Onanismi tecnologici

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   imTutti possiamo ben vedere che sul mercato appaiano di continuo nuove versioni migliorate e potenziate di questi o quei prodotti, che promettono sfracelli rispetto alle loro vecchie versioni, le quali sono ovviamente ancora perfettamente funzionanti, ma suvvia non vorrete mica restare al palo e fare la figura dei poveracci che non possono permettersi l’ultimo modello?

   Per quanto riguarda poi il settore della tecnologia e dell’informatica la situazione è davvero esasperata: ogni mese escono nuovi modelli di televisori, cellulari, smartphone, fotocamere, notebook e via dicendo, che parrebbero essere oggetti irrinunciabili tanto da rendere più che obsoleti i loro predecessori, magari usciti sul mercato solo pochi mesi prima.

   Sembra quasi che le ditte produttrici abbiano a busta paga piccoli eserciti di tecnici che tutto il giorno non fanno altro che spremersi le meningi per ideare nuovi modelli: la fotocamera che integra la radio, la stessa senza radio, il televisore al plasma di dimensioni cinematografiche e contemporaneamente la  minuscola TV sul cellulare, e così via per infiniti cataloghi di prodotti che alla fin fine sono tutti uguali.

    Sì, tutti uguali, perché chiunque se ne intenda un po’ di informatica ed elettronica sa benissimo che non c’è nulla di straordinario nel far comunicare fra di loro un ricevitore GPS con una fotocamera, o nell’aumentare a dismisura la capacità dell’ hard-disk di un computer o di un qualsiasi altro apparecchio elettronico.

    La verità è che – tranne poche luminose eccezioni – ogni prodotto uscito negli ultimi anni è solamente un assemblaggio in maniera più o meno originale di tecnologie già esistenti, probabilmente con l’aggiunta di alcuni piccoli miglioramenti estetici o funzionali. E’ invece rarissimo inventare qualcosa di veramente nuovo, qualcosa per cui valga la pena fare carte false pur di appropriarsene.

   Il più delle volte si tratta solo di piccole migliorie che vengono spacciate per imperdibili novità, centellinando piccoli miglioramenti da offrire sul mercato a getto continuo: non sempre, ma molto più spesso di quanto possiate solo immaginare. Si tratta il più delle volte di pure e semplici trovate di marketing, ideate da pubblicitari che son pagati per cercare con tutti i mezzi di risvegliare un mercato che altrimenti potrebbe “addormentarsi” e far calare i fatturati di società sempre più affamate di denaro fresco.

   Nulla di male per carità, ma di tanto in tanto sarebbe bene ricordarcelo, per evitare di buttar via o “rottamare” il vecchio cellulare (che ancora funziona benissimo) solamente perché ne è uscito un modello con lo schermo più grande e che fa le foto ad una risoluzione maggiore. E fregatevene se il vostro amico ha il modello nuovo. Come disse qualcuno “la differenza fra un ragazzino ed un adulto sta nel costo dei suoi giocattoli”.

   Tutte queste piccole migliorie fini solo a se stesse, possono essere definite come “onanismi tecnologici”, poiché hanno solo il fine di portare al bene e al godimento immediato di coloro che le hanno ideate e messe sul mercato, senza guardare al lungo termine. Il frigorifero con bluetooth e micro computer integrato può far figo, ma non vale certo la pena svenarsi per averne uno.

   Intanto la ricerca teorica, bistrattata dalle aziende perché non frutta denaro, è nelle mani di enti pubblici al collasso finanziario mentre i progetti realizzabili pare non abbiano più teorie su cui basarsi. La tecnologia non si riferisce solo all’informatica e all’elettronica, anche se questi sono i settori a più alto concentrato tecnologico. Un nuovo tipo di isolante sintetico antimuffa che è stato studiato per migliorare l’isolamento delle pareti è tecnologia; la scoperta del petrolio come carburante è tecnologia (il petrolio si conosceva da prima, ma lo usavamo solo per accendere piccole lampade…), un nuovo tipo di concime sintetico che non inquina le falde acquifere è tecnologia. Altro che proporci di comprare nuovi castelli in aria versione 2.0!

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Nato nel 1969 a Pesaro, nel 1988 mi sono diplomato come Perito Turistico e nel ’93 ho completato un corso di Operatore di Marketing per PMI. Dopo quarant’anni vissuti sulla riviera romagnola, mi sono sposato e trasferito nelle Marche. Entrato molto presto nel mondo del lavoro (più per necessità che per scelta), ho avuto modo di notare con dispiacere che alla medesima domanda, ovvero: “Cosa serve per vivere?” una volta avremmo risposto “Un tetto, cibo ,acqua e la salute”, mentre ora semplicemente “Servono i soldi”. Questa triste constatazione mi ha fatto capire di essere sostenitore della decrescita già molto tempo prima di aver conosciuto il termine.

5 Commenti

  1. Bell’articolo.. concordo in pieno. Penso che una subdola strategia della quale si avvalgano sia quella della “posizione sociale”, nel senso che l’oggetto tecnologico sta diventando davvero (perlomeno per quanto ho notato dalle mie parti) una questione di “rispettabilità”…forse nulla più nulla meno delle classiche mode del vestiario. Una cosa che mi aveva colpito in un recente viaggio in Thailandia è come anche nelle baraccopoli gente poverissima vantasse però tecnologie da urlo…ma anche senza andare troppo lontano quante persone sentiamo lamentarsi per la crisi e poi tirare fuori un telefonino da 700€ nuovo di zecca? Se si arriva ad indebitarsi per queste cose (e per indebitarsi intendo anche l’acquisto rateale) un problema culturale alla base ci deve essere….

      • Vero Mirko ciò che scrivi.

        Il mio cellulare è costato 29 euro quando l’ho comprato. Era una rimanenza credo, non ne esisteva un altro che costasse meno.
        Ma ha tutto ciò che mi serve e nemmeno uso tutte le funzioni che possiede.

        Non mi sento meno vip per questo ma non ho una immagine da crearmi o da difendere.
        Non ho paura di essere ciò che sono, di pensare come penso, di compare ciò che mi serve e non ciò che ingigantisce l’idea di me.

        Mi pare semplice vivere così . In realtà bisogna avere spalle forti , essere capaci di non badare a ciò che intorno a te il mondo pensa, desidera, considera top.

        Molto sta in come si educano le persone: bisogna puntare sulla formazione di un carattere forte, su una buona autostima, sullo sviluppo della capacità critica, sulla apertura mentale che curiosamente cerca risposte sempre nuove e non si limita a subire il pensiero corrente.

        Andiamo avanti con fiducia su questa strada: dove non arriva la consapevolezza arriva la necessità a modificare comportamenti e modi di pensare e poi da cosa nasce cosa.
        Ogni mutamento ne provoca altri e troveremo come società nuovi percorsi.

  2. Ciao Silvana,
    le motivazioni che adduci sono del tutto condivisibili, e mi fa piacere che tu riesca ad esprimerle in maniera diretta ed immediata. Fra quello che hai detto c’è però una cosa in più cui non avevo pensato, e cioè alla formazione di un carattere forte e dalla mente aperta. Il nocciolo della questione credo.

    Salutoni, Mirko

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