione e il controllo dell’elettricità

60

20

311- Motori, generatori e trasformatori elettrici

13.577

20

366- Manufatti vari in C.A.

54

Valore totale dei primi 20 prodotti

1.273.228

Valore totale dei primi 20 prodotti

6.309.507

Valore totale importazioni

1.516.458

Valore totale esportazioni

6.309.852

Egitto

Importazioni gen. – dic. 2004 (valori in migliaia di euro)

Esportazioni gen. – dic. 2004 (valori in migliaia di euro)

Prodotti (i primi 20 per importanza)

Prodotti (i primi 20 per importanza)

291- Macchine e apparecchi per la produzione e l’impiego di energia meccanica

271.484

1

111- Petrolio greggio e gas naturale

441.243

295- Altre macchine per impieghi speciali

188.468

2

232- Prodotti petroliferi raffinati

193.953

292- Altre macchine di impiego generale

114.750

3

274- Metalli di base non ferrosi

115.854

241- Prodotti chimici di base

108.149

4

271- Prodotti della siderurgia

85.422

271- Prodotti della siderurgia

33.959

5

011- Prodotti dell’agricoltura, dell’orticoltura e della floricoltura

70.778

272- Tubi

32.732

6

171- Filati di fibre tessili

50.136

232- Prodotti petroliferi raffinati

30.025

7

182- Articoli di abbigliamento in tessuto e accessori (esclusi quelli in pelle)

46.659

244- Prodotti farmaceutici e prodotti chimici e botanici per usi medicinali

29.096

8

265- Cemento, calce e gesso

37.658

297- Apparecchi per uso domestico

28.795

9

174- Manufatti tessili confezionati, esclusi gli articoli di vestiario

24.743

294- Macchine utensili

27.582

10

231- Prodotti di cokeria

23.832

246- Altri prodotti chimici

26.862

11

241- Prodotti chimici di base

23.789

172- Tessuti

25.756

12

191- Cuoio (esclusi indumenti)

18.335

312- Apparecchiature per la distribuzione e il controllo dell’elettricità

24.034

13

151- Carni e prodotti a base di carne

18.253

343- Parti ed accessori per autoveicoli e loro motori

22.609

14

175- Altri prodotti tessili

13.602

252- Articoli in materie plastiche

21.070

15

142- Ghiaia, sabbia e argilla

13.402

341- Autoveicoli

20.927

16

158- Altri prodotti alimentari

12.694

211- Pasta da carta, carta e cartone

20.921

17

141- Pietre

11.543

287- Altri prodotti in metallo

19.901

18

193- Calzature

10.396

332- Strumenti e apparecchi di misurazione, di controllo, di prova, di navigaz

18.384

19

172- Tessuti

9.912

243- Pitture, vernici e smalti, inchiostri da stampa e mastici

17.363

20

252- Articoli in materie plastiche

5.994

Valore totale dei primi 20 prodotti

1.082.867

Valore totale dei primi 20 prodotti

1.228.198

Valore totale importazioni

1.351.634

Valore totale esportazioni

1.294.781

Arabia Saudita

Importazioni gen. – dic. 2004 (valori in migliaia di euro)

Esportazioni gen. – dic. 2004 (valori in migliaia di euro)

Prodotti (i primi 20 per importanza)

Prodotti (i primi 20 per importanza)

1

291- Macchine e apparecchi per la produzione e l’impiego di energia meccanica

148.444

1

111- Petrolio greggio e gas naturale

2.501.553

2

295- Altre macchine per impieghi speciali

126.899

2

241- Prodotti chimici di base

325.635

3

292- Altre macchine di impiego generale

105.960

3

232- Prodotti petroliferi raffinati

21.017

4

297- Apparecchi per uso domestico

73.832

4

191- Cuoio (esclusi indumenti)

18.515

5

361- Mobili

65.871

5

141- Pietre

12.315

6

182- Articoli di abbigliamento in tessuto e accessori (esclusi quelli in pelle)

58.441

6

271- Prodotti della siderurgia

10.051

7

263- Piastrelle in ceramica per pavimenti e rivestimenti

50.555

7

247- Fibre sintetiche e artificiali

9.421

8

241- Prodotti chimici di base

43.893

8

287- Altri prodotti in metallo

4.671

9

267- Pietre da taglio e da costruzione, modellate e finite

41.118

9

261- Vetro e prodotti in vetro

1.515

10

286- Articoli di coltelleria, utensili e oggetti diversi, in metallo

36.967

10

268- Altri prodotti in minerali non metalliferi

1.030

11

294- Macchine utensili

36.697

11

291- Macchine e apparecchi per la produzione e l’impiego di energia meccanica

951

12

341- Autoveicoli

33.083

12

292- Altre macchine di impiego generale

864

13

343- Parti ed accessori per autoveicoli e loro motori

31.362

13

274- Metalli di base non ferrosi

820

14

245- Saponi e detergenti, prodotti per la pulizia e la lucidatura; profumi e pr……

30.634

14

295- Altre macchine per impieghi speciali

629

15

251- Articoli in gomma

30.283

15

341- Autoveicoli

475

16

252- Articoli in materie plastiche

30.085

16

252- Articoli in materie plastiche

450

17

287- Altri prodotti in metallo

27.183

17

362- Gioielli e articoli di oreficeria

402

18

272- Tubi

23.849

18

999- Merci dichiarate come provviste di bordo, merci nazionali di ritorno e res….

296

19

246- Altri prodotti chimici

23.785

19

151- Carni e prodotti a base di carne

282

20

211- Pasta da carta, carta e cartone

23.570

20

211- Pasta da carta, carta e cartone

226

Valore totale dei primi 20 prodotti

1.042.511

Valore totale dei primi 20 prodotti

2.911.118

Valore totale importazioni

1.474.247

Valore totale esportazioni

2.913.993

Siria

Importazioni gen. – dic. 2004 (valori in migliaia di euro)

Esportazioni gen. – dic. 2004 (valori in migliaia di euro)

Prodotti (i primi 20 per importanza)

Prodotti (i primi 20 per importanza)

1

295- Altre macchine per impieghi speciali

89.714

1

111- Petrolio greggio e gas naturale

556.627

2

232- Prodotti petroliferi raffinati

51.438

2

011- Prodotti dell’agricoltura, dell’orticoltura e della floricoltura

44.950

3

292- Altre macchine di impiego generale

50.634

3

154- Oli e grassi animali e vegetali

38.235

4

241- Prodotti chimici di base

37.306

4

191- Cuoio (esclusi indumenti)

36.962

5

291- Macchine e apparecchi per la produzione e l’impiego di energia meccanica

32.243

5

171- Filati e fibre tessili

30.172

6

341- Autoveicoli

22.874

6

172- Tessuti

9.607

7

271- Prodotti della siderurgia

18.092

7

232- Prodotti petroliferi raffinati

5.518

8

294- Macchine utensili

16.710

8

252- Articoli in materie plastiche

3.006

9

297- Apparecchi per uso domestico

15.958

9

143- Minerali per le industrie chimiche e concimi

2.580

10

312- Apparecchiature per la distribuzione e il controllo dell’elettricità

13.467

10

182- Articoli di abbigliamento in tessuto e accessori (esclusi quelli in pelle)

2.346

11

246- Altri prodotti chimici

13.318

11

151- Carni e prodotti a base di carne

2.212

12

311- Motori, generatori e trasformatori elettrici

11.659

12

246- Altri prodotti chimici

2.096

13

331- Apparecchi medicali e chirurgici e apparecchi ortopedici

11.010

13

177- Articoli di maglieria

1.712

14

286- Articoli di coltelleria, utensili e oggetti diversi, in metallo

9.706

14

999- Merci dichiarate come provviste di bordo, merci nazionali di ritorno e res….

1.130

15

247- Fibre sintetiche e artificiali

9.632

15

153- Preparati e conserve di frutta e ortaggi

625

16

172- Tessuti

9.397

16

271- Prodotti della siderurgia

503

17

252- Articoli in materie plastiche

8.174

17

291- Macchine e apparecchi per la produzione e l’impiego di energia meccanica

456

18

211- Pasta da carta, carta e cartone

7.919

18

241- Prodotti chimici di base

427

19

243- Pitture, vernici e smalti, inchiostri da stampa e mastici

7.253

19

295- Altre macchine per impieghi speciali

410

20

287- Altri prodotti in metallo

7.253

20

222- Altri articoli di stampa

310

Valore totale dei primi 20 prodotti

443.757

Valore totale dei primi 20 prodotti

739.884

Valore totale importazioni

554.159

Valore totale esportazioni

741.765

Iran

Importazioni gen. – dic. 2004 (valori in migliaia di euro)

Esportazioni gen. – dic. 2004 (valori in migliaia di euro)

Prodotti (i primi 20 per importanza)

Prodotti (i primi 20 per importanza)

1

295- Altre macchine per impieghi speciali

559.557

1

111- Petrolio greggio e gas naturale

1.875.602

2

291- Macchine e apparecchi per la produzione e l’impiego di energia meccanica

394.411

2

271- Prodotti della siderurgia

133.898

3

292- Altre macchine di impiego generale

167.109

3

151- Carni e prodotti a base di carne

37.316

4

294- Macchine utensili

147.096

4

175- Altri prodotti tessili

30.676

5

341- Autoveicoli

88.486

5

011- Prodotti dell’agricoltura, dell’orticoltura e della floricoltura

18.326

6

272- Tubi

76.218

6

141- Pietre

14.529

7

246- Altri prodotti chimici

69.790

7

241- Prodotti chimici di base

10.384

8

343- Parti ed accessori per autoveicoli e loro motori

62.656

8

172- Tessuti

8.315

9

311- Motori, generatori e trasformatori elettrici

58.179

9

191- Cuoio (esclusi indumenti)

6.101

10

241- Prodotti chimici di base

55.976

10

247- Fibre sintetiche e artificiali

4.359

11

312- Apparecchiature per la distribuzione e il controllo dell’elettricità

44.514

11

246- Altri prodotti chimici

2.740

12

297- Apparecchi per uso domestico

32.330

12

012- Animali vivi e prodotti di origine animale

2.545

13

332- Strumenti e apparecchi di misurazione, di controllo, di prova, di navigazione…

28.344

13

152- Pesci conservati e trasformati e prodotti a base di pesce

2.217

14

244- Prodotti fasmaceutici e prodotti chimici e botanici per usi medicinali

27.904

14

291- Macchine e apparecchi per la produzione e l’impiego di energia meccanica

2.112

15

322- Apparecchi trasmittenti perla radiodiffusionee la televisione e di appar

27.533

15

153- Preparati e conserve di frutta e ortaggi

1.951

16

243- Pitture, vernici e smalti, inchiostri da stampa e mastici

22.805

16

272- Tubi

1.803

17

252- Articoli in materie plastiche

21.987

17

182- Articoli di abbigliamento in tessuto e accessori (esclusi quelli in pelle)

1.800

18

271- Prodotti della siderurgia

21.902

18

287- Altri prodotti in metallo

1.714

19

274- Metalli di base non ferrosi

19.347

19

274- Metalli di base non ferrosi

970

20

211- Pasta da carta, carta e cartone

14.482

20

295- Altre macchine per impieghi speciali

929

Valore totale dei primi 20 prodotti

1.940.626

Valore totale dei primi 20 prodotti

2.158.287

Valore totale importazioni

2.156.364

Valore totale esportazioni

2.166.741

Come si diceva, sarebbe stato necessario esaminare le importazioni e le esportazioni di questi Paesi verso il resto del mondo e non solamente quelle nei confronti dell’Italia (come pure sarebbe stato necessario anche analizzare le loro produzioni). La composizione interna delle importazioni dagli altri Paesi del mondo sviluppato sarebbe stata in parte diversa: per es. avrebbero avuto un peso di rilievo prodotti come quelli farmaceutici, dell’elettronica di consumo ed altri beni nella cui produzione l’Italia ha un ruolo marginale. Nonostante questa limitazione l’analisi dei dati contenuti nelle suddette tabelle sono molto indicative e consentono di fare apprezzamenti tali che si possono estendere a tutto il commercio che i Paesi in questione hanno col resto del mondo.

I Paesi del Maghreb e del Medio Oriente hanno, dove più, dove meno, un accettabile tenore di vita. La vita media si avvicina ai 70 anni, non si ha notizie di epidemie e di carestie anche se i livelli di disoccupazione, soprattutto tra i giovani, sono molto alti. Questo accettabile tenore di vita dipende, come è stato anticipato e come si vede chiaramente, dalle risorse provenienti dalla vendita di petrolio e gas naturale.

Nella tabella seguente si mette in evidenza l’incidenza percentuale delle vendite di petrolio e gas naturale e dei prodotti petroliferi raffinati sul totale delle esportazioni verso l’Italia:

Paese

Export petrolio + gas nat. + prodotti petroliferi raffinati Tot. export Incidenza %
Algeria

4.759.757

4.841.054

98%
Libia 6.081.218 6.309.852 96%
Egitto 635.196 1.294.781 49%
Arabia S. 2.522.570 2.913.993 87%
Siria 562.145 741.765 76%
Iran 1.875.602 2.166.741 87%

Con tutti i limiti di cui si è detto poco prima, i dati mettono in evidenza il peso importante che l’esportazione di petrolio, gas naturale e prodotti petroliferi raffinati ha sul totale delle esportazioni e quindi sul tenore di vita delle popolazioni dei Paesi a cui si riferisce la presente elaborazione. E’ in base all’esportazione di queste produzioni che questi Paesi possono finanziare le importazioni. Di conseguenza tutto ciò che è legato all’esaurimento di queste risorse ha ed avrà un peso fondamentale nell’elaborazione socio – economico – politica e culturale delle popolazioni di questi Paesi.

Per quanto riguarda le importazioni bisogna fare ulteriori considerazioni. Vediamo prima di tutto chiaramente di che prodotti si tratta, dando qualche indicazione in più rispetto a quanto già specificato nelle tabelle e considerando quelli più importanti come valore esportato e come contenuto di tecnologia incorporato (si fa riferimento ai numeri di codice utilizzati nelle tabelle stesse):

291- Motori e turbine (esclusi i motori destinati ai mezzi di trasporto), pompe, compressori, sistemi idraulici, rubinetti, valvole, cuscinetti, ingranaggi, organi di trasmissione, ecc.;

292- Fornaci e bruciatori, macchine e apparecchi di sollevamento e movimentazione (gru, argani, carrelli elevatori, piattaforme girevoli, ascensori, montacarichi, scale mobili, ecc.);

294- Macchine utensili per la lavorazione dei metalli;

295- Macchine per le industrie metallurgiche, per le cave, le miniere e i cantieri, per le industrie alimentari e del tabacco, ecc.

297- Elettrodomestici e apparecchi per uso domestico non elettriche;

311- Motori, generatori e trasformatori elettrici;

312- Apparecchiature per il controllo e la distribuzione dell’elettricità.

2) Le cause della situazione del Maghreb e del Medio Oriente

Perché il Maghreb e il Medio Oriente non sono andati incontro all’impetuoso sviluppo che ha interessato Paesi come il Giappone, la Corea del Sud, Taiwan, per non parlare di grandi Paesi come la Cina e l’India? Se poi si tiene conto che l’area in questione, diversamente da altre aree, ha potuto beneficiare dell’ingente rendita petrolifera significa che ci devono essere state motivazioni molto forti che hanno fatto in modo che le cose si evolvessero nel modo in cui sono andate.

Le motivazioni dello sviluppo delle altre aree sono diverse. Per quanto riguarda il Giappone, le cosiddette “tigri asiatiche” e altre aree asiatiche uno dei motivi fondamentali è che hanno beneficiato dei trasferimenti tecnologici e finanziari da parte degli Stati Uniti volti a non fare incamminare le aree suddette nell’orbita sovietica. Per la Cina e l’India bisogna fare un discorso diverso ma non è il caso di approfondire.

I motivi per cui il Maghreb e il Medio Oriente non sono andati incontro all’impetuoso sviluppo che ha riguardato molte parti del mondo sono essenzialmente due e strettamente connessi: la colonializzazione a cui sono stati assoggettati in passato e le ingenti riserve di risorse energetiche.

a) Il colonialismo

Vediamo prima il complesso intreccio di cause ed effetti che ha costituito il fenomeno del colonialismo e di come questo ha privato intere aree del mondo di ogni prospettiva di sviluppo, di ogni possibilità di diventare padroni del proprio destino e di essere produttori delle loro condizioni sociali, economiche, politiche e culturali

  1. l’incontro-scontro fra la realtà tecnologico – culturale europea con altre realtà tecnologico – culturali situate ad un inferiore livello di sviluppo; per livello tecnologico – culturale si intende il livello di sviluppo delle tecnologie e forze produttive e di sviluppo dei rapporti economici, sociali, giuridici e politici (Marx avrebbe detto struttura e sovrastruttura), in dialettico rapporto fra di essi; i miglioramenti, le innovazioni tecnologiche che portano ad uno sviluppo delle forze produttive e quindi ad un maggiore soddisfacimento dei bisogni umani, spazzano via tutti i rapporti socio – economico – giuridico e politici che impediscono il loro sviluppo e portano alla creazione di nuovi rapporti che siano ad essi adeguati, nel senso che rendono possibile il dispiegamento di tutte le loro potenzialità;

  2. una situazione culturale in cui le varie nazioni, popolazioni, etnie, tribù, caste, classi, clan, famiglie ecc. costituiscono dei centri di aggregazione di interessi contrastanti: detto in altri termini, e contestualizzando il discorso, la volontà e la capacità dell’Europa (ed in seguito anche del Nord America) di svilupparsi a danno delle altre realtà;

  3. una situazione in cui l’area tecnologico-culturale che raggiunge per prima il possesso di superiori tecnologie produttive utilizza queste stesse condizioni per svilupparsi sempre più, togliendo spazio e possibilità di sviluppo ad altre aree culturali, come una sorta di “gene culturale” che tende a moltiplicarsi all’infinito e ad occupare tutte le aree della terra;

  4. la resistenza o meno opposta dalle altre aree tecnologico – culturali all’azione economica e/o militare svolta dall’Europa e dal Nord America;

  5. la superiore capacità militare delle nazioni europee e in seguito del nord America , strettamente conseguente alla superiorità tecnologico – culturale, rispetto alle popolazioni che saranno colonizzate;

  6. l’imposizione ai Paesi colonizzati, da parte dell’Europa e poi del Nord America, della norma del proprio sviluppo tecnologico-culturale;

  7. l’imposizione ai Paesi colonizzati da parte dei Paesi colonizzatori di non produrre certi beni, soprattutto beni strumentali: in questo modo si ha un impoverimento delle economie, viene meno un suo pezzo importante che è l’artigianato e, se esiste, l’industria; l’economia non è più autosufficiente; prima della colonizzazione molte economie erano autosufficienti e i limitati scambi commerciali con le vicine economie si basavano su un reciproco interesse; anche se in alcuni casi non si ha una vera imposizione di non produrre certi beni, dal momento che si è formata una realtà globalizzata, gli eventuali beni prodotti dai Paesi colonizzati sarebbero fuori mercato perché tecnologicamente inferiori; in altri casi i Paesi colonizzatori fanno in modo di non trasferire ai Paesi Colonizzati le tecnologie necessarie per attuare produzioni che potrebbero danneggiare la loro economia (una volta che i paesi colonizzati hanno conquistato l’indipendenza i rapporti con gli ex Paesi colonizzatori non cambiano: in nessun caso questi ultimi trasferiscono tecnologie negli ex Paesi colonizzati), ecc.;

  8. il riorientamento delle economie delle realtà colonizzate nel senso che queste economie sono costrette a produrre ciò che serve ai Paesi colonizzatori;

  9. l’imposizione ai Paesi colonizzati di acquistare manufatti provenienti dalle Paesi colonizzatori.

La Lega degli Stati arabi nel vertice di marzo 2005 ha preso tra l’altro la decisione della costruzione di un satellite arabo per osservazioni ecologiche (dal contesto ho dedotto che i Paesi arabi non abbiano mai costruito un satellite): ma come faranno gli Stati arabi a costruire un satellite se non ne hanno mai costruito e se non hanno partecipato allo sviluppo scientifico che ha prodotto le tecnologie necessarie per la costruzione di satelliti artificiali? La soluzione è che dovrebbero ordinarlo alle aziende di altri Paesi che glielo costruirebbero “chiavi in mano” e dovrebbero rivolgersi ad un altro Paese dotato dei vettori e delle necessarie infrastrutture per inviarlo in orbita. Ma questi prodotti probabilmente sono considerati, ufficialmente o ufficiosamente, prodotti strategici e l’Occidente non consentirà in nessun modo la loro cessione e le tecnologie ad essi collegati ad altre aree geopolitiche e culturali.

I Paesi del Maghreb e del Medio Oriente sono stati tutti assoggettati al colonialismo. Solamente negli anni sessanta del ventesimo secolo, con l’esito positivo della lotta di liberazione del popolo algerino, termina questo fenomeno.

b) Le risorse energetiche

Il secondo motivo che ha portato il Maghreb e il Medio Oriente all’attuale situazione è il suo possesso di ingenti riserve energetiche. Come è stato già detto, l’area detiene circa il 65% delle riserve petrolifere mondiali e circa il 45% di quelle del gas naturale. Se l’Occidente non avesse impedito il suo sviluppo si sarebbe trovata di fronte ad una area geopolitica e culturale ricca di risorse energetiche, forte industrialmente e che avrebbe ben presto messo in discussione gli equilibri geopolitici e culturali mondiali: e ciò è quello che l’Occidente non avrebbe mai voluto.

3) Le prospettive generali

Ma le cose continueranno ancora in questo modo oppure i Paesi del Maghreb e del Medio Oriente hanno adesso la possibilità di invertire la tendenza che va avanti da due secoli?

La risposta è positiva perché si è creata una nuova realtà che lo renderà possibile. La realtà nuova che si è creata è la prospettiva di esaurimento dei combustibili fossili, essenzialmente del petrolio e del gas naturale, e il connesso esaurimento, per i Paesi produttori, delle risorse finanziare connesse alla vendita di quelle risorse energetiche. Ciò però avviene in una situazione in cui i Paesi dell’area detengono una fetta consistente delle risorse energetiche: è solo questo che probabilmente darà una chance di successo al loro desiderio di creare un sano e locale sviluppo, di essere padroni del loro destino, di essere produttori delle loro condizioni economiche, sociali, politiche e culturali. La soluzione che si propone sarà quella dello scambio fra sicuro approvvigionamento di risorse energetiche da parte del mondo sviluppato e di altri paesi come la Cina e l’India e la creazione di un sano e locale sviluppo economico e culturale da parte dei Paesi del Maghreb e del Medio Oriente. Dovranno verificarsi però diverse condizioni affinché questa prospettiva possa realizzarsi. La prima condizione sarà l’acquisizione della coscienza della posta in gioco. La seconda condizione sarà data dai profondi cambiamenti che dovranno intervenire nelle élite e/o nelle strutture politiche dei paesi dell’area. La terza condizione sarà la creazione di una unione fra questi Paesi simile a quanto avvenuto in Europa (questa unione potrebbe essere la Lega dei Paesi arabi, opportunamente rivitalizzata e allargata ) . Questa ultima condizione che si creerà sarà strettamente connessa e determinata dalle precedenti. Nei primi tempi questa unione dovrà necessariamente avere degli scopi limitati ma in seguito sarà necessario procedere sulla strada di una unione più completa. Solo in questo modo questi Paesi raggiungeranno la massa critica sufficiente per raggiungere i loro obiettivi.

Vale la pena di ribadire che solamente l’esistenza delle condizioni suddette, costituisce l’occasione per lo sviluppo dell’area: se così non fosse l’area diventerebbe un hopeless continent, un continente senza speranza, come è avvenuto per l’Africa nera. L’unica conseguenza positiva per il Maghreb e il Medio Oriente è che anche loro sarebbero le beneficiarie degli incassi degli incontri di calcio fra giornalisti e uomini politici e dei concerti di cantanti rock svolti a scopi di beneficenza.

Foto
Piazza Tahrir a Il Cairo
4 Piazza Tahrir a Il Cairo, simbolo della primavera egiziana

4) Le concrete soluzioni

Prima di esporre le concrete soluzioni ai problemi esposti è ancora necessario mettere in evidenza anche tutte le altre condizioni che si sono create o che si creeranno e che renderanno il quadro più completo e più complesso.

La prima situazione da tenere presente sono ancora le conseguenze dello sconvolgimento sul tessuto sociale e produttivo operato dal colonialismo. I governi militari – socialisti andati al potere nella maggior parte dei Paesi del Maghreb e del Medio Oriente dopo le lotte di liberazione hanno trovato molte difficoltà nel ricreare quel tessuto produttivo precedente la colonizzazione. I piani di industrializzazione messi in piedi e finanziati dalle entrate derivanti dalla vendita del petrolio e del gas naturale non hanno avuto successo dal punto di vista economico. Questi piani di industrializzazione erano in realtà attuati da imprese straniere, con macchinari e impianti importati dall’estero e con personale specializzato proveniente dall’estero. Il problema è rappresentato dalle enormi difficoltà nel creare un tessuto produttivo locale con un ruolo importante rappresentato da un artigianato fecondo e da piccole industrie produttrici di beni strumentali: sembra che il “peccato originale” rappresentato dal colonialismo e/o globalizzazione sia incancellabile.

Nel campo agricolo le cose non sono andate meglio e si è fatto spesso ricorso all’importazione per soddisfare il bisogno di generi alimentari. Il motivo per cui l’agricoltura sia stata emarginata dai piani di sviluppo approntati da questi regimi militari – socialisti è che con l’agricoltura un paese non si affranca dalla dipendenza dal mondo occidentale come invece sarebbe avvenuto se quei piani di industrializzazione avessero avuto successo. La stessa cosa è avvenuta in Unione Sovietica negli anni venti e trenta del secolo scorso. Solo con l’industrializzazione a tappe forzate e lo sviluppo dell’industria pesante l’Unione Sovietica avrebbe avuto delle possibilità di successo nel difendersi dall’imperialismo occidentale e dalla Germania nazista a cui l’imperialismo occidentale aveva affidato una funzione anti-sovietica. Anche l’Unione sovietica negli anni sessanta e settanta ha iniziato ad importare grano da alcuni Paesi occidentali e sembra che abbia sofferto tremende carestie negli anni venti e trenta.

Molto importante sarà la situazione che si creerà nel periodo successivo al picco della produzione delle risorse energetiche relativamente alle regole da seguire per gli approvvigionamenti di tali risorse. Molto probabilmente la regolamentazione degli acquisti di petrolio e gas naturale avverrà attraverso uno strumento che potrebbe vedersi come un misto fra prezzo di mercato e contingentamento. Si stabiliranno cioè le quantità di risorse energetiche, che ogni nazione avrà diritto ad importare. Ma chi stabilirà le quote che spetteranno alle varie nazioni? Quali criteri si adotteranno per la loro determinazione? Quali poteri si metteranno in campo? Chi avrà più voce in capitolo in questo braccio di ferro? Si creeranno degli schieramenti in questa lotta? Si creerà un mercato delle quote, come sembra stia avvenendo per le quote di inquinanti in seguito al Protocollo di Kyoto? Le nazioni economicamente più forti acquisteranno quote di risorse energetiche dalle nazioni più povere? Le nazioni più povere riusciranno ad approvvigionarsi di petrolio e di gas naturale considerando gli alti prezzi di acquisto che si creeranno?

Una importante condizione di cui tenere conto è la struttura degli approvvigionamenti di petrolio degli Stati Uniti. Solamente il 40% del petrolio consumato da questa nazione è prodotto internamente. Il 60% quindi è importato. Del petrolio importato poco più del 60% proviene dal continente americano (Canada, Messico, Venezuela e Colombia), circa il 15% proviene dall’Africa nera (soprattutto Nigeria e Angola), mentre il restante 25% circa proviene dal Medio Oriente. Per quanto riguarda l’Europa solamente due nazioni sono autosufficienti e addirittura esportatrici di petrolio: sono la Gran Bretagna e la Norvegia, grazie ai giacimenti off-shore del Mare del Nord. Ma questi giacimenti sono stati sfruttati intensamente e da alcuni anni hanno raggiunto il picco di produzione e si avviano ad un rapido esaurimento.

Un’altra condizione di cui tenere conto, strettamente imparentata alla precedente, riguarda la ripartizione dei consumi di beni e servizi fra le varie aree del mondo: il 60% delle spese per consumi privati di beni e servizi è fatto dalla popolazione dell’Unione Europea e del Nord America (Stati Uniti e Canada) che costituiscono poco più del 10% della popolazione del pianeta.

Visto il contesto che è stato tratteggiato, il posizionamento delle forze armate degli euro-americani in Medio Oriente (bisogna ricordare comunque che la posizione degli europei è variegata), iniziato nel 2002, è da interpretarsi in questa lotta che sta per iniziare ed ha il logico obiettivo per gli euro-americani di condurre il gioco in prima persona e che i rapporti economico-politici fra Occidente e queste aree geopolitiche siano come prima (è strano che dopo l’attentato dell’11 settembre alle Torri Gemelle si usò l’espressione opposta per indicare tutto ciò [ si disse ” nulla sarà più come prima”]). Un altro degli obiettivi degli Stati Uniti potrebbe essere quello di prendere tempo in modo da spostare l’approvvigionamento dal Medio Oriente in direzione dell’Africa nera.

Quali sono le differenze fra lo scontro avvenuto in passato fra mondo occidentale e blocco dei Paesi socialisti e lo scontro che sta avvenendo adesso fra mondo occidentale (in cui forse bisogna comprendere alcuni paesi dell’ex blocco socialista) e il Maghreb e Medio Oriente?

Prima di entrare in merito a questo argomento è bene sgombrare il campo dal concetto di modello. Ogni realtà si è evoluta in condizioni particolari, ha dovuto risolvere problemi particolari e ha creato delle soluzioni particolari. Non è possibile generalizzare queste realtà. Gli Stati Uniti sono il prodotto degli emigranti provenienti dall’Europa Occidentale (che a loro volta avevano alle spalle la rivoluzione liberale e la rivoluzione industriale, il Rinascimento, gli apporti della civiltà araba, la civiltà greco-romana, ecc.), dello sterminio delle popolazioni native americane, dell’utilizzo degli schiavi africani, di territori enormi, di risorse naturali enormi, dall’assenza di una struttura socio-economica-culturale precostituita che avrebbe fatto da freno al loro sviluppo, ecc. L’Europa occidentale è pure essa il prodotto di una serie di condizioni di cui alcune simili a quelle viste per gli Stati Uniti. Un aspetto importante da tenere presente nella storia dell’Europa occidentale è stato la valvola di sfogo della sovrappopolazione rappresentata dall’emigrazione nelle Americhe e in Australia. Probabilmente il motivo più importante che ha portato all’economia pianificata e non all’economia di mercato in quelle realtà che poi hanno dato luogo all’Unione Sovietica e alla Cina Comunista è rappresentato dal problema demografico. Si pensi che nei primi anni del novecento emigravano dall’Italia fino a 800-900 mila persone all’anno; dopo la prima guerra mondiale i Paesi destinatari dell’emigrazione misero delle forti limitazioni all’emigrazione stessa (si pensi che gli Stati Uniti accettarono dall’Italia solamente 50 mila emigrati all’anno): dover sarebbero emigrati 3-4 milioni di persone espulse all’anno (dato ricavato facendo una proporzione fra la popolazione di quelle aree con quella italiana) dall’est europeo o le decine di milioni espulsi dalla Cina se in queste realtà ci fosse stato uno sviluppo di tipo capitalistico?

Il modo di vita euro-americano affonda le radici nei fatti appena citati per cui, prescindendo da giudizi morali (da cui bisogna prescindere per fare un discorso serio), non può essere esteso ad altre realtà. Il problema si pone solamente quando diverse realtà entrano in contatto e quindi in conflitto.

Lo scontro avvenuto in passato fra mondo occidentale e mondo socialista è dipeso dalla necessità, soprattutto per quelle realtà che hanno dato vita all’Unione Sovietica e alla Cina, di creare condizioni di sviluppo in una situazione diversa da quella del Nord America e dell’Europa Occidentale; e nel fare ciò sono venute in contrasto con l’imperialismo occidentale. Bisogna anche aggiungere che l’unione Sovietica e la Cina si sono poste a loro volta come modello per cui le loro rivoluzioni e le soluzioni a cui poi sono pervenute in campo economico e politico, avrebbero dovuto riguardare anche altre realtà.

E’ bene adesso abbandonare questo argomento (che ci porterebbe molto lontano) per ricordare qual’ è la posta in gioco in quella realtà geopolitica rappresentata dal Medio Oriente e dal Maghreb: la posta in gioco è il sicuro approvvigionamento di petrolio e gas naturale da parte del mondo occidentale (ma anche da parte della Cina, dell’India e di altre realtà) e la possibilità per i Paesi del Maghreb e del Medio Oriente di non perdere l’ultima occasione di utilizzare le risorse finanziarie derivanti dalla vendita di quelle risorse energetiche per raggiungere una situazione di sano e locale sviluppo.

Ma come si possono raggiungere queste condizioni di vero sviluppo nei Paesi del Maghreb e del Medio Oriente? Quali politiche fare?

Dopo avere trattato diversi argomenti affinché si avesse un quadro chiaro e completo della situazione che si è venuta a creare è arrivato il momento di indicare le possibili cose che concretamente si potranno fare per creare condizioni di vero sviluppo nei Paesi del Maghreb e del Medio Oriente. Bisogna che questi Paesi condizionino il sicuro approvvigionamento di petrolio e di gas naturale da parte del mondo occidentale e di altre aree geopolitiche al raggiungimento dei seguenti obiettivi:

  1. la creazione di un mercato in buona parte autosufficiente; questo significa che:

  1. una discreta parte dei prodotti tecnologicamente avanzati e strategici che viene consumato in un dato Paese (o, per meglio dire, in un’area geopolitica culturalmente omogenea e unita) sia progettato e prodotto nello stesso posto e soprattutto che una discreta parte della produzione dei componenti necessari per i prodotti suddetti sia progettata e realizzata nel posto in cui questi vengono consumati: per raggiungere questo obiettivo è necessario che ci sia trasferimento di tecnologia e know-how dall’Occidente sviluppato e da altre aree geopolitiche verso i Paesi in oggetto;

  2. in ogni accordo economico è bene che il pagamento avvenga in parte in natura, nel senso di avere in cambio non denaro ma frequenze a corsi professionali e a corsi di studi universitari nei Paesi dell’Occidente sviluppato e/o alla creazione di strutture scolastiche, centri di ricerca, ecc. nei Paesi del Maghreb e del Medio Oriente, ecc.;

  3. l’affidamento della creazione di impianti affidata a imprese estere deve comportare anche il trasferimento del know-how necessario affinché in seguito il Paese sia in grado di costruirli da solo;

  4. finanziare l’istruzione con particolare riguardo alla formazione tecnica e professionale in modo da eliminare le condizioni che hanno portato all’inaridimento dell’artigianato;

  5. fare in modo che i Paesi Sviluppati eliminino le barriere protettive dei loro prodotti nei confronti di quelli provenienti da altri Paesi o che quanto meno ci sia una certa reciprocità;

  1. creazione di imprese miste occidentali – arabe che sfruttino le enormi risorse energetiche derivanti da fonti rinnovabili esistenti nel Maghreb e Medio Oriente come la fonte solare;

  1. notevole autonomia della propria vita e produzione culturale;

  1. creare una comunità economica e politica fra i Paesi del Maghreb e del Medio Oriente, per certi versi somigliante a quanto avvenuto in Europa, in modo da creare una realtà economico-politica con una massa critica sufficiente per mettere in campo le forze necessarie per arrivare alla fine a creare uno sviluppo in buona parte autosufficiente.

5) Le difficoltà che si incontreranno

Le soluzioni sinteticamente indicate sono molto semplici ma sono difficili da raggiungere per il semplice motivo che ciò avrà delle ripercussioni sul Mondo Occidentale e sul suo modo di vita. Quelle soluzioni comporteranno delle modifiche nel tenore di vita della popolazione del Mondo Occidentale nel senso di un abbassamento dei consumi o quanto meno di un rallentamento del loro tasso di crescita; ma la conseguenza più importante non sarà quanto ora detto ma il fatto che le scelte non saranno fatte solamente dal Mondo Occidentale ma che anche altre realtà avranno voce in capitolo. Il Mondo Occidentale comprende chiaramente la posta in gioco, conosce il motivo del contendere, sa che trasferendo tecnologie e know-how in seguito dovrà confrontarsi su un piede di parità con i Paesi del Maghreb e del Medio Oriente. Uno dei motivi più importanti dello scontro fra le colonie portoghesi, spagnole e inglesi, ecc. del continente americano con le rispettive madri patrie avvenne su questo punto.

E’ importante che un Paese produca una discreta parte di beni con elevato contenuto tecnologico e strategici, che produca cioè beni che hanno richiesto decenni se non secoli di storia per essere creati e che fanno la differenza nei rapporti economici internazionali. E’ necessario però che un Paese non solo produca quanto appena detto ma che faccia anche parte di una alleanza culturale forte che abbia voce in capitolo nelle decisioni economiche che hanno rilievo a livello mondiale. Un Paese forte produttore di caffè, di grano, di cacao, di carne, di the, ecc. è un Paese debole perché queste produzioni potrebbero essere spostate con facilità in altre aree perché non c’è nessuna barriera all’ingresso in queste produzioni. L’Italia potrebbe produrre cotone o canna da zucchero senza nessuna difficoltà (a patto che non ci siano problemi climatici) però l’Italia non riuscirebbe a produrre mainframe (elaboratori di notevole potenza) o macchine fotografiche se non li ha mai prodotti oppure se se in passato ha abbandonato queste produzioni.

Si è accennato in precedenza alle conseguenze sull’Occidente delle soluzioni proposte per risolvere la grave crisi che si è creata col Maghreb e il Medio Oriente. Ma quali sono le condizioni necessarie che si dovranno verificare in questi Paesi affinché quelle soluzioni si possano attuare?

Si è già detto della necessità che fra questi paesi si crei una comunità simile all’Unione Europea in modo da creare una realtà economico-politica con una massa critica sufficiente per mettere in campo le forze necessarie per arrivare alla fine a creare uno sviluppo in buona parte autosufficiente. Per comprendere come le soluzioni non siano facili basti ricordare i tentativi infruttuosi del leader libico Mu’ammar al- Qadhdhafi (Gheddafi) di creare accordi di unione con l’Egitto, la Siria, il Sudan e la Tunisia e quelli dell’Egitto di creare una unione con la Siria, ma la strada non può non essere che la suddetta. La creazione di questa comunità sarà il punto di arrivo di una lunga e travagliata fase di transizione che comporterà sicuramente degli sconvolgimenti a livello sociale e politico. La coscienza del picco di produzione del petrolio e del gas naturale, la prospettiva del loro esaurimento e, soprattutto, la coscienza che questa sia l’ultima occasione per avere un sano e locale sviluppo pena la caduta nella miseria come quella in cui si trova l’Africa nera, dovrebbe logicamente portare ad un compattamento delle varie formazioni sociali e dell’intera area geopolitica mentre per quanto riguarda l’aspetto politico ci saranno degli sconvolgimenti nelle strutture politiche e nelle élite politiche al potere nei Paesi in questione in modo che siano adeguate al nuovo compito che la storia pone loro di fronte. La formazione terroristica Al Qaeda penso che si sia mossa in questo senso perché i loro componenti provengono da diversi Paesi del Maghreb e del Medio Oriente (ma il terrorismo non è la soluzione ai problemi di cui si dibatte).

L’occupazione dell’Iraq da parte degli euro-americani è da vedersi come il tentativo del mondo occidentale di impedire questo cambiamento nelle strutture e nelle élite politiche dei paesi del Maghreb e del Medio Oriente e nell’assicurare un sicuro flusso di risorse energetiche al mondo occidentale alle stesse condizioni in cui è avvenuto finora.

E’ difficile fare una previsione sugli sviluppi di questa situazione e si fa l’ipotesi che se queste difficoltà persisteranno per molto tempo le tensioni nell’area aumenteranno e che il terrorismo sarà un fenomeno di lunga durata e che gli esiti sono incerti.

Fonte foto

Le foto 1 e 4 sono state prese dal sito http://online.scuola.zanichelli.it/sofrigeografia/2011/04/19/le-rivoluzioni-arabe-del-2011/

Le foto 2 e 3 sono state prese dal sito https://www.google.it/?gws_rd=ssl#q=estrazione+petrolio+derrick&revid=275130552

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Sono nato in Lucania nel lontano 1951 e abito a Bologna da circa trent’anni. Ho sempre avuto interesse, da più punti di vista, verso i “destini” (sempre più dialetticamente interconnessi) dell’umanità: da quello dei valori culturali che riempiano l’esistenza a quello delle condizioni materiali di vita (dall’esaurimento delle risorse naturali ai cambiamenti climatici, ecc.). Ho visto nel valore della “decrescita” un punto di partenza per dare un contributo alla soluzione dei gravi problemi che l’umanità ha di fronte.

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