Demonizzare gli oggetti ??

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L’istinto è quello di demonizzare gli oggetti della nostra vita quotidiana che, sebbene abbiano rappresentato delle utili invenzioni, si sono dimostrati presto non proprio dei buoni amici. Mi riferisco ad oggetti come l’auto, la televisione, il cellulare, il denaro …
La voglia di demonizzare questi oggetti non è dovuta al fatto di attribuire loro potenzialità malvagie, nessun oggetto ha di per sè qualità del tutto negative o positive, lo sappiamo bene. Dipende tutto dall’uso che se ne fa, e ancora di più dal valore intrinseco che si dà a tale oggetto e quindi dalla relazione che si crea con esso.
Ultimamente però, mi pare che certi oggetti stiano sempre più acquisendo le caratteristiche di idoli, come se avessero intrensicamente un valore ben oltre la loro stessa funzione. Avere una macchina oggi, ad esempio, non serve esclusivamente per spostarsi, direi in minima parte contribuisce al suo scopo originale, bensì un’auto oggi rappresenta la vita stessa di un individuo, la sua personalità, la sua posizione sociale, la sua sicurezza e non solo finanziaria, persino la felicità. A conferma di questo basta osservare con occhio cristallino le pubblicità che ci assalgono in tv e per le strade, i termini che vengono utilizzati per convincerci ad acquistare.
La vita è impensabile senza automobile, senza cellulare o senza televisione, senza una gran quantità di denaro. Questi oggetti non hanno valore per la loro effettiva utilità, ma assumono ruoli predominanti che possono arrivare persino a controllare le nostre vite ed a influenzarle, sia nel bene che nel male. Non sono parte di noi, ma si sostituiscono a noi con una frequenza sempre maggiore e perciò pericolosa. Tutto ciò va a danno delle nostre qualità intrinseche di esseri umani. Questi oggetti stanno letteralmente invadendo la nostra umanità, dapprima con una piacevole malia, poi sempre più con l’inganno.
Demonizzare certi oggetti, oggi significa condannare il loro uso a scopi di creare disvalore, anzichè valore. Non significa affatto condannare la loro utilità e praticità, perchè sarebbe inoltre troppo comodo e illusorio dare certe responsabilità a degli oggetti inanimati.
Ciò cui dobbiamo puntare resta sempre e comunque lo spirito umano, attraverso la cui riforma e apertura totale potremo davvero vivere in una società pacifica e felice.

Curiosità:

Visita il sito della Sfida delle 100 cose

Intervista a Luca Mercalli su Messaggero di Sant’Antonio

Estratto:

“C’è un capitolo del libro che si intitola «Razionalità e spiritualità, ci vogliono entrambe». Che cosa intende affermare?
L’uomo cerca di fare scelte razionali: certe cose, infatti, si compiono per mera convenienza economica; ma il genere umano è formato anche di spiritualità: a volte qualcosa lo si fa a priori, perché si sente il dovere di farlo. Ecco l’esempio classico: i pannelli solari, oggi, si dice comunemente, costano. Così, prima di acquistarli, si fanno calcoli sino all’ultima virgola di euro; ma, se dobbiamo cambiare l’auto o la televisione, non ci comportiamo nella stessa maniera, magari facciamo le rate e ci indebitiamo, anche se il modello precedente funzionava ancora. Se io, nella mia scelta, metto non solo la razionalità dei costi ma anche il piacere e il convincimento di aver compiuto una cosa giusta e di sentirmi parte di una scelta nobile e coerente, non sento il bisogno di avere la televisione con lo schermo più grande; al contrario, il mio pannello solare, che già mi conviene perché i calcoli dimostrano che sul lungo periodo mi fa risparmiare, quando faccio la doccia mi rende più contento. Quell’acqua calda che mi arriva dal sole mi soddisfa, mi offre un piacere spirituale che non ha prezzo.”

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Mi interesso da qualche anno delle tematiche della decrescita e della sostenibilità ambientale, economica e sociale. Sono arrivato alla decrescita dopo il mio percorso di studi di ingegneria nel settore della produzione di energia. Durante gli anni universitari sono stato membro attivo dell’associazione studentesca europea AEGEE ed ex presidente della sede locale di Firenze (AEGEE-Firenze). Ho lavorato a un progetto sull’energia geotermica a Budapest, dove sono vissuto per alcuni mesi nel 2009 e nel 2010 e ho scritto la tesi di laurea specialistica. Ho studiato anche la lingua ungherese. Nell’autunno del 2010 ho scritto il saggio Decrescita Felice e Rivoluzione Umana e aperto l’omonimo blog dove cerco di diffondere le mie idee attorno alla decrescita felice e alla filosofia buddista. Nel 2012 ho contribuito alla rinascita del Circolo Territoriale del Movimento della Decrescita Felice di Firenze (MDF-Firenze), di cui sono parte attiva. Ho lavorato nel settore delle energie rinnovabili, in particolare fotovoltaico ed eolico. Mi diletto nello scrivere poesie “decrescenti” e nello spostarmi quasi sempre in bicicletta. Credo nella sobrietà, nella semplicità e nelle relazioni umane disinteressate come mezzo per migliorare la qualità della vita e cerco ogni giorno di attuarle. Ho scritto due libri sulla decrescita liberamente scaricabili da questo sito: "Decrescita Felice e Rivoluzione Umana" e "Ritorno all'Origine"

2 Commenti

  1. salve luca, so di sfondare una porta aperta, ma ti dico comunque il mio parere.
    gi oggetti sarebbero tutti buoni perchè tutti hanno una prorpia utilità. diventano demoni nel momento in cui consideriamo che per farli sono state consumate piu risorse di quelle che il loro uso può far risparmiare. magari sono stati costruiti anche in modo da rompersi in fretta e da non essere riparabili, riutilizzazbili o riciclabili. ma la cosa peggiore è che lo scopo vero per cui questi oggetti sono stati prodotti è di drenare il nostro salario rendendoci sempre piu schiavi del lavoro salariato.. rubandoci il tempo l’unica risorsa veramente non rinnovabile per l’uomo. non avendo piu tempo per noi stessi ci sentiamo infelici e la pubbliità ci fa sentire anche inadeguati portandoci a comprare divenedo sempre piu vittime del lavoro salariato.

    ma se usassimo gli oggetti con piu raziocinio, se fossero costruiti in modo da essere i migliori e indistruttibili, se fossero autocostruiti, se imparassimo a condividere gli oggetti di cui non abbiamo immediata necessità un “roba-sharing”…

    se questo succedesse non dovremmo piu consumare tutto il nostro tempo per lavorare per un salario da spendere per sentirci meglio riempiendo il vuoto che sentiamo dentro. potremmo dedicarci a migliorare la nostra società e migliorare noi stessi.

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